Serie “I concerti cristiani” (7): uno strumento di evangelizzazione?
Vi sono credenti che affermano con forza che il concerto cristiano sia uno strumento di evangelizzazione. Chi afferma questo, sostiene anche con vigore che la Chiesa debba esser capace di adattarsi ai tempi, quindi deve sapientemente utilizzare le novità che il mondo secolare propone e non fossilizzarsi su modalità culturali anacronistiche. Di fatto molte delle “novità” del tempo presente non sono citate nel Nuovo Testamento, eppure se ne fa largo uso. Il concerto cristiano è quindi la più recente e coinvolgente forma di evangelizzazione che la chiesa può adottare. Ma è davvero così?
Coloro che si schierano a favore dei concerti musicali a scopo evangelistico, sostengono che questi altro non sono che una forma di culto all’aperto più moderna, adatta ai giovani, attraente per chiunque. Secondo costoro, si fa un errore nel cercare di mantenere forme di culto nate secoli fa in quanto si scadrebbe in una pura quanto erronea forma di tradizionalismo. La chiesa si dovrebbe mantenere giovane e attiva, di conseguenza dovrebbe esser capace di trasmettere il messaggio di Cristo nel modo più fruibile possibile ad ogni generazione. Anche per quel che riguarda le forme di comunicazione da usarsi verso i perduti, la chiesa dovrebbe “ammodernarsi”.
Sulla base di queste premesse, il concerto cristiano diventerebbe uno strumento utile per diffondere il messaggio evangelistico ad una generazione abituata a questo genere di eventi. La Chiesa dovrebbe quindi imparare sfruttare questo canale per la gloria di Dio. A supporto di questa posizione si citano poi gli strumenti tecnologici moderni che la chiesa utilizza e che non sono presenti nel Nuovo Testamento. Si pensi ad esempio agli strumenti musicali moderni, i microfoni o gli altoparlanti, i locali di culto, i pulpiti, i proiettori o altre simili “modernità”. Tutte novità secolari che la chiesa sfrutta oggi diversamente da ieri per la gloria di Dio. Queste novità non sono citate nel Nuovo Testamento eppure tutte le chiese ne fanno largo uso.
L’errore di chi proclama questo genere di “adattamento” ai tempi è molto semplice: si confonde un’attività ecclesiastica come una riunione di culto cristiana o gli elementi che la compongono (come i canti e la musica) con gli strumenti tecnologici. Opporsi ad una particolare forma di culto cristiano non equivale ad opporsi all’uso di strumenti musicali o strumenti tecnologici. Nessuno può affermare ad esempio che la chiesa cristiana è chiamata ad usare l’abbigliamento del periodo di Cristo. Allo stesso modo non si può affermare che la chiesa cristiana sia chiamata a predicare il Vangelo soltanto sui monti o sulle barche in mezzo ai laghi, per seguire fedelmente l’esempio biblico dato da Gesù o dagli apostoli. La chiesa cristiana non deve nemmeno riunirsi solamente nelle sinagoghe o nelle case private perché così viene presentato nel libro degli atti. Monti, barche, laghi, sinagoghe, case, piazze, strade, microfoni, altoparlanti, pubblicazioni, trasmissioni radio televisive, web e social network etc, sono luoghi, strumenti che i cristiani possono utilizzare per predicare il messaggio di Cristo. Nella Bibbia non vi sono vincoli sugli strumenti o sui luoghi da usarsi per predicare il Suo messaggio. L’unico chiarimento che la Parola di Dio espone in modo esplicito è che, qualsiasi fosse lo strumento utilizzato, al Signore piacque di salvare gli uomini mediante la pazzia della predicazione (1 Corinzi 1:21). Qualsiasi strumento potrà considerarsi lecito per l’evangelizzazione se questo sarà uno strumento utile a diffondere la predicazione del Vangelo.
Un concerto cristiano invece, non è da considerarsi uno strumento, ma bensì una pratica, una serie di attività organizzate. Seppur si possa pensare di inserire tra i canti un momento dedicato alla predicazione del Vangelo, non si può affermare che un concerto sia “uno strumento d’evangelizzazione”, perché un concerto è un’attività non uno strumento. Non si può paragonare il concerto ad un microfono. Si può accostare un concerto ad un seminario culturale o ad un party o un congresso. Queste sono attività umane ed è corretto paragonarle l’una all’altra. Allo stesso modo si può paragonare uno strumento musicale come una chitarra alla cetra, al salterio, all’arpa etc. È un errore accostare l’uso di strumenti moderni, ad una pratica umana come il concerto.
Forse un concerto cristiano non è un attività contemplata nella Parola di Dio, ma in molti giovani grazie a questi incontri sono arrivati al Signore ed hanno iniziato a frequentare le chiese evangeliche. Si potrebbero accettare questi incontri per la loro utilità per la causa del Vangelo?
