Di A. W. TOZER – Il dono del discernimento profetico

di A. W. TOZER – Il dono del discernimento profetico è una necessità assoluta del nostro tempo. Un profeta è una persona che conosce l’epoca in cui vive e ciò che Dio sta cercando di dire ai suoi contemporanei. Ciò che Dio ha da dire alla sua Chiesa, in qualsiasi epoca, dipende dalla condizione morale e spirituale in cui la Chiesa versa nonché dalle necessità spirituali del momento. I capi religiosi che continuano a esporre le Scritture meccanicamente senza considerare la situazione religiosa attuale non sono migliori di quegli scribi e dottori della legge dei tempi di Gesù che recitavano scrupolosamente i precetti della Legge ignorando completamente ciò che accadeva intorno a loro nel campo spirituale. Essi somministravano la stessa dieta a tutti, apparentemente senza rendersi conto che esiste il «cibo a suo tempo». I profeti non hanno mai fatto errori di questo genere né sprecato le loro energie in quel modo. Essi hanno sempre parlato delle condizioni nelle quali si trovavano i loro contemporanei.

Oggi noi abbiamo bisogno di predicatori profetici; non soltanto predicatori che espongono le profezie, ma predicatori che hanno il dono della profezia. Manca la parola di sapienza. C’è bisogno del dono del discernimento sui nostri pulpiti. Non necessitiamo l’abilità di predire, ma quella potenza di interpretazione e penetrazione spirituale affinché siamo in grado di valutare il scenario religioso dal punto di vista divino e di capire ciò che in realtà sta accadendo.

Per rinvigorire il Cristianesimo sono necessari altri mezzi di quelli utilizzati finora. Se la Chiesa nella seconda metà di questo secolo deve riprendersi dalle ferite subite nella prima metà del secolo, occorre che appaia un nuovo tipo di predicatore. Non abbiamo certamente bisogno del tipo rappresentato dal capo della sinagoga corretto, né di quello del sacerdote che svolge i suoi doveri, riceve la sua paga e non fa domande, né di quello del pastore eloquente capace a rendere il Cristianesimo accettabile a tutti. Essi sono stati messi alla prova e sono stati trovati mancanti.

Occorre che sorga, in mezzo a noi, un altro tipo di capo religioso. Egli deve avere le caratteristiche del vecchio tipo di profeta, un uomo che ha visto la visione di Dio e ha sentito la voce che procede dal Trono. Quando egli apparirà (e prego Iddio che sarà più di uno), si opporrà a tutto ciò che la nostra civilizzazione affettata e adulatrice tanto ama. Le sue denunce e proteste nel nome di Dio gli porteranno l’odio e la resistenza di una gran parte dei cristiani. Un uomo di quel stampo sarà probabilmente caratterizzato da semplicità, vigore, schiettezza e sarà un po’ in collera con il mondo. Amerà Cristo e le anime al punto di essere pronto di morire per la gloria dell’Uno e per la salvezza degli altri. Ma nessun essere vivente gl’incuterà timore.

La Chiesa deve ricuperare i doni dello Spirito, e sono convinto che il dono più importante di cui abbiamo bisogno oggi, è quello della profezia.

LA VERITÀ’ DOVREBBE ESSERE ADATTATA ALLE CIRCOSTANZE

La verità non deve essere proclamata senza distinzione, ma adattata alle circostanze, alle esigenze degli ascoltatori e ai tempi in cui essi vivono.

Questo noi impariamo dai profeti e dagli apostoli, come dal Signore stesso. Essi non si sono mai attenuti ad un programma religioso inflessibile che dettava l’insegnamento di certe dottrine in certi periodi senza considerare le necessità del momento. Al contrario, essi prescrivevano la verità come una medicina divina che veniva proclamata con vigore quando il popolo ne aveva bisogno.

Essi predicavano speranza quando il popolo era giù di morale, obbedienza quando diventavano negligenti, purezza quando l’immoralità prendeva il sopravvento, umiltà quando erano troppo orgogliosi, e pentimento quando cadevano nel peccato.

Tutto ciò era conforme all’intera verità rivelata, ma l’abilità di questi uomini di Dio consisteva nel fatto che sapevano adattare il messaggio alle circostanze. Se non fosse stato così, una gran parte della verità sarebbe andata persa e sia le preghiere, sia il duro lavoro sarebbero rimasti senza frutti.

La situazione religiosa d’oggi esige quanto mai un «dottore» capace di diagnosticare i nostri mali morali e di prescrivere con saggezza il rimedio necessario. Non è sufficiente ripetere semplicemente certi stereotipi dottrinali. Abbiamo urgentemente bisogno oggi del, discernimento penetrante dello Spirito Santo. Noi non dobbiamo soltanto sapere ciò che Dio ha detto; bisogna che udiamo ciò che Dio sta dicendo adesso.

E’ evidente che coloro che non hanno discernimento — benché siano sinceri — vanno incontro all’errore. Le loro conclusioni sono inevitabilmente erronee in quanto i loro ragionamenti sono meccanici e privi di ispirazione. Sono dei miserevoli consiglieri e dei dottori incapaci.

Spesso gli effetti del risveglio vengono scambiati per le cause del risveglio. Questa conclusione sbagliata va a scapito di tutti e blocca effettivamente quel rinnovamento spirituale per il quale tanti pregano.

L’esigenza più grande in quest’epoca della storia della chiesa non è costituita dall’evangelizzazione, dal lavoro missionario o dai miracoli. Questi sono effetti, non cause. Ciò che è assoluta- mente necessario ora è che noi che ci chiamiamo cristiani riconosciamo sinceramente, anche davanti a Dio, che ci stiamo perdendo; che ammettiamo che siamo mondani, che abbiamo lasciato decadere la morale e che siamo spiritual- mente freddi.

Dobbiamo smettere di svolgere quella moltitudine di attività non propriamente scritturali, di correre a destra e sinistra senza una missione divina e di ammantare i nostri progetti carnali di frasi come «Nel nome del Signore» e «Per la gloria di Dio». Noi dobbiamo ritornare al messaggio, ai metodi e agli obiettivi del Nuovo Testamento.

IL DIVINO ABITO PER IL SERVIZIO

Cristo disse ai suoi discepoli di rimanere in Gerusalemme finché non fossero stati rivestiti di potenza dall’alto. Ciò può solo significare che Egli non affiderà mai la sua opera a coloro che sono pronti e qualificati. E’ infinitamente più importante che noi ci prepariamo per il servizio piuttosto che condurre una persona a vivere in una condizione spirituale sottosviluppata come la nostra.

Quei credenti che non hanno veramente ubbidito alla Parola di Cristo, non possono che produrre altri credenti dello stesso livello spirituale. Missioni affidate a persone spiritualmente non rivestite di potenza dall’alto non fanno altro che trapiantare un Cristianesimo fiacco in un paese straniero. Possiamo essere certi che la chiesa fondata in un altro paese non sarà migliore della vita spirituale di coloro che l’hanno fondata.

Un vero pentimento risulterà in cuori purificati e in vite santificate. Se ritorniamo senza mezzi termini e con risolutezza a ciò che Dio ci rivelò sul monte Egli se ne compiacerà. Allora scopriremo che più — non meno — anime verranno a Cristo. Allora tutto quello che intraprenderemo prospererà, e Dio sarà glorificato in tutto sia in patria che all’estero.

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