FARE STORIA. Ernesto Di Biagio-di Sonnino
FARE STORIA.
Ernesto Di Biagio. Nacque a Sonnino il 31 maggio 1888, da genitori di religione cattolica ed agricoltori; fin da giovane era molto religioso. Nel 1906, per necessità economiche, emigrò per la prima volta in America, dove rimase fino al 1908. Tornato in Italia, adempì gli obblighi del servizio di leva e poi fu richiamato per la guerra in Libia.Ritornò sano e salvo, ed al suo rientro a Sonnino, con un altro paesano, furono acclamati come eroi dalle autorità civili, militari e da tutta la popolazione.
Fu proprio in questo periodo che manifestò il desiderio di leggere il Vangelo; per due volte mandò a chiederne una copia al parroco di S. Giovanni, ma gli fu negata con la motivazione che, non avendo fatto gli stessi studi del sacerdote, non avrebbe capito.
Nell’aprile del 1913 si sposò con Lucia Lattanzi, dalla quale dopo un anno ebbe la prima figlia. Il 24 maggio 1915 fu richiamato alle armi per la seconda volta per partecipare alla prima guerra mondiale, fino al 1918. Al ritorno cominciò a lavorare come commerciante, con un desiderio sempre più forte d’appagare il suo bisogno spirituale. Nel 1920 emigrò per la seconda volta in America ed andò a casa di una sua cugina che viveva in Syracuse (New York) con il marito e quattro figli. La mattina dopo il suo arrivo sul tavolo della cucina trovò un Nuovo Testamento. Cominciò a conoscere i membri della locale Chiesa evangelica pentecostale ed il pastore, Giuseppe Beretta. In molti iniziarono a guardare di malocchio Ernesto Di Biagio per le persone che frequentava, e spesso cercavano di dissuaderlo. Poco dopo, all’età di trentatré anni Di Biagio decise di accettare la fede evangelica; rimase in quella città per cinque anni, lavorando e continuando a frequentare la comunità.
Nel 1925 un pastore, Michele Palma, gli chiese di trasferirsi in Pennsylvania, per curare alcune chiese composte da italiani a Pittston, Screnton e Uilches Barre ed altre città vicine. Stava cercando di richiamare la famiglia in America, quando un altro pastore gli suggerì di tornare in Italia. Di Biagio non era intenzionato a tornare nel suo paese, perché immaginava la persecuzione che avrebbe ricevuto, ma dopo un periodo di riflessione, nel 1927 vi ritornò. Al suo ritorno, tutti sapevano della sua conversione alla fede evangelica, perché i sonninesi di Syracuse avevano scritto ai loro familiari di quello che Di Biagio aveva fatto. Il clero locale aizzò familiari, parenti e popolo contro di lui, dipingendolo come un rinnegato, che avrebbe rovinato tutto il paese; le persone cominciarono ad evitarlo, non lo salutavano, gli stessi genitori lo diseredarono della sua parte di eredità. Per ben due volte il clero aizzò i paesani per costringerlo ad andare via dal paese, ma non ci riuscì.
Poi usò il ricatto economico, vietando alle persone di dargli lavoro; furono tempi di stenti e sacrifici, che lo costrinsero a vivere soltanto dei prodotti di un suo terreno. Intanto le persone cominciavano ad essere interessate alla testimonianza di Ernesto Di Biagio e ben presto la sua casa divenne meta continua di alcuni sonninesi. La casa divenne piccola, così andò a Roma, dove conosceva un funzionario del Ministero dell’Interno, Piacentini, che lo aiutò ad ottenere un permesso. Nel 1930, per la prima volta a Sonnino, in località S. Francesco, Montano dei monaci, fu aperto un locale di riunione per gli evangelici. Intanto dalle quindici alle venti persone frequentavano le riunioni. Nel frattempo fu chiamato da suo cognato Pizzini, a recarsi a Roma per curare un gruppo di circa cinquanta persone; quattro giorni li passava in paese per lavorare nella campagna e tre giorni li passava a Roma per la cura delle anime.
L’ostilità che trovò a Roma non fu diversa da quella di Sonnino e fu così che dopo vari avvertimenti della Questura di Roma, Di Biagio fu arrestato e messo in carcere a Regina Coeli, per 75 giorni. Scontata la condanna, per infrazione alle leggi di Pubblica Sicurezza, credeva di tornare subito libero, ma fu organizzata un’azione dimostrativa, soprattutto per scoraggiare altre persone ad accettare la fede evangelica. Dal carcere fu incatenato e trasportato a Sonnino, dove fu messo su un carro e portato prima in caserma, e poi al comune per essere consegnato al sindaco per la liberazione. Giovanni Naso originario di Riesi e di famiglia valdese, fu chiamato dai carabinieri per sottolineare il trattamento riservato ad Ernesto Di Biagio. Questi rispose: “… che avete trattato Di Biagio come un malfattore l’ho visto, però non ho visto il sacco con la refurtiva; lo avete incatenato solo perché ha predicato l’Evangelo!”
Il 1 gennaio 1948, a seguito dell’omicidio in piazza Garibaldi a Sonnino, Ernesto Di Biagio, pur non avendo preso parte alla riunione fu subito prelevato dalla sua abitazione, e solo il giorno successivo fu associato insieme agli altri al carcere di Priverno. Alcuni giorni dopo, i familiari li andarono a visitare nel carcere. In uno stanzone semibuio il pastore Ernesto Di Biagio con gli altri che gli erano seduti intorno, passavano il tempo a cantare, pregare e leggere la Bibbia. Dopo l’uscita dal carcere, il 18 gennaio Di Biagio continuò a curare la comunità che ebbe una forte espansione con 500 membri e continuò fino alla sua morte avvenuta nel 1966. Ernesto Di Biagio fu un uomo mite; visse intensamente la sua fede cristiana. Attento ai bisogni spirituali e materiali del suo prossimo si prodigò verso tutti i bisognosi.
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