SULL’ORLO DELLA FOSSA (Luca 15: 6,7)

 

3 maggio 1974. il corpo di un uomo anziano è portato al cimitero del paese. La vedova lo segue a fatica. Il defunto aveva chiesto che non ci fosse alcun servizio religioso. Si cala dunque il feretro nella tomba; c’è un penoso silenzio attorno. Sembra impossibile dover lasciare quel luogo senza una parola di consolazione o di addio, senza una preghiera. Il silenzio diventa opprimente. Infine i familiari del defunto danno un ultimo sguardo alla fossa e si apprestano ad uscire per ricevere le condoglianze. Ma gli astanti non si muovono.

Allora un amico di famiglia chiede alla vedova se può dire qualcosa. Apre la Bibbia e legge: «Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo Unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in Lui… abbia vita eterna» (Giovanni 3:16).

Aggiunge qualche parola e prega. Tutti si sentono sollevati, e la cerimonia si conclude.

Qualche minuto dopo, chi aveva pronunciato quelle parole ripassa al cimitero. Il becchino stava finendo il suo lavoro e gli chiede: «Mi scusi, signore, lei è un prete o un pastore?».

«Né uno né l’altro, sono semplicemente un credente riscattato dal sangue di Gesù Cristo morto sulla croce».

Vedendo gli occhi del becchino lucidi per le lacrime, il credente riprende: «Non pianga. Cristo è morto anche per lei».

«Lo so da adesso», risponde il becchino.

Sull’orlo di una fossa, un uomo è «nato di nuovo».

Che argomento di gioia!

La Bibbia ci dice che ci sarà ancora «più gioia nel cielo per un solo peccatore che si ravvede».

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