Marco 8:22-26
22 Giunsero a Betsaida; fu condotto a Gesù un cieco, e lo pregarono che lo toccasse. 23 Egli, preso il cieco per la mano, lo condusse fuori dal villaggio; gli sputò sugli occhi, pose le mani su di lui, e gli domandò: «Vedi qualche cosa?» 24 Egli aprì gli occhi e disse: «Scorgo gli uomini, perché li vedo come alberi che camminano». 25 Poi Gesù gli mise di nuovo le mani sugli occhi; ed egli guardò e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente. 26 Gesù lo rimandò a casa sua e gli disse: «Non entrare neppure nel villaggio».
Negli Evangeli si parla spesso di guarigione di ciechi, sordi, muti ecc. come sta scritto in Isaia, che ci presenta il Cristo e la sua opera 700 anni prima della sua venuta. Con poche ma decise pennellate Marco ci mostra una guarigione importante.
ma cosa possiamo apprendere da questa guarigione?
Prima cosa: condussero a Gesù il cieco, dunque qualcuno ci deve condurre a Gesù. Infatti, chi è credente porta sempre qualcuno al Signore attraverso la sua testimonianza, molti purtroppo fanno allontanare da Gesù con la loro cattiva condotta, maldicenza e quant’altro.
Secondo: Gesù ci conduce in intimità con Lui; non sempre in mezza alla folla possiamo realizzare la presenza del Signore, dobbiamo appartarci con Lui.
Terzo: Usò la sua saliva, la quale è come un prolungamento della bocca, quella saliva guariva, come la Parola di Dio ci guarisce.
Quarto: Gesù tocca il cieco, attraverso la sua mano gli fa realizzare la sua presenza e la sua cura.
Cinque: Gesù chiede se vede qualcosa…il cieco vede qualcosa ma ancora non in maniera reale. A volte anche noi subito non percepiamo la realtà della fede in Cristo.
Sei: L’uomo descrive la sua visione, vede uomini come alberi, dunque l’ uomo prima ci vedeva, ecco a volte si può perdere la vista spirituale, e piano, piano Gesù desidera che la riacquistiamo.
Sette: Avviene la guarigione completa. Ecco, Gesù completa l’opera in Noi.
Otto: Terminato il miracolo l’uomo non doveva entrare nel villaggio, per non tornare più alla vecchia vita.
RIASSUMENDO: Vedere la realtà secondo la maturità di fede richiede un passaggio da uno stato di passività ad uno di dialogo personale con il Signore in cui confessiamo i nostri limiti. Questo permette allo Spirito di Dio di operare ed elevare la nostra “vista” fino a renderla nitida, in perfetta sintonia con la realtà di Dio.
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