Serie “I concerti cristiani” (5): Dio chiede il canto
Si partecipa ai concerti per ascoltare buona musica in generale. Vi sono canzoni che piacciono per le melodie accattivanti, per le parole coinvolgenti, per l’atmosfera che creano o per i ricordi e le emozioni che suscitano in noi. Un concerto rappresenta un mix di esperienze legate al canto, alla musica, alla danza e molto altro. Cosa dice la Bibbia riguardo queste forme d’arte?
Il canto è suggerito, incoraggiato, ordinato all’assemblea. Le pagine del Nuovo Testamento, coerentemente a quelle dell’Antico Testamento mostrano il canto comunitario come strumento di lode a Dio. Nella Bibbia intera, prima il popolo di Dio, la Chiesa del Signore dopo, cantano di cuore a Dio. L’unica differenza tra le due realtà bibliche è che nel Nuovo Testamento il canto non è eseguito da un coro specializzato o una squadra dedicata alla “lode cantata”. Nel popolo di Israele erano i leviti i ministri dedicati principalmente all’attività musicale e canora. Questo ovviamente non significa certo che i credenti di oggi non possano organizzarsi per cantare maestrevolmente canti di lode a Dio. Di fatto, nelle comunità evangeliche in generale e pentecostali in particolare, sono sempre nati spontaneamente gruppi di credenti che si organizzavano per cantare in corale. Questi però non creavano squadre specializzate nel canto per guidare l’assemblea o per cantare al posto loro. Piuttosto intervenivano sobriamente in occasioni speciali, eseguendo canti di lode a Dio allo scopo di fare qualcosa di speciale e rendere alcuni incontri più solenni (come ad esempio durante la celebrazione della cena del Signore). I cori delle chiese evangeliche pentecostali hanno sempre avuto la caratteristica della semplicità e della sobrietà piuttosto che del professionalismo e della spettacolarizzazione. I credenti che li costituivano non sono mai stati professionisti nel canto, ma si consideravano appunto semplici credenti, mantenendo così il principio dell’esser parte della comunità e non un corpo canoro professionale o specialistico.
Questo atteggiamento purtroppo ha anche portato a delle derive negative. Il desiderio di rimanere semplici ed evitare la spettacolarizzazione ha portato alcune comunità a vivere questi servizi con superficialità e scarsa attenzione. Un eccesso che spesso creava anche sgradevoli situazioni che rovinavano momenti spirituali importanti, piuttosto che edificare l’assemblea. L’equilibrio sta proprio nel mettere in pratica la Parola di Dio. Il canto fa parte della lode che l’assemblea cristiana unita deve rivolgere a Dio. Qualora alcuni credenti desiderino organizzarsi per esercitarsi sul canto per occasioni speciali, potranno farlo, dando il meglio di sé stessi, in quanto si tratta di un servizio da fare alla gloria di Dio (1 Corinzi 10:31; 1 Corinzi 14:40; 2 Corinzi 8:11; Efesini 6:6; Filippesi 2:3).
Il canto è diretto unicamente a Dio.
La Bibbia non invita i credenti a cantare verso altri credenti né a cantare verso gli increduli a scopi evangelistici. Il testo di Colossesi 3:16 sembrerebbe suggerire un canto rivolto da credenti a credenti, ma una lettura attenta dimostra che non è propriamente così. Paolo afferma infatti: “La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi ed esortandovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali”. La richiesta dell’apostolo alla chiesa è che la Parola di Cristo abiti nei credenti in modo abbondante. Questa deve essere quindi la base dell’ammaestramento e delle esortazioni che gli uni devono rivolgere agli altri. Tutti insieme devono poi cantare di cuore a Dio come esito di questo ammaestramento e di questa abbondanza. La Parola di Cristo deve essere al centro del canto cristiano diretto a Dio dalla comunità intera sospinta dai sentimenti di gioia che sgorgano dalla grazia di Dio.
Se è naturale accettare l’idea che cantando la Parola di Dio, questa venga imparata e ricordata dai credenti stessi, non si può andare oltre questo principio e pensare di delegare l’insegnamento al cantando o addirittura pensare di predicare attraverso il canto, come invece si sente spesso dire in molte chiese evangeliche. Biblicamente non esistono evidenze di predicazioni cantate o di evangelizzazioni musicali. Un sano ed onesto equilibrio spirituale dovrebbe spingere i credenti ad una profonda riflessione sulle proprie posizioni rispetto l’esempio biblico che il Signore ci ha fatto avere. Il Nuovo Testamento chiede alla Chiesa di Cristo un canto abbondante della Parola di Dio rivolto a Dio. Questo principio dovrebbe già bastare per allontanare dalla mente del credente l’idea di un evangelizzazione mediante la musica o di incontri di esibizione musicale o canora, quali appunto i cosiddetti concerti cristiani.
Canto e non musica.
Nella chiesa del Signore viene citato letteralmente il canto e non la musica. Chi come i credenti pentecostali crede nell’ispirazione verbale del testo biblico, riterrà opportuno sottolineare questo aspetto. Un concerto musicale appunto, dà principalmente importanza all’aspetto musicale. Chi decide di assistere ad un concerto lo fa per il piacere che ne trae ad ascoltare un determinato genere musicale. Contrariamente a questo principio, il Nuovo Testamento non enfatizza la musica ma il canto, puntando appunto sul contenuto “razionale” di ciò che i credenti diranno a Dio (Romani 12:1-2).
Il canto però racchiude in sé il concetto di musica in quanto si tratta dell’espressione di concetti, parole in musica. Non è corretto appellarsi ad un insano letteralismo per affermare allora che nella chiesa cristiana i credenti dovrebbero cantare a cappella senza il supporto di strumenti musicali perché non vengono citati. A sostegno di questo concetto, le parole bibliche che lo Spirito Santo ha ispirato: salmo, inno, canto. Il termine salmo in greco significa letteralmente “canto con accompagnamento di cetra”. Traduce l’ebraico mizmōr, che significa appunto “canto con accompagnamento”. Seppur quindi il Signore abbia voluto ispirare il testo biblico parlando di “canti”, sottolineando così il Suo desiderio di ascoltare ciò che un cuore rigenerato esprime nei Suoi confronti, citando i salmi il Signore include implicitamente la musica, quindi gli strumenti musicali a supporto.
Di fatto, seppur sia vero che il Nuovo Testamento non citi letteralmente strumenti musicali, non si può nemmeno affermare che questi non fossero stati tenuti in considerazione dai cristiani. La storia secolare dimostra che canto e musica furono componenti importanti nella tradizione religiosa romana del primo secolo. L’elemento musicale è ancora più importante nella tradizione greca e soprattutto onnipresente nelle cerimonie ebraiche. Come si può pensare che il cristianesimo nato e sviluppatosi all’interno di queste culture, non tenesse in considerazione l’utilizzo di questi strumenti a supporto del loro canto a Dio? Di certo, se vi fosse stata una differenza tanto marcata al punto da non dover contemplare strumenti musicali nei culti cristiani, nel Nuovo Testamento ne sarebbe stata fatta chiara menzione o esplicito divieto, così come troviamo per tutte le altre pratiche cerimoniali ebraiche o pagane. Coerentemente a questo insegnamento sul canto e sulla musica, sia i movimenti protestanti in generale, così come i credenti pentecostali, non hanno mai fatto mancare canti di lode e inni spirituali accompagnati da musica e quindi strumenti musicali nei loro incontri di culto.
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