LA DONNA PUO’ ESSERE PASTORE NELLA CHIESA EVANGELICA?
Cominciamo col precisare che la Chiesa Cristiana non crede che gli uomini siano superiori alle donne. Nella Bibbia non viene mai insegnata la superiorità o inferiorità intellettuale dell’uomo o della donna. Anzi, tutti i credenti hanno pari dignità e accesso alla grazia del Signore: “Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3:28).
Due bellissimi libri dell’Antico Testamento hanno nomi di donne: Ester e Ruth, ed espongono le loro vite come esempi e insegnamenti per tutti i cristiani.
Le donne giocano un ruolo importante e onorevole anche nel Nuovo Testamento, specialmente se consideriamo la loro condizione sociale e religiosa ai tempi in cui Gesù visse (si vedano Matteo 5:32; 1 Corinzi 11:11-12; Galati 3:28; Efesini 5:25-33).
E delle donne sono citate in Ebrei 11, l’elenco di quei “santi” che costituiscono un esempio di fede per i credenti di ogni tempo.
Chiarito dunque che non esiste differenza di qualità tra uomo e donna, vogliamo ora vedere qual è il ruolo stabilito da Dio per la donna all’interno della chiesa.
Ci sono due passaggi che riguardano specificamente la questione: 1 Corinzi 14:34 e 1 Timoteo 2:8. Il primo dice che le donne non devono predicare nelle assemblee cristiane (le “chiese”). Questo non è un nuovo concetto, ma fa riferimento all’ampio principio biblico che si trova in Genesi 3:16.
Il verso di 1 Timoteo 2:8-14 è particolarmente interessante. Il primo insegnamento rivolto alle donne cristiane è la modestia: che si vestano in modo decoroso e non di “trecce, perle o abiti costosi”. Leggiamo poi che la donna non deve insegnare nell’assemblea; non deve esercitare autorità (condurre o dirigere) sugli uomini. A questo punto leggiamo il motivo dell’esortazione: Dio ha formato prima l’uomo e poi la donna (v. 13). L’uomo fu tratto dalla polvere della terra, mentre la donna fu tratta dall’uomo. Questo versetto testimonia, di nuovo, che il ruolo della donna, come prestabilito da Dio fin dall’inizio della creazione, non era stato mai inteso perché la donna avesse autorità sull’uomo.
Per completezza, notiamo anche che i ruoli dell’uomo e della donna sono tanto più evidenti nell’ambito della relazione matrimoniale, dove si evince che essi sono un “tipo” di Cristo e della Chiesa: “Come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa. Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei” (Efesini 5:24,25; si vedano anche gli altri insegnamenti rivolti ai mariti, in 1 Pietro 3:7 e Colossesi 3:18,19).
Riassumendo, la Parola di Dio ci insegna che quando uomini e donne credenti sono radunati per motivi di preghiera, insegnamento e predicazione, agli uomini spetta la conduzione del culto. La donna cristiana non deve essere vestita in modo da attirare gli sguardi, ma anzi condursi modestia come si addice ai figli di Dio (lo stesso vale ovviamente anche per gli uomini cristiani).
Il motivo dell’autorità dell’uomo nel culto pubblico ha a che fare con i ruoli distinti che Dio ha stabilito dalla creazione, e non è quindi né culturale, né temporale. Quando le donne credenti si sottraggono a questo ruolo, esse lo fanno senza autorità biblica.
Note: Vi sono diversi riferimenti neotestamentari a donne che hanno lavorato nell’opera del Signore. Una di esse è Priscilla, una collaboratrice di Paolo, la quale insieme ad Aquila insegnò ad Apollo (un ebreo che da poco aveva conosciuto la salvezza in Cristo) delle cose molto importanti sulle vie del Signore (Atti 18:24-26). Notiamo che si trattava di insegnamenti dati in privato, e non di predicazioni pubbliche all’assemblea dei credenti.
Un’altra donna, Febe, era diaconessa (Romani 16:1); questo ruolo, stando ai riferimenti che troviamo nella storia ecclesiastica (ad es. le Costituzioni Apostoliche, libro III, e le lettere di Plinio a Traiano), consisteva in un ministerio che delle donne con diversi anni di fede e reputazione di fedeltà e santità, svolgevano verso i più giovani e verso le donne. Anche qui, non si trattava di un vero e proprio ordine di ministri, né erano incaricate di predicare nelle congregazioni, ma piuttosto di un aiuto nella cura dei credenti.
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