Serie “I concerti cristiani” (6): una forma di culto?
Alcuni di coloro che si pongono a favore del concerto cristiano, sostengono che in fondo si tratti soltanto di una diversa modulazione del culto cristiano. Per costoro i concerti cristiani sarebbero semplici incontri di culto (vedi espressioni quali culto o concerto di lode, serata di adorazione o worship night, etc.). Un concerto cristiano altro non sarebbe che un sinonimo di “incontro cristiano” dove però si lascia maggiore spazio alla componente musicale o cantata per dare maggiore spazio alla lode e alla preghiera. Sulla stessa scia vi sono coloro che la definiscono semplicemente di una forma giovanile di culto al Signore. Un incontro spirituale a misura di giovane, rispondente alle esigenze dei giovani di oggi. Esagerando, alcuni sostengono si tratti di uno svecchiamento della forma liturgica pentecostale ormai fuori dal tempo. Sono queste considerazioni biblicamente accettabili?
A sostegno di tutte queste idee si cita il dato di fatto che il Nuovo Testamento non presenti una liturgia ben precisa di come un’assemblea cristiana debba esser organizzata. Questa evidenza biblica, dimostrerebbe che per i credenti della chiesa di ogni tempo il Signore abbia concesso una discreta libertà nell’organizzare gli incontri a Lui dedicati. Seppur questo principio sia sempre stato accettato da i pentecostali di ogni parte del mondo, è proprio vero che l’assenza di elementi precisi da considerare per un incontro di culto della Chiesa significa avere completa libertà su come rendere culto a Dio?
Di certo, un incontro organizzato in una casa privata, come avveniva nel Nuovo Testamento, non può esser gestito come un incontro organizzato in un locale di culto aperto al pubblico, quindi più formale. Ed è anche vero che da sempre gli incontri giovanili siano stati organizzati per spingere i giovani alla partecipazione e incoraggiarli al servizio cristiano. Infine sembrerebbe che non tutti gli incontri della chiesa hanno la forma strutturata di un culto a Dio. Vi sono infatti serate di preghiera, serate di studio, serate per i giovani, scuole domenicali divise per età, incontri specifici per sole sorelle, seminari culturali, serate di proiezione cinematografica ed altri incontri ancora. Questo dato di fatto esperienziale darebbe l’alibi all’introduzione anche dei concerti cristiani in mezzo alle chiese proprio perché rispondono ad una particolare necessità della chiesa di oggi, proprio come sono state introdotte le attività su citate ed oggi considerate normalità. Purtroppo però il dato esperienziale non costituisce un elemento normativo per il credente. I credenti cristiani non si attivano per determinate attività spirituali sulla base delle necessità o sulla base dell’esperienza (vedi i nostri articoli Cambia la società… e la teologia dell’esperienza). In realtà l’errore che si fa citando le scuole domenicali o gli incontri per le donne che la chiesa organizza oggi è l’aver dimenticato di come questi incontri nacquero ed i principi con il quale furono organizzati. L’errore è osservare cosa si fa oggi senza la coscienza di come queste attività nacquero e su come furono gestite agli albori.
Storicamente, in ambito pentecostale, si rifiutò qualsiasi commistione tra l’attività spirituale e le modalità organizzative secolari in senso stretto. Come più volte ribadito anche tra le pagine di questo blog, i pentecostali furono particolarmente attenti a rimanere dentro i parametri biblici, convinti che fosse questa la chiave per onorare il Signore e rimanere “risvegliati”. Di conseguenza ogni loro incontro spirituale presentava tutti gli elementi riportati nella Parola di Dio: canto, preghiera e intercessione, lettura e insegnamenti tratti dalla Parola di Dio, testimonianze ed offerte. Sia che si trattasse di un incontro indirizzato ai giovani, sia che fosse indirizzato alla chiesa intera, sia che si trattasse di sessioni di insegnamento per bambini e ragazzi, sia che si trattasse di incontri di studio o di preghiera, tutti gli elementi citati nelle Scritture erano presenti in modo equilibrato. Una modulazione nell’ordine delle cose ovviamente c’era, ma tutti gli elementi erano presenti in virtù di quel “quando vi riunite…” (1 Corinzi 14:26). Ancora oggi molte chiese pentecostali seguono ancora questo insegnamento. Nella scuola domenicale si canta, si prega, si testimonia e si insegna la Parola di Dio e si fanno offerte. Ovviamente l’unica differenza rispetto un culto formale è che l’insegnamento viene adattato alla diversa età dei giovani presenti. Gli incontri per i giovani sono dei culti giovanili, cioè gestiti dai giovani ed anche in questi incontri vi sono tutti gli elementi richiesti dalla Parola di Dio. Ovvio che dove le varie comunità hanno modificato la struttura dei loro incontri, rendendo normali incontri di diverso genere eliminando questa o quella attività spirituale… risulta accettabile l’organizzazione di incontri solo cantanti come i concerti.
