GENESI 3:1-13 LA CONSEGUENZA DEL PECCATO
Ad Adamo, il primo uomo, Dio affianca una compagna, Eva, collocandoli in un giardino chiamato Eden, un luogo del tutto corri-spondente alle loro esigenze di sviluppo fisico, mentale e spirituale.
Proprio al centro del giardino vi erano due alberi: quello della vita, simbolo di sostentamento e comunione, e quello della conoscenza del bene e del male, accompagnato dalla proibizione di mangiarne i frutti. Il tentatore, nelle vesti di serpente, infido e astuto, avvicina i nostri progenitori insinuando che Dio, per conservare la Sua supremazia, li vuole mantenere in una condizione di ignoranza, da qui la proibizione e le minacce.
Questo inganno, li indusse alla trasgressione del precetto divino; si innesca il processo della concupiscenza che ben presto sfocia nel peccato, facendo di Eva strumento di tentazione, e trasformando Adamo in accusatore, nel tentativo di giustificare se stesso.
Entrambi sperimentano le conseguenze del peccato avvertendo la loro nudità, e per la prima volta ne provano vergogna. Prima di peccare provavano piacere alla presenza di Dio, ora la vergogna e la paura li portano a sfuggire da quella presenza, ma davanti a Dio ogni cosa è palese e scoperta. Dio però, odia il peccato, ma continua ad amare il peccatore, per cui, anche se fuori dall’Eden, rimane con Adamo ed Eva usando loro misericordia e provvedendo il necessario. Per certo la tentazione non era insita nel primo uomo ma proveniva dall’esterno, e all’esterno va cercata la redenzione, va cercato chi possa procurare la salvezza; non così per gli angeli caduti, la cui ribellione viene da un moto interiore, per i quali rimane solo una condanna senza attenuanti.
Quando Dio, nella Sua Parola, dà una cosa per certa, noi la dobbiamo credere, anche se la nostra ragione non sempre riesce a comprenderla. Quando qualcuno è stato condotto alla conoscenza del Signore, Satana si sforza di scuoterlo, insinuandogli dei dubbi, facendolo deviare dal cammino cristiano; stare saldi nella fede è quindi essenziale, ricordandoci tuttavia che non deve trattarsi di un fatto meramente intellettuale o sentimentale, ma tradursi in parole ed opere, in modo che il Signore possa confermare i nostri cuori, affinché parole ed opere vadano unicamente a gloria del Suo nome. Il Signore è fedele, e ci renderà saldi guardandoci dagli attacchi del maligno.
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