L’autore Betty Mahalik dice che attualmente siamo circondati da messaggi che urlano: “La mia vita sarebbe perfetta se solo avessi un lavoro diverso, una casa diversa, un auto diversa, un naso diverso, un coniuge diverso, un diverso conto in banca…(ognuno può aggiungere il suo caso particolare). O se solo potessi assomigliare a quella persona famosa, che sembra avere una vita ordinata e perfetta. Bene, questa settimana ho smesso di giocare al gioco “la mia vita sarebbe perfetta se”, e ho iniziato il gioco della “la mia vita perfetta”. Che differenza c’è? Tre punti fondamentali. 1. Vivere il presente; 2. Un atteggiamento di gratitudine; 3. Agire concretamente con ciò che è effettivamente disponibile al momento. Quando restiamo intrappolati nel “la mia vita sarebbe perfetta se”, perdiamo il contatto col presente e non si riesce più ad esercitare la gratitudine.
Pensaci: è difficile essere grati per ciò che non hai… e ciò che non hai è di solito qualcosa che appartiene alla tua “città-del-futuro”. Guardati intorno… hai un tetto sulla testa e cibo nel piatto? Pochi buoni amici e una relazione intima? Apprezzali, dunque! Probabilmente sei lì a pensare quanto sarebbe meglio con “più soldi, un matrimonio migliore, più tempo per viaggiare, o se fossi più magro, più felice, o più… qualcos’altro”; ebbene, smetti di rimuginare su ciò che ti manca e inizia a focalizzarti su ciò che hai già”.
Nella Bibbia leggiamo: “Chi bada al vento non seminerà; chi guarda alle nuvole non mieterà”. Se il tuo approccio è, la perfezione-o-niente, allora finirai con niente. Il fatto che “siamo opera sua [di Dio]”, significa che, mentre fare del nostro meglio è sempre apprezzabile, nessuno di noi raggiungerà la perfezione da questo lato del paradiso. E va bene così, perché Cristo ci ha rivestiti della Sua giustizia e ci dà “tutto pienamente in lui” (Colossesi 2:10).
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