Riguardo le attività che l’uomo può compiere alla gloria di Dio, si deve citare quanto l’apostolo Paolo scrisse in 1 Corinzi 4:6: “Ora, fratelli, ho applicato queste cose a me stesso e ad Apollo a causa di voi, perché per nostro mezzo impariate a praticare il non oltre quel che è scritto e non vi gonfiate d’orgoglio esaltando l’uno a danno dell’altro”. Riguardo ciò che il credente può fare o organizzare coinvolgendo l’assemblea cristiana, lo Spirito Santo pone un limite: non praticare oltre ciò che fu scritto. Scrivendo questo verso Paolo non si riferiva a strumenti, indumenti, pergamene o altri oggetti di qualche utilità. L’apostolo si riferiva a quelle che sono le attività devozionali dei credenti. I cristiani sono chiamati a praticare quanto a Dio piace e non ciò che a loro piace o ciò che loro ritengono sia utile. E ciò che a Dio piace, è stato chiarito e trascritto all’interno di un preciso canone biblico che i cristiani evangelici pentecostali ritengono ispirato, la Bibbia.
Introdurre i concerti musicali nelle assemblee cristiane è soltanto l’ennesima forma di secolarizzazione, tra l’altro molto sfruttata nel corso della storia cristiana in generale. Si pensi però al confine molto forte che i cristiani hanno sempre posto tra ciò che si può considerare spiritualmente lecito e ciò che non lo è. I credenti pentecostali hanno rifiutato sempre ciò che va oltre lo scritto biblico, quindi anche le pratiche della caduta nello Spirito (slain in the spirit) , la santa risata (holy laughter), la danza come forma di adorazione (praise dance). Accettare nuove forme di culto che vanno oltre lo scritto biblico, significa anche lasciare una breccia a pratiche spirituali non bibliche. Accettare di introdurre “fuochi estranei” al culto da dedicare al Signore, significa non avere più una base dottrinale solida atta a rifiutare tutte le eresie che circondano il mondo evangelico da diversi anni. Se il credente accettasse di organizzare concerti, perché allora non organizzare anche serate di ballo di gruppo? Perché non organizzare scene teatrali che narrano di fatti biblici oppure recitare attualizzando ad oggi l’insegnamento biblico? Perché non organizzare convention, serate Karaoke o agapi con tanto di giuria per le gare di cucina?
Nell’antico testamento vi è un caso di celebrazione di culto in forma di danza e canti (Esodo 32:4). La Scrittura in questo passaggio mostra il popolo di Dio alzarsi per divertirsi, ballando e cantando sotto il vitello d’oro. Secondo uno studioso il popolo di Dio non si rivolse realmente all’idolatria ma in un certo senso volevano innalzare Dio. Offrirono infatti il sacrificio di pace ordinato da Dio (quindi lecito) e dopo “si alzarono” per divertirsi, aggiungendo quindi al culto stabilito da Dio degli elementi estranei (la danza). Questa modalità di culto emozionale fu copiata dal popolo di Dio dai culti pagani egiziani (Baal Peor) e la introdussero quasi inconsciamente nell’adorazione di Javhè. Ma Dio diede sempre istruzioni all’uomo su come Egli volesse essere “onorato”. L’uomo da sempre ha dovuto attenersi all’ubbidienza di ciò che Dio desiderava. Diversi sono i casi biblici dove l’andare oltre ciò che Dio comandava, si reputava peccato. Deuteronomio 12:32 afferma: “avrete cura di mettere in pratica tutte le cose che io vi comando, non vi aggiungerai nulla e nulla toglierai”. Ed oltre la citazione di 1 Corinzi 4:6, nel Nuovo Testamento si trova 2 Giovanni 9 che ripete: “chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina ha il Padre e il Figlio”. Uno dei significati del termine peccato è appunto “mancare il bersaglio” ed il bersaglio per il cristiano è centrare ciò che Dio gli chiede di fare. Fu proprio nel Nuovo Testamento che Gesù corresse letteralmente il tiro dei farisei dicendo: “mirate alla forma e non al significato di ciò che Dio ha ordinato” (Matteo 23:25,27). Nell’insegnare questo Gesù non andò mai oltre lo scritto biblico in possesso degli uomini del Suo tempo (vedi articolo “Il principio regolatore del culto e Gesù”). Lo stesso farà l’apostolo Paolo in tutti i Suoi insegnamenti ispirati dallo Spirito Santo. Coerentemente a questo modo di fare anche i pentecostali hanno adottato questo genere di presa di posizione.
da teologiapentecostale
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