NEHEMIA 7:64-73 POSSEDERE PER DARE

In questa sezione del libro di Nehemia, viene elencato il numero delle persone tornate dalle province babilonesi, i loro possedimenti e le loro offerte generose.
Anche da questi versi che apparentemente sembra non abbiano nulla da dirci, scopriamo delle verità valide per ogni tempo per i figliuoli di Dio.
1. Il popolo di Dio, pur passando attraverso diverse prove e malgrado gli sbandamenti in cui può incorrere, non è mai atterrato. Esso sperimenta la potenza divina organizzandosi e rendendo efficienti i vari settori chiave della Comunità, come la dirigenza, il servizio spirituale, l’adorazione con canto e l’assemblea di popolo (vv. 65-67). La fede in Dio lo porta ad agire in una prospettiva di sviluppo, poiché è destinato a diventare come le “stelle del cielo e la rena che è sulla riva del mare” e “come una gran folla che nessun uomo può annoverare”.
2. Il popolo di Dio, appare agli occhi del mondo come il più povero e il più miserabile; ma la realtà è ben diversa: esso possiede ricchezze di valore inestimabile, non soggette alla ruggine, né alle ruberie. Nella legge di Dio ha trovato il suo inestimabile tesoro, e nel Cristo, la perla di gran prezzo. (vv. 68-69).
3. Il popolo di Dio, è il più generoso. Esso realizza le sue più grandi soddisfazioni nel dare (ed ha di che dare!); nell’offrire al mondo ciò che ha ricevuto dal Signore: l’Evangelo, la buona notizia dell’amore di Dio per la salvezza degli uomini. Questa, non è solamente l’attività di quelli che Dio ha chiamato al Ministerio, ma di tutti i salvati (vv. 70-72).
Mentre da un lato partecipa al mondo ciò che ha ricevuto da Dio, dall’altra offre a Dio stesso la propria vita, come un sacrificio vivente, rendendo un culto spirituale, santo ed accettevole a Dio (cfr. Romani 12:1-2).
Or la fonte di tutto questo è Gesù stesso, il quale “salito in alto, ha liberato un gran numero di prigionieri, ed a questi ha fatto dei doni. E’ Lui che ha dato gli uni come apostoli, gli altri come profeti, gli altri come evangelisti, gli altri come pastori e dottori” (cfr. Efesini 4:1-16).

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