‘Toccare’

Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genesaret. Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse. E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.
Certamente avrai visto ai concerti quanti giovani cercano di toccare i loro cantanti preferiti, o attori, o sportivi…ora immagina la folla che voleva toccare Gesù. In Luca leggiamo:” Le folle portavano a Gesù i loro malati perché “da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6,19).
Erano, davvero, molti quelli che speravano di poter toccare almeno l’orlo della sua veste per essere liberati da malattie e infermità. “Quanti lo toccavano infatti guarivano”. ‘Toccare’: per ben trenta volte nei vangeli sinottici è utilizzato questo verbo nei racconti di guarigione. Ed è un gesto quasi all’insegna della reciprocità: se spesso infatti è Gesù che tocca i malati, talvolta sono loro che gli si gettano addosso per toccarlo, quasi a volerne carpire la guarigione. E’ vero che tutti vengono sanati, ma la Parola ci aveva avvertiti anche della sciagurata eventualità che il nostro toccare Gesù non ci salvi veramente perché è solo un gesto esteriore. L’evangelista Marco infatti annota che una folla ” si stringeva attorno” a Gesù, ma soltanto la donna dal flusso di sangue, per l’audacia della sua fede, ottiene di essere guarita. Per dono, anche a noi è dato di TOCCARE Gesù e di essere toccati da Lui: nella Sua Parola, nel Suo silenzio, nella bellezza del cosmo e nella gratuità dell’amore, offerto e ricevuto. Quando allora questo gesto si svuota? Quando ad esso non corrisponde la luminosità di una fede solare. Abbiamo tanto bisogno di Gesù e del suo tocco non solo per essere guariti, ma soprattutto per essere salvati da una condanna eterna.
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