Filippine: visita ai credenti a Marawi

Khalil (nome modificato per ragioni di sicurezza), un collaboratore di Porte Aperte, ha visitato recentemente la periferia della città di Marawi per avere aggiornamenti dai cristiani locali. Lui e un altro membro del nostro team sono stati anche nei centri profughi per incontrare i cristiani sfollati.

Marawi è la città dove il gruppo Maute (un gruppo fondamentalista islamico che ha giurato fedeltà all’ISIS) è assediato, da oltre un mese, dal governo filippino. Khalil, un nostro collaboratore che ha visitato recentemente i cristiani di questa città, ci ha detto: “Marawi è ancora sotto assedio; i militari non permettono ai civili di entrare nella città. Coloro che vogliono accedervi devono seguire procedure rigorose per ottenere un’autorizzazione da parte dell’Ufficio della difesa civile, delle forze armate e della polizia“.

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Abbiamo inviato degli aiuti ai cristiani locali. “I beni di soccorso che Porte Aperte ha fornito sono già stati consegnati ieri, ma saranno sufficienti solo per pochi giorni. Oltre alle merci, abbiamo anche fornito un aiuto finanziario attraverso un pastore che segue gli ex-musulmani, per permettere loro di acquistare kamote (patate dolci) o qualsiasi altro alimento possano procurarsi“, spiega Khalil.

Inoltre, ci spiega che le provviste che abbiamo donato non serviranno esclusivamente ai credenti. “Certamente i cristiani condivideranno i beni ricevuti con i parenti musulmani, dato che questa è la cultura del loro popolo, Maranao. Inoltre questa azione non li farà perseguitare e offrirà loro l’opportunità di condividere il Vangelo con gli altri“.

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Come sempre, però, la condivisione del Vangelo è pericolosa e va fatta con grande saggezza, soprattutto nel contesto islamico. Alcuni giorni fa, alcune Bibbie tradotte in lingua Maranao sono state trovate in alcuni centri profughi, all’interno dei sacchetti degli aiuti umanitari e hanno causato forti contrasti con la comunità islamica. Circa 300 Bibbie sono state distribuite ad altrettante famiglie da un’altra ONG cristiana che opera in quella zona. Erano state messe nei sacchetti contenenti gli articoli per l’igiene personale (shampoo, saponi e dentifrici). Sulla copertina c’era scritto “Su Sindaw” cioè “La Luce”. I musulmani locali hanno considerato l’iniziativa un’offesa alla loro sensibilità e alcuni hanno dichiarato di voler bruciare le Bibbie.

Nonostante la situazione molto tesa, Khalil ha anche visitato i credenti nei campi profughi. Secondo lui, accedere in quei centri è difficile come entrare in Marawi e la situazione che ha riscontrato è forse ancora più grave. Alcuni cristiani ci hanno detto di non ricevere regolarmente gli aiuti umanitari da parte del governo musulmano della Regione autonoma del Mindanao (ARMM), altri, che lavorano occasionalmente per gli ospedali locali, non riceveranno più stipendio da agosto perché i soldi stanziati per la crisi sono terminati e altri ancora si lamentano delle condizioni igienico-sanitarie che causano l’insorgere o il diffondersi di numerose malattie.

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