Seduto o arrampicato?
“….SAUL stava allora all’estremità di Ghibea, SOTTO IL MELOGRANO di Migron, e la gente che aveva con sé ammontava a circa seicento uomini….GIONATAN SALÌ, ARRAMPICANDOSI con le mani e con i piedi, seguito dal suo scudiero. E i Filistei caddero davanti a Gionatan; e lo scudiero, dietro a lui, li finiva…..” (1° Samuele 14:2,13)
Dopo il secondo peccato, Saul è oramai un sorvegliato speciale; il Signore lo ha scartato e ha già preparato un’altro uomo con una caratteristica essenziale: “secondo il Suo Cuore!”
A questo punto Saul non ha più niente da offrire, ma grazie a Dio, anche se Saul fallisce, il Signore rimane fedele al Suo popolo, nel capitolo 14 infatti, troviamo la figura di Gionathan, figlio di Saul, un uomo semplice, pieno di coraggio, fede…UN UOMO PRATICO.
Gionathan agisce all’azione mediante la fede, mentre Saul reagisce.
Tale netto contrasto tra padre e figlio ci spinge ad esaminare la nostra fede e farci porre una domanda: “Combattiamo le battaglie del Signore come Gionathan? Oppure siamo contenti di vivere un vita cristiana sciatta e goffa come Saul?
Gionathan cerca le condizioni per la vittoria, inizia questa lotta con una sola spada e con un solo scudiero, mentre Saul sguazza nella passività perché confida nei numeri; aveva 600 uomini!
Che contrasto in queste due generazioni: Saul è seduto sotto il melograno, paralizzato dal suo “cristianesimo pantofolaio”, mentre Gionathan si sta arrampicando, scalando la fortezze nemiche!
Il “…forse il SIGNORE agirà in nostro favore..” del verso 6 non deve essere confuso in un tentennamento per un effetto pregiudizievole su Dio e non ha il tono di un freddo calcolo dei rischi, ma è il tono del rispetto relativo alla Volontà di Dio.
Il raid di Gionathan e del suo scudiero è un esplosione di fede, forza ed eroismo, ma al tempo stesso è un atto compiuto con l’aiuto insostituibile di Dio che crea panico e terremoto.
Saul non agisce subito, con decisione e spontaneamente per sfruttare la splendida possibilità, ma è preoccupato ed interpreta tutto ciò come insubordinazione: “«Fate l’appello e vedete chi se n’è andato da noi» (v. 16).
Secondo lui, non era possibile che in qualche cuore ci fosse la fede per sfidare l’avversario e vincere!
Cari, rivolgo a me a voi tutti un caro appello: “Chiediamo al Signore di scuoterci dal nostro torpore e da ogni paralisi spirituale!
Non riposiamo sugli allori! Nonostante i nostri limiti e le nostre poche forze, ma confidiamo nel Signore Iddio Onnipotente ARRAMPICANDOCI per raggiungere le alte vette di conquiste e vittorie spirituali!”
Chiediamo perdono al Signore per tutte quelle volte che a mala pena borbottiamo qualche preghiera e tra uno sbadiglio e l’altro, guardiamo l’orologio nella speranza che la straziante riunione di preghiera finisca al più presto!
Pace
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