Dio DA SEMPRE HA CERCATO DI COMUNICARE CON L’UOMO.
Nel giardino dell’Eden lo faceva apertamente con le sue creature, ed ancora oggi ci parla e lo fa in qualsiasi momento, luogo, attraverso le persone, mettendoti in mente un pensiero . Quel pensiero, però, è facilmente zittito da mille preoccupazioni e responsabilità; quindi Egli raccomanda: “Fermatevi, e riconoscete che io sono Dio”.
Nella calma, la voce di Dio è più chiara. “Con molte parabole…esponeva loro la parola, secondo quello che potevano intendere…ma in privato ai suoi discepoli spiegava ogni cosa” (Marco 4:33-34). Gail MacDonald, nel libro “High Call, High Privilege” (Una chiamata importante, un grande privilegio), scrive: “Gli antichi padri monastici vivevano il loro credo seguendo questa disciplina: silenzio, solitudine, pace interiore. Giudicavano di essere pronti a parlare solo dopo aver ascoltato a lungo…Oggi vige una strana logica, secondo cui le risorse spirituali e il rinnovamento sono da cercarsi nell’ascolto di sempre nuove voci, nella partecipazione a numerosi incontri, nello scambio di opinioni appena abbozzate. Cadiamo nella trappola di pensare che Dio sia soddisfatto se il nostro tempo è completamente saturo di informazioni, impegni, relazioni. Disimpegnarsi significa fare silenzio davanti al Signore…Un tempo di conversazione celestiale, durante il quale ascoltiamo più che parlare. Ed il silenzio richiede la solitudine”. Restando in calma attesa al cospetto di Dio, il nostro orecchio spirituale si allena ad udire la Sua voce.
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