Secondo alcuni, è dalle parole di Paolo stesso che si trova forza teologica nel proporre nuovi metodi e nuovi sistemi per l’evangelizzazione. In uno dei passaggi della sua lettera ai corinzi scrisse: “tutto mi è lecito ma non tutto è utile” (1 Corinzi 6:12). La radice della parola utile, citata in questo passaggio intende il far progredire. Si potrebbe dedurre che ogni attività della chiesa può considerarsi lecita/utile solo nel momento in cui questa supporti alla crescita spirituale. Importante notare anche come la Bibbia non incoraggi l’uomo ad usarsi di qualsiasi mezzo pur di portare l’Evangelo nel mondo. Al contrario il testo biblico afferma con decisione che “a Dio (non agli uomini) è piaciuto (quindi si tratta di qualcosa che provoca piacere a Dio, non agli uomini) di salvare mediante la pazzia della predicazione“. A Dio piace che la Chiesa verso i perduti svolga questa attività piuttosto che altre. Romani 12:1-2 afferma con chiarezza che il cristiano non dovrebbe pensare (letteralmente schematizzare) come il mondo. I credenti non dovrebbero pensare ed agire secondo il modo di pensare dell’era corrente e quindi andare contro corrente, rimanendo fedeli al mandato divino. Organizzare concerti musicali di fatto è l’adattamento ad una forma di intrattenimento di massa secolare.
Il principio dell’utilità di un’azione o di una scelta pone la questione sul piano utilitaristico, ossia si crede che basti fare del bene verso il prossimo, basti aumentarne la felicità per aver dato seguito al mandato divino: “ama il tuo prossimo”. Sulla base di questo principio infatti, nascono molte delle opere sociali compiute dagli evangelici di ogni tempo. Un’opera di aiuto sociale risponde certamente al comandamento del Signore sull’amore verso gli altri e risulta indirettamente utile in termini evangelistici. Ma porre la questione evangelistica solo sotto la lente utilitaristica, crea delle conseguenze importanti nella mentalità del credente. Si impara infatti ad analizzare solo le conseguenze “visibili” di ciò che si è fatto per gli altri in termini umanistici. Al termine di un evangelizzazione ad esempio, ci si domanda se questa sia piaciuta, se sia risultata gradevole a chi vi ha assistito o se abbia prodotto piacere in chi si è esposto. Si ragiona in termini di successo o insuccesso sulla base dei riscontri ottenuti. Questo modo di pensare all’opera evangelistica spinge così la chiesa a non riflettere più sul mandato che ha ricevuto dal Signore, ma su come essa debba organizzarsi per produrre consenso. Non è un caso il fiorire di iniziative di intrattenimento sociale degli ultimi anni: scene teatrali per grandi e piccini, concerti musicali, flash mob, video sui network, dirette streaming di eventi evangelistici, laboratori per ragazzi, workshop tematici, etc. Sotto la spinta dell’utilità per la causa evangelistica, nascono opere di ogni genere. Eppure sia il Signore che i Suoi seguaci hanno ben profetizzato che il principe di questo mondo avrebbe reso la vita difficile ai credenti ed il loro messaggio non sarebbe sempre stato accolto con favore.
L’errore di questo modo di agire sta proprio nel cercare ciò che è utile valutando i risultati dei propri sforzi da riscontri immediati, superficiali ed emotivi. Il cristiano che predica il Vangelo di Cristo non dovrebbe concentrarsi sulla buona riuscita di un incontro, sull’indice di gradimento del proprio audience o sulla propria soddisfazione riguardo la riuscita dell’incontro. Chi predica Cristo non dovrebbe concentrarsi sulla prima reazione di chi lo ha ascoltato e sentirsi appagato dai primi commenti positivi ricevuti. Il vero evangelista sa che seminare è un lavoro faticoso quanto lungo che richiede dedizione e costanza. La concentrazione non dovrebbe esser posta sull’incontro evangelistico, ma sulla relazione personale che si deve stringere con i perduti. Non è l’evento che salva l’uomo, ma la predicazione del Vangelo guidata dallo Spirito Santo. Su questa andrebbero concentrati tutti gli sforzi. Un pomeriggio o una serata tematica possono risultare interessanti, utili, coinvolgenti o rilassanti. Questo genere di incontri hanno certamente degli effetti positivi su chi vi partecipa, ma la chiesa di Cristo non è chiamata ad organizzare incontri di intrattenimento. La Chiesa di Cristo è chiamata a predicare il Vangelo, fare Suoi discepoli e battezzarli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tornando quindi alle pagine del Nuovo Testamento, mai si trovano credenti impegnati ad organizzare eventi evangelistici composti da momenti di intrattenimento per fini “utilitaristici” alla causa.
Conclusioni.
Dal punto di vista pentecostale, non si può considerare il concerto musicale come un incontro di culto moderno. Un concerto musicale, per quanto possa contenere uno spazio dedicato a testimonianze e predicazioni, non rispecchia l’equilibrio tra le attività ecclesiastiche esposte nel Nuovo Testamento.
L’organizzazione di un concerto prevede un gruppo di cantanti e musicisti a presiedere l’incontro, anziché un anziano o vescovo (e tra le qualità richieste a quest’ultimo non c’è l’intonazione o la capacità di suonare).
Un concerto evidenzia una chiara distinzione tra chi è sul palco e chi non lo è, mentre la chiesa del Signore è un’assemblea dove tutti partecipano allo stesso modo. La partecipazione di chi ascolta è passiva anziché attiva e spesso promiscua: un concerto raduna credenti di diverse estrazioni religiose, come si può parlare