IL BISOGNO DI PENTIMENTO – pastore Giuseppe Tramentozzi

 

Tra confessare il proprio peccato e pentirsi di esso c’è una differenza. Nella Scrittura, il termine “pentimento” (o ravvedimento) significa “girare le spalle al peccato”, allontanarsi da esso. Confessando il peccato ammetti ciò che hai fatto; pentendoti di esso, lo abbandoni, te ne allontani. Sappiamo che non c’è limite al perdono di Dio e questa è per noi una verità meravigliosa. Quando chiedi il Suo perdono, lo ricevi. Tuttavia, Dio non vuole che tu mantenga questa modalità all’infinito, cioè peccare e chiedere perdono. Qui entra in gioco “la tristezza secondo Dio”. Continua Paolo: “Quanta premura ha prodotto in voi questa tristezza secondo Dio” (v.11). Lo scopo della tristezza secondo Dio è di renderti più diligente quando si tratta di cambiare comportamento. Ogni volta che fai entrare il peccato nella tua vita, violi l’essenza della tuo essere giusto.
“Colui che no ha conosciuto peccato, Egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in Lui” (2 Corinzi 5:21). Nel momento della salvezza, Dio ti ha letteralmente reso “giustizia di Dio in Cristo”. Sei uno spirito rigenerato in un corpo non rigenerato e quando fai entrare il peccato nella tua vita, questo intacca la tua più intima essenza, il cuore del tuo essere. Nascerà così in te la tristezza secondo Dio che ti porterà al pentimento e all’abbandono del peccato. Non accontentarti di dire: “E’ un’abitudine che non riesco proprio a cambiare. Va bene così, comunque, tanto Dio mi perdonerà”. Sì, certo, Dio perdona, ma non vuole che ti stabilisci e ti accontenti di un circolo chiuso di peccato, pentimento, perdono, per poi riprendere tutto da capo. Ti vuole forte ed efficace al Suo servizio. Ecco perché ti chiama ad un livello più alto.

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