“Che gioverà ad un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua?”

 

Per noi non dovrebbe essere difficile, abituati oggi a valutare le cose in termini “economici” di pro e contro capire il senso delle parole di Gesù: da un lato guadagnare il mondo, cioè ottenere tutto quello che si desidera, dall’altro perdere l’anima.
L’uomo perde l’anima quando, per realizzare i propri obiettivi, mette da parte la propria coscienza e trasgredisce la Legge di Dio. Ma l’uomo perde l’anima anche quando, senza scadere nell’immoralità e nell’ingiustizia, per ottenere quello che desidera, trascura la comunione col Signore.
Quando il Signore parla della perdita dell’anima, è chiaro che si riferisce all’eternità e allora il confronto deve farti riflettere: cosa sono 100 anni (ammesso che la vita umana possa raggiungere questo limite) di fronte all’eternità? Se vivere la tua vita ti porta a trascurare la tua anima fino a farla perdere, che guadagno è mai questo? Senza contare che anche in questa vita c’è chi “perde l’anima” pur di realizzare i propri desideri, i propri sogni: per molti l’inferno comincia su questa terra. Quante volte il conseguimento di un obiettivo lungamente perseguito si accompagna con la perdita della pace interiore, con la delusione piuttosto che con la soddisfazione, con la rovina della propria famiglia…

Non dire: “Queste parole non sono per me, tanto io non conquisterò mai il mondo”. E’ evidente che il parlare di Gesù è metaforico. Per ognuno di noi c’è un proprio mondo, magari piccolo, che ognuno vuole conquistare: il mondo può essere la cerchia dei propri amici, una donna o un uomo, l’ambiente dove lavoriamo; può essere costituito da persone e da oggetti, da desiderare, da possedere, da sfruttare; può essere il nostro lavoro, la nostra carriera, il nostro divertimento… Pensa all’anima tua: è salva o rischi di perderla?

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