L’ARCANGELO MICHELE, IN CONTESA CON IL DIAVOLO, DISPUTO’ INTORNO AL CORPO DI MOSE’ (Ep.Giuda 1:9)
— In una dimensione non terrena,
vi fu una CONTESA: cioè un contrasto, un sostenuto litigio, per avvalersi qualcosa e impedire che l’avversario l’ottenesse;
vi fu una DISPUTA: cioè un discutere violento, un dibattersi per un diritto. Il palio per tale lotta era il “corpo di Mosè”
Il diavolo stava reclamando dei diritti di rivalsa, e l’arcangelo Michele, con l’autorità e la potenza ricevuta da DIO, ne sosteneva la difesa. Ma perché il corpo?
Il corpo, dopo la causa del peccato, è quella parte, su cui grava l’esistenza dell’uomo. Il giudizio di DIO, fu infatti: “Polvere sei e polvere ritornerai” (Genesi 3:19).
Questo ci fa identificare un regresso dell’anima, che invece di elevarsi allo spirito, a causa del peccato, scende nella polvere, nella materia.
L’anima si trova tra il corpo e lo spirito, ed è il centro di ogni funzione, materiale e spirituale, che avviene nell’uomo.
L’apostolo Paolo nell’Epistola ai Galati al capitolo 5 nei vers. 16-24 , ci mostra gli effetti che si possono assorbire, distinguendo nei particolari, le opere della carne cioè della materia, ed i frutti dello Spirito. Insegnando che i desideri della carne sono contrari allo Spirito, e viceversa;
chi ama CRISTO, quindi, ha crocifisso la carne con le sue concupiscenze.
Fermo restando che lo Spirito è quello che viene da DIO, e che dopo la morte ritorna a DIO (Ecclesiaste 12:7). Il diavolo, quindi, ha il campo di azione sul corpo che è la carne.
L’anima, invece, è il campo neutrale dove l’uomo agisce con il proprio libero arbitrio, se scendere nelle opere della carne o salire nei frutti dello Spirito. Come il fulcro, fra le due stadere di una bilancia.
Mosè, servo di DIO, scelto per condurre e liberare un popolo fuori dalla schiavitù dell’Egitto e dall’oppressione di Faraone; fu l’uomo che DIO designò con il sigillo della consacrazione, per trasmettere al genere umano, le tavole della legge.
Esiste una forte connessione, tra Mosè e CRISTO. Quando Mosè nacque, era in corso una strage di innocenti; ogni nato maschio ebreo, per ordine del Faraone, doveva essere ucciso.
Quando nacque CRISTO, re Erode, sentenziò la morte di ogni nato maschio da due anni in giù. Mosè fu l’immagine di quanto CRISTO doveva realizzare, essendo CRISTO il liberatore dalla schiavitù del peccato e dall’oppressione del diavolo.
Le tavole della legge di Mosè, precedevano la Grazia di CRISTO.
E, mentre la legge ci viene rivelata come maledizione (Galati 3:10), perché ci fa conoscere il peccato che ci condanna; la Grazia ci libera dal peccato, donandoci salvezza (Galati 3:13), facendo convergere in CRISTO, il punto di arrivo di ogni opera di DIO per l’uomo.
Chi arriva a CRISTO, dunque, scampa la propria anima, perché con il sacrificio di CRISTO, il diavolo ha perso tutte le sue battaglie di rivalsa.
Il “corpo di Mosè”, quindi, rappresenta “l’inizio” del cammino, per la liberazione dell’uomo da parte di DIO. CRISTO invece è la tappa di “arrivo”, l’opera di salvezza compiuta.
Mosè, infatti lascia qualcosa di incompiuto: non entra nella “terra promessa”, che rappresenta la “tappa di arrivo”, essendo CRISTO stesso, con la SUA opera di redenzione, che porterà a compimento la legge e la profezia.
CRISTO mostrerà questa completezza nel monte della trasfigurazione (Marco 9:4), avendo da un lato Mosè (la legge) e dall’altro Elia (la profezia).
Il diavolo, volendo trattenere il “corpo di Mosè” avrebbe voluto trattenere anche tutti coloro che erano stati sotto la legge dei comandamenti, e quanti, prima di Mosè, erano vissuti sotto la legge della coscienza, non essendo ancora giunta la Grazia di DIO.
L’intervento dell’arcangelo Michele, per autorità di DIO, ne toglie il potere al diavolo, di appropriarsi di tali anime, che si trovavano ancora sprovvisti della grazia di CRISTO.
Sarà CRISTO stesso che andrà a confermare la loro fede, con il compimento e l’adempimento di ogni promessa di DIO, in virtù della SUA grazia. (I Pietro 3:19-20) (Efesini 4:8-10) Portandoli da uno stato di attesa, ad uno stato di realizzazione della Grazia, davanti all’altare di DIO (Apocalisse 6:9)
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