Libia: nel caos si arrestano i cristiani
Un cristiano libico è stato arrestato a Benghazi (Libia), da ufficiali della Amministrazione Generale per l’Investigazione Criminale. La notizia è stata rilanciata dal sito del periodico “Libya Herald”. A quanto pare il cristiano arrestato, di cui non si sa il nome, è accusato di “proselitismo attraverso social media e denigrazione dell’islam“. Secondo fonti locali, dunque, l’accusa sostiene che l’uomo, un ex-musulmano convertitosi già da alcuni anni al cristianesimo, avrebbe usato i social media per evangelizzare altri. Si riporta tra l’altro, che sarebbe stato in contatto con un altro convertito in Marocco, che lo avrebbe aiutato in questa opera evangelistica.
La cosiddetta Costituzione provvisoria libica del 2011 dichiara che l’islam è la religione della Libia e che la fonte principale della legislazione è la legge islamica (sharia). Questa carta provvisoria non parla esplicitamente della conversione, tuttavia: “Abbandonare l’islam è totalmente inaccettabile per gran parte dei libici“, afferma apertamente il “Libya Herald”. Tra l’altro, nei mesi passati svariati cristiani non-libici sono stati arrestati da differenti milizie (il paese è diviso e l’amministrazione non è nelle mani di un’unica fonte di potere). Nessuno di loro è stato liberato finora.
Gli investigatori dell’instabile governo libico (quello riconosciuto internazionalmente) avrebbero impegnato risorse per intercettare l’indirizzo IP del computer del cristiano arrestato: evidentemente il Vangelo è considerato pericoloso quanto l’ISIS o la guerra civile interna in questo paese fortemente islamico. Preghiamo per i fratelli in carcere.
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