Serie “I concerti cristiani” (1)

 

Ormai anche negli ambienti pentecostali italiani si sente facilmente parlare di “musica cristiana” o “film cristiani”. Sembrerebbe quasi che si possa cristianizzare qualsiasi cosa, semplicemente facendo seguire l’aggettivo “cristiano” ad ogni attività. Ma è proprio così? Nel mondo evangelico i concerti cristiani sono diventati normali intrattenimenti per le giovani generazioni, ma cosa dice la Bibbia a riguardo?

Questo argomento sembra ormai “uno scoglio superato”. Se il concetto di musica cristiana è divenuto ormai “normalità” in tutto il mondo evangelico, la normale conseguenza è che si accettino anche i concerti cristiani. Ma questi argomenti suscitano ancora riflessioni per una generazione evangelica che ha memoria di un insegnamento diverso fino a ieri. Accettare forme d’arte secolari come strumenti di evangelizzazione o di intrattenimento cristiano ha impatto su numerosi temi spirituali e quindi biblici. Come deve essere interpretato un concerto cristiano alla luce della Parola di Dio? Un incontro tra credenti per momenti di intrattenimento musicale? L’esibizione di artisti che producono musica a tema cristiano? Un incontro evangelistico? Una moderna forma di culto giovanile? Queste sono alcune delle domande cui bisognerebbe dare risposta tenendo in considerazione cosa la Bibbia  esponga a riguardo. Ma ancora bisognerebbe capire se vi sono esempi biblici dove il Vangelo viene esposto ai perduti in queste modalità. Vi sono nella Bibbia suggerimenti su come modellare gli incontri ecclesiastici cristiani? La Chiesa dovrebbe seguire le mode del momento storico che attraversa nell’attesa del Suo ritorno per meglio proclamare il Vangelo?
Come per molti altri argomenti, per rispondere a queste domande la soluzione migliore ci sembra quella di comprendere la volontà di Dio attraverso l’approfondimento biblico.

La musica nel Nuovo Testamento.
Come ormai ripetuto più volte tra le pagine di questo blog, i cristiani evangelici di fede pentecostale, si ispirano alla chiesa presentata nel Nuovo Testamento come il modello ecclesiastico di riferimento da adottarsi fino al ritorno di Cristo. Rimanendo fedeli a quanto riportato quindi tra le pagine neotestamentarie, tra i pentecostali si è sempre tenuto in alta considerazione il tema musicale seppur tenendo bene a mente il ruolo che questo ha avuto nell’ambito protestante in generale quale “ancella della Parola”.

I Vangeli mostrano Gesù che, seppur non avesse ancora creato la Chiesa perché non era ancora morto e risorto, con i Suoi cantò degli inni (Matteo 26:30; Marco 14:26). Più avanti, nel libro degli Atti si narra di Paolo e Sila che pregando nel carcere di Filippi,“cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano” (Atti 16:25). Due citazioni sul canto mostrano l’uso del canto fatto dal Signore Gesù e gli apostoli. Il canto faceva parte dei loro momenti di preghiera, privata o comunitaria.  Nel primo caso Gesù era con i Suoi dedicando del tempo alla preghiera prima di esser tradito e ucciso. Nel secondo caso si trovano gli apostoli che nonostante in catene e condannati, pregavano e cantavano a Dio. In quest’ultimo caso vi è il resto dei carcerati che li ascolta, ma il testo biblico si esprime in modo chiaro nell’affermare che i due servi del Signore rivolgevano i loro inni a Dio e i carcerati li ascoltavano molto attentamente (significato letterale del testo greco). Non si trattava quindi di un esibizione canora e i carcerati erano comprensibilmente attenti in quanto si trovavano in un luogo dove generalmente si era abituati ad ascoltare lamentele, urla e imprecazioni di ogni genere, non canti di lode verso Dio!

Più avanti, sarà Paolo nei suoi scritti ispirati da Dio che chiederà esplicitamente ai credenti di Efeso di vivere ricolmi di Spirito Santo. Nel farlo li inviterà ad usare i testi dei salmi nelle loro conversazioni e di cantarli con il cuore rivolto al Signore (Efesini 5:18-19). La stessa esortazione verrà rivolta alla chiesa di Colosse dove l’apostolo chiederà loro di esprimersi con un canto di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, usando salmi, inni e cantici spirituali (Colossesi 3:16). Sempre l’apostolo Paolo ai credenti di Corinto citerà il contenuto dei salmi come strumento di edificazione reciproca da usarsi nell’assemblea (1 Corinzi 14:26). Infine anche Giacomo scrive riguardo il canto, descrivendolo come “cosa buona da farsi nelle assemblee il cantare sotto la spinta di un animo lieto” (Giacomo 5:13).

Queste poche ma sufficienti citazioni evidenziano come nel Nuovo Testamento il canto era considerato un’espressione di lode accettata da Dio e quindi da usarsi nella Chiesa di Cristo. Questa affermazione è coerente a quanto avveniva già nel periodo dell’Antico Testamento, ma evidenzia diversi concetti fondamentali. Non si trattava in alcun modo di un momento di intrattenimento per i credenti, nè di un esibizione artistica di qualche genere. Né di un metodo per accattivare l’interesse dei perduti verso la Chiesa del Signore per predicargli poi il Vangelo.

da teologiapentecostale

 

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