“Venite perché è tutto pronto”
Un uomo preparò una grande cena e invitò molti. Poi all’ora della cena mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite perché è tutto pronto”. Allora tutti cominciarono a
scusarsi. Il primo disse: “Ho comprato un campo e devo andarlo a vedere, ti prego di scusarmi”, Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli. Ti
prego di scusarmi”. Un altro ancora: “Ho preso moglie, perciò non posso venire”. Il servo tornò e riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa si arrabbiò e
disse al suo servo: “Va’ presto per le piazze e per le vie della città e porta qui poveri, storpi, ciechi, zoppi”. Poi il servo disse: “Signore, si è fatto come hai comandato e
c’è ancora posto.” Il signore disse: “Va’ fuori per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena. Perché vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena.
E’ un’altra delle parabole del nostro Signore Gesù che dipinge un quadro di vita ed esplora l’animo umano con disincantato realismo.
Se il regno di Dio è paragonato ad un invito a cena, anzi ad un ricco banchetto, il rifiuto supponente degli invitati colpisce. Tale rifiuto trasuda disprezzo per il padrone
di casa. Per la futilità delle scuse accampate, per il fatto di non essersi preoccupati di avvertire e per l’ostentazione di ricchezza (il nuovo campo acquistato e i ben 5 paia di
buoi).
Gesù avvertì questo disprezzo intorno a sé proprio dai capi religiosi che incontrava ogni giorno. C’era fra i notabili chi rifiutava di sedere a tavola con lui snobbandolo come un oscuro rabbino di provincia, come uno straccione amico di ubriaconi e prostitute, c’era chi gli parlava soltanto per metterlo in difficoltà con domande trabocchetto ma non ascoltava le sue risposte e c’era perfino chi lo criticava per la sua provenienza geografica, oggi diremmo etnica. Ma erano tutte scuse. La verità era che il messaggio di Gesù metteva radicalmente in crisi, sfidava stili di vita, svelava le ipocrisie. Meglio screditare la sua autorità e liberarsi di lui che vivere il disagio di un ascolto scomodo.
Oggi il meccanismo è simile.Si va in chiesa ogni tanto quando bisogna farsi vedere ma la Bibbia rimane chiusa e impolverata sugli scaffali e la vita concreta da quella parola
non viene neppure sfiorata.
La parabola nel suo epilogo illustra quello che accadde. Ma anche oggi Gesù prende con sé poveri, mendicanti, fuori di testa, detenuti e tossicodipendenti che non hanno
ricchezze da esibire e accolgono con gratitudine l’invito quando qualcuno glielo rivolge. Gli altri tanto hanno di meglio da fare che rischiare di sedere accanto a
compagnie imbarazzanti.
Il nostro ricco occidente espone spesso cattedrali belle ma vuote e tristi. Per trovare la gioia della fede e la passione per l’Evangelo bisogna andare in Africa o in America
Latina oppure qui, nelle chiese degli immigrati. Piccoli locali umidi e periferici magari, ma quanto calore!
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