ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO E FUGACITA’ DEL TEMPO-ANTONIO MORRA
Oggi sarebbe stato il nostro 38° anniversario di matrimonio, ma come forse saprete, mia moglie mi ha recentemente preceduto nella gloria. Ho voluto però ugualmente scriverle, come ero solito fare, un biglietto di ricorrenza e riporlo laddove ella aveva conservato i precedenti degli anni passati. Nel biglietto ho scritto: “Il primo anniversario senza te”.
Ho deciso di condividere questa cosa del tutto personale soltanto perché mi ha portato a fare delle inevitabili considerazioni sulla fugacità dell’esistenza, a riflettere su come la vita passi e passi in fretta e come in realtà niente resti del passato se non semplicemente il ricordo delle cose vissute e del tempo andato. Le cose più care ci lasciano e noi restiamo alla fine soli, soli con il nostro Dio.
E’ proprio vero quello che si è sempre detto, ovvero che solo Gesù rimane! Vi ricordate la strofa di quel cantico che recitava: “Il tempo va, ogni cosa avrà un fin’, il cielo e il mar, il dolore e il gioir. Sol non tramonta Gesù, Egli è l’amico fedel, di vita eterna dono Ei mi fe'”.
Ciò che ci resterà alla fine sarà solo quello che avremo fatto per Dio, il tesoro accumulato (sempre che ciò sia vero anche per quanto ci riguarda) poco a poco nel cielo, con gli strumenti e le risorse della grazia del Signore, ciò che avremo edificato sul fondamento della nostra salvezza, che è e riamane sempre e solamente Cristo Gesù (1 Cor. 3:11).
Di Maria, la sorella di Lazzaro, sono ricordate solo alcune cose della sua vita e cioè che era solita stare ai piedi del Maestro, perché rapita dalla profondità delle Sue straordinarie parole, ma ancora più che questo è rimasto il ricordo di ciò che ella fece nella nota cena di Betania (Giovanni cap. 12), quando ruppe il suo prezioso vasetto di profumo per ungere i piedi del Signore, anticipando senza saperlo le azioni di devozione allora in uso per la sepoltura del Salvatore. E sappiamo bene come Gesù abbia detto di lei: “In verità vi dico che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato questo vangelo, anche ciò che ella ha fatto sarà raccontato in memoria di lei” – Matteo 26:13.
Pensavo a quanti si sono lasciati ingannare dal maligno e portare via o precludere proprio il bene più prezioso della loro vita, ovvero la loro personale salvezza, l’unica realtà che poi alla fine resterà. Aver “trovato” la propria vita, aver dato cioè luogo e spazio ai propri sogni illusori di una falsa libertà, per inseguire i desideri ingannevoli del proprio cuore, significherà un giorno, ahimè, “perderla”, come ben ci insegna il nostro divino Maestro: “Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà” – Marco 8:35.
Quei sogni passeranno e all’improvviso ci si desterà dalle illusioni e ci si troverà faccia a faccia con la cruda realtà. Allora e soltanto allora ci si renderà conto dell’errore commesso. Ma sarà troppo tardi! Troppo tardi per tornare indietro, troppo tardi per correre ai ripari, come la parabola delle vergini disavvedute ben ci insegna.
E’ proprio vero che “Il timor del Signore è il principio della sapienza” – Salmo 111:10. Non c’è vera intelligenza, non c’è vera sapienza senza la giusta consapevolezza delle cose che contano e che vale la pena inseguire, ma soprattutto di Colui che è la ragione e l’origine dell’esistenza. Se pure guadagnassimo tutto il mondo, pure se raggiungessimo tutti i traguardi sperati e le aspettative più bramate, realizzando pienamente i nostri progetti, se poi alla fine dovessimo perdere la nostra anima, non sarebbe veramente terribile?
“E che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?” – Marco 8:36.
Visto che la vita passa e passa molto in fretta, dato che alla fine niente ci resterà se non quello che avremo compiuto per il nostro Signore e Salvatore, non dovremmo oggi che siamo ancora in tempo per cambiare strada, per correre ai ripari, comprare quell’olio che manca alle nostre “lampade”, rivedere le nostre strade di sviamento e di perdizione, o semplicemente, per chi ancora non l’ha ancora realizzata, ricevere finalmente la salvezza della propria anima, senza più rifiutarla o rimandarla, andando con tutto il cuore a Cristo e spiritualmente ai piedi della croce, per sperimentare un salutare ravvedimento ed una salvifica conversione?
Panta rei, diceva la massima greca, ovvero tutto scorre, tutto passa! Facciamo in modo che la nostra vita non si riduca a “Un correre dietro al vento” (Ecclesiaste 2:11), a passare cioè inutilmente ed invano i pochi anni che ci sono destinati, senza aver raggiunto alcunché di vero e di duraturo.
Riflettiamo e consideriamo come questo sia il tempo per vivere ragionevolmente e per vivere per le cose che realmente contano, per le cose che non si vedono, per quelle che appartengono al cielo e che non passeranno, ma che ci resteranno per tutta l’eternità.
Dio ci aiuti in questo.
Antonio Morra
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