Poiché se qualcuno si stima essere qualcosa pur non essendo nulla, egli inganna se stesso”. (Gal. 6:3)

In un giorno d’estate un picchio era intento a forare la corteccia di un’ albero, quando il cielo si fece improvvisamente nero per l’avanzare di un temporale. Tuonava, ma il picchio continuava imperterrito il suo lavoro. Un fulmine colpì l’albero e lo ridusse in cento pezzi. L’orgoglioso uccello, rimasto in vita, volò dai suoi amici pennuti e gridò: “Salve amici, venite a vedere cosa sono stato capace di fare, come ho ridotto quell’albero”!. Questo picchio superbo mi fa pensare a quei tali che si gloriano più del dovuto.
Generalmente queste persone sono così occupati a vantarsi della loro grandezza e delle loro prestazioni, mettendo in evidenza loro stessi che non possono riconoscere la vera fonte della loro capacità. Essi sono schiavi di un inganno.
“Poiché se qualcuno si stima essere qualcosa pur non essendo nulla, egli inganna se stesso”. (Gal. 6:3)
E un altro osservò: “Bene, sono felice di saperlo, perché ciò libera il Creatore da un’enorme responsabilità!”
Niente e più sgradevole di una persona superba che egoisticamente si attribuisce il proprio riconoscimento e lo esige dagli altri .
A qualunque condizione sociale apparteniamo, tutto ciò che abbiamo ci viene da Dio, ed è per la Sua gloria. Prima di ingannare noi stessi e di offendere gli altri, prendiamo sul serio, l’ammonimento della Bibbia. Ricordiamoci dove portò l’orgoglio a Nabukodonosor, che si credeva insuperabile e l’unico re al mondo, ma che per sette anni mangiò erba e visse come una bestia feroce, perché Dio lo punì.
Abbiate un concetto sobrio di voi stessi…è sempre un ottimo suggerimento da seguire; se hai delle qualità saranno gli altri a dirlo, non te stesso.

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