Siria: ricostruire la speranza con aiuti

 

Due testimonianze da Aleppo, due famiglie che ricevono aiuto da Porte Aperte. Ecco come costruiamo speranza affinché la Chiesa non scompaia in Siria.

Credo di poterti dire che nessuna famiglia ad Aleppo possa vivere e far crescere i propri figli senza un aiuto“, afferma Samer in una città nel nord della Siria. La sua è una delle 17.000 famiglie sostenute mensilmente con viveri da Porte Aperte/Open Doors attraverso la chiesa locale. Prima della guerra, Samer viveva in una cittadina situata tra Aleppo e Idlib, lavorando come benzinaio. “Le milizie hanno circondato la nostra città: eravamo in pericolo. Ho 2 figlie ed ero terrorizzato, poiché si sentivano molte cose su stupri e uccisioni da parte di queste milizie“. Presto decisero di scappare per rifugiarsi ad Aleppo, dove al tempo la guerra non era ancora arrivata. “Fu terribile poi quando Aleppo fu messa sotto assedio“.

Molti in Italia hanno conosciuto il nostro Seraphim, pastore che sotto assedio, minacciato, portava avanti la sua chiesa proprio ad Aleppo. L’assedio è finito; bombe, morti, fughe ed esodi hanno cambiato il volto della famosa città siriana, la quale oggi, sotto il controllo delle forze governative, appare un po’ più sicura. “Lavoro in un benzinaio ora. Mi pagano 60 dollari al mese, con metà dei quali pago l’affitto del posto dove viviamo. Faccio del mio meglio, ma i prezzi sono altissimi. Mi sento in trappola, con le mani legate. Credo di poterti dire che nessuna famiglia ad Aleppo possa vivere e far crescere i propri figli senza un aiuto. Il cibo che ci date ci aiuta a vivere qui“, afferma Samer, alludendo al fatto che senza quell’aiuto sarebbe già scappato in un altro paese. “Voglio ringraziarvi personalmente. Il vostro aiuto ci ridona speranza per continuare a vivere con le nostre famiglie in questa nostra amata nazione“.

Anche Kafa vive ad Aleppo ed è sostenuta da Porte Aperte tramite la distribuzione di viveri. Nel caos della guerra civile, con bande criminali e ISIS in circolazione, suo marito è stato rapito. Un riscatto è stato pagato con i pochi risparmi, ma nessuna traccia si ha ancora di lui. Kafa vive sospesa, badando ai due figli e al suocero, senza avere notizie di suo marito. “Aver perso il mio amato e vedere i miei bambini crescere come se fossero orfani, è davvero dura. Stiamo sopravvivendo grazie al vostro aiuto, arrivato appena in tempo. Ringrazio Dio che vi siano ancora persone del Suo popolo sparso nel mondo che stanno al nostro fianco“.

Samer e Kafa sono solo due testimoni tra le 17.000 famiglie che sosteniamo in Siria (con distribuzione viveri, cure mediche e traumi, cura pastorale e dei bambini), per la precisione in queste zone: Aleppo, Qamishly, Hasakah, Malikiyah, Afrin, Latakia, Tartous, Wadi Al Nasara, Mashta Al Helou Homs, Hama, Bloudan, Maaloula, Damascus, Suwayda, Daraa.

I cristiani in Siria hanno bisogno del nostro aiuto. Così come la nascente chiesa composta da musulmani che si convertono a Cristo. Sono sfide enormi, che senza il vostro aiuto non potremmo affrontare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *