SFILATE DI MODA IN CHIESA PER APPARIRE (dal libro di R.Bracco “Verità Dimenticate e Punti Controversi”)

 

La chiesa di oggi non è più la chiesa di ieri, e le cristiane di oggi sono completamente diverse da quelle del passato; la differenza è costituita proprio dal fatto che ieri la chiesa viveva in mezzo al mondo, ma separata dal mondo, mentre oggi il mondo vive in mezzo alla chiesa e spesso confuso con la chiesa.
Qualche volta, in parte si distingue ancora quello che è il mondo e quella che è chiesa, ma il cammino dei cristiani è avviato verso una condizione che annullerà ogni “distinzione” e fra non molto, (se prima non verrà un risveglio a far risorgere la chiesa) non si potrà più notare dove finisce il mondo ed incomincia la chiesa o dove finisce la chiesa ed incomincia il mondo.

Le gonne che si accorciano, le maniche che scompaiono, le scollature che si allargano e si allungano, le aderenze che si accentuano, gli articoli di moda che moltiplicano e diventano più preziosi…sono tutti piccoli passi verso una comunione col mondo e quindi verso una condizione d’inverecondia e immodestia.
Non è difficile infatti trovare nel seno delle chiese, cioè fra le donne cristiane, i primi audaci tagli delle chiome femminili, le prime ardite arricciature, le prime ciprie colorate, i primi cosmetici, i primi trucchi, i primi bracciali d’oro, le prime spille preziose, i primi anelli risplendenti…Sono i primi, ma non saranno gli ultimi!
(SPESSO SI USA LA CHIESA COME PALCO PER UNA SFILATA DI MODA, OVVERO SOLO PER APPARIRE.
SI USA LA CASA DI DIO COME LUOGO DI GARA A CHI INDOSSA IL PIU’ BEL VESTITO O A CHI SFOGGIA IL PIU’ BEL TRUCCO).

Quando le nostre madri spirituali accettarono il messaggio della salvezza, accettarono anche la regola della verecondia e della modestia. Forse ebbero opportunità di udire un solo sermone su questo argomento, ma lo Spirito di Dio inondò la loro coscienza e fece chiaramente comprendere che ormai dovevano vivere per piacere a Colui che le aveva chiamate. Per loro non significava avvilirsi, rendersi ridicole, ma significava uniformarsi alla testimonianza cristiana delle serventi del Signore di ogni secolo.

Non si curarono più del mondo e della moda, e non sentirono più il bisogno di rendersi attraenti nel senso umano della parola: indossare degli abiti verecondi fino alla rigidezza, rinunciare all’ornamento dei monili e dei gioielli non apparve come un sacrificio pesante e insostenibile, ma come un atto cristiano, normale, logico e quindi come un atto cristiano che poteva essere compiuto gioiosamente.
Per comprendere bene questo comandamento evangelico è necessario considerarlo nei diversi particolari; esaminiamoli brevemente nelle righe che seguono.

Noi crediamo che una figliuola di Dio deve vivere come figliuola di Dio dentro la chiesa e fuori della chiesa; cioè deve vivere nella medesima maniera sia quando è occupata nelle sue attività lavorative e familiari, e sia quando si presenta davanti a Dio nelle riunioni di culto. Ebbene, se nella sua vita non deve esistere un duplice cristianesimo, ella deve avere una regola sola per tutte le azioni della sua vita e quindi anche per il vestire.
Essere vereconda in chiesa e invereconda fuori della chiesa, od essere modesta nelle riunioni di culto, ed immodesta nella sua vita privata significherebbe avere due regole di vita diverse e queste due regole diverse sarebbero semplicemente la manifestazione di un cristianesimo vissuto a metà oppure di un cristianesimo falso ed ipocrita.

Quindi se la donna cristiana vive il cristianesimo in maniera sincera, non segue due regole, ma vive fuori della chiesa esattamente nello stesso modo come vive nel seno della chiesa; anche per il vestire segue una norma sola, quella ispirata dal timore di Dio.

[PRECISIAMO PERO’ CHE NON CI SI DEVE NEMMENO TRASCURARSI.
CI VUOLE SOLTANDO: MODERAZIONE !
SI E’ BELLE ANCHE CON UN LEGGERO TRUCCO, CON UN VESTITO NON TROPPO VISTOSO E SENZA GIOIELLI O ORECCHINI VISTOSI (CHE SEMBRANO DEI LAMPADAI), ECC. ECC.].

Non è neanche necessario soffermarsi a dire che nella chiesa, cioè nella presenza di Dio, durante le riunioni di culto, è doveroso seguire una regola di dignità e di ordine, ma è riprovevole qualsiasi manifestazione d’inverecondia e immodestia. La casa del Signore non può, non deve mai essere confusa con un luogo nel quale si acceda per dare spettacolo della propria eleganza o della propria ricchezza.

Così si esprimeva nell’antichità un grande servitore di Dio: “Tu vieni verso Dio per pregarlo e sei coperta di ornamenti d’oro! Vieni forse al ballo per danzarvi? Vieni per celebrare una festa nuziale e farti ammirare?… E poi continua: Vieni per pregare e supplicare per i tuoi peccati…Perché tanta bardatura? Non sono questi gli abiti d’una supplicante. Come puoi gemere?

E poi conclude severamente: “Non si burla Iddio!”.

Davanti a Dio non è lecita l’inverecondia e non è lecita l’immodestia e poiché una donna cristiana deve vivere “sempre davanti a Dio” e deve avere una medesima regola ovunque compia le sue azioni, non può di conseguenza procedere dentro la chiesa in un modo e in un altro modo quando si trova fuori e lontana dalla chiesa; non può seguire due norme e vestire santamente e cristianamente quando frequenta l’ambiente cristiano, e vestire in maniera sfarzosa ed invereconda quando si trova mescolata al mondo: cioè cristiana con i cristiani e mondana con i mondani.

Un grande evangelista americano ripeteva frequentemente, nelle riunioni riservate esclusivamente alle donne cristiane: – Voi potete far aprire o chiudere le porte dell’inferno.

tratto dal libro di R.Bracco: “Verità Dimenticate e Punti Controversi”.

La chiesa di oggi non è più la chiesa di ieri, e le cristiane di oggi sono completamente diverse da quelle del passato; la differenza è costituita proprio dal fatto che ieri la chiesa viveva in mezzo al mondo, ma separata dal mondo, mentre oggi il mondo vive in mezzo alla chiesa e spesso confuso con la chiesa.
Qualche volta, in parte si distingue ancora quello che è il mondo e quella che è chiesa, ma il cammino dei cristiani è avviato verso una condizione che annullerà ogni “distinzione” e fra non molto, (se prima non verrà un risveglio a far risorgere la chiesa) non si potrà più notare dove finisce il mondo ed incomincia la chiesa o dove finisce la chiesa ed incomincia il mondo.

Le gonne che si accorciano, le maniche che scompaiono, le scollature che si allargano e si allungano, le aderenze che si accentuano, gli articoli di moda che moltiplicano e diventano più preziosi…sono tutti piccoli passi verso una comunione col mondo e quindi verso una condizione d’inverecondia e immodestia.
Non è difficile infatti trovare nel seno delle chiese, cioè fra le donne cristiane, i primi audaci tagli delle chiome femminili, le prime ardite arricciature, le prime ciprie colorate, i primi cosmetici, i primi trucchi, i primi bracciali d’oro, le prime spille preziose, i primi anelli risplendenti…Sono i primi, ma non saranno gli ultimi!
(SPESSO SI USA LA CHIESA COME PALCO PER UNA SFILATA DI MODA, OVVERO SOLO PER APPARIRE.
SI USA LA CASA DI DIO COME LUOGO DI GARA A CHI INDOSSA IL PIU’ BEL VESTITO O A CHI SFOGGIA IL PIU’ BEL TRUCCO).

Quando le nostre madri spirituali accettarono il messaggio della salvezza, accettarono anche la regola della verecondia e della modestia. Forse ebbero opportunità di udire un solo sermone su questo argomento, ma lo Spirito di Dio inondò la loro coscienza e fece chiaramente comprendere che ormai dovevano vivere per piacere a Colui che le aveva chiamate. Per loro non significava avvilirsi, rendersi ridicole, ma significava uniformarsi alla testimonianza cristiana delle serventi del Signore di ogni secolo.

Non si curarono più del mondo e della moda, e non sentirono più il bisogno di rendersi attraenti nel senso umano della parola: indossare degli abiti verecondi fino alla rigidezza, rinunciare all’ornamento dei monili e dei gioielli non apparve come un sacrificio pesante e insostenibile, ma come un atto cristiano, normale, logico e quindi come un atto cristiano che poteva essere compiuto gioiosamente.
Per comprendere bene questo comandamento evangelico è necessario considerarlo nei diversi particolari; esaminiamoli brevemente nelle righe che seguono.

Noi crediamo che una figliuola di Dio deve vivere come figliuola di Dio dentro la chiesa e fuori della chiesa; cioè deve vivere nella medesima maniera sia quando è occupata nelle sue attività lavorative e familiari, e sia quando si presenta davanti a Dio nelle riunioni di culto. Ebbene, se nella sua vita non deve esistere un duplice cristianesimo, ella deve avere una regola sola per tutte le azioni della sua vita e quindi anche per il vestire.
Essere vereconda in chiesa e invereconda fuori della chiesa, od essere modesta nelle riunioni di culto, ed immodesta nella sua vita privata significherebbe avere due regole di vita diverse e queste due regole diverse sarebbero semplicemente la manifestazione di un cristianesimo vissuto a metà oppure di un cristianesimo falso ed ipocrita.

Quindi se la donna cristiana vive il cristianesimo in maniera sincera, non segue due regole, ma vive fuori della chiesa esattamente nello stesso modo come vive nel seno della chiesa; anche per il vestire segue una norma sola, quella ispirata dal timore di Dio.

[PRECISIAMO PERO’ CHE NON CI SI DEVE NEMMENO TRASCURARSI.
CI VUOLE SOLTANDO: MODERAZIONE !
SI E’ BELLE ANCHE CON UN LEGGERO TRUCCO, CON UN VESTITO NON TROPPO VISTOSO E SENZA GIOIELLI O ORECCHINI VISTOSI (CHE SEMBRANO DEI LAMPADAI), ECC. ECC.].

Non è neanche necessario soffermarsi a dire che nella chiesa, cioè nella presenza di Dio, durante le riunioni di culto, è doveroso seguire una regola di dignità e di ordine, ma è riprovevole qualsiasi manifestazione d’inverecondia e immodestia. La casa del Signore non può, non deve mai essere confusa con un luogo nel quale si acceda per dare spettacolo della propria eleganza o della propria ricchezza.

Così si esprimeva nell’antichità un grande servitore di Dio: “Tu vieni verso Dio per pregarlo e sei coperta di ornamenti d’oro! Vieni forse al ballo per danzarvi? Vieni per celebrare una festa nuziale e farti ammirare?… E poi continua: Vieni per pregare e supplicare per i tuoi peccati…Perché tanta bardatura? Non sono questi gli abiti d’una supplicante. Come puoi gemere?

E poi conclude severamente: “Non si burla Iddio!”.

Davanti a Dio non è lecita l’inverecondia e non è lecita l’immodestia e poiché una donna cristiana deve vivere “sempre davanti a Dio” e deve avere una medesima regola ovunque compia le sue azioni, non può di conseguenza procedere dentro la chiesa in un modo e in un altro modo quando si trova fuori e lontana dalla chiesa; non può seguire due norme e vestire santamente e cristianamente quando frequenta l’ambiente cristiano, e vestire in maniera sfarzosa ed invereconda quando si trova mescolata al mondo: cioè cristiana con i cristiani e mondana con i mondani.

Un grande evangelista americano ripeteva frequentemente, nelle riunioni riservate esclusivamente alle donne cristiane: – Voi potete far aprire o chiudere le porte dell’inferno.

tratto dal libro di R.Bracco: “Verità Dimenticate e Punti Controversi”.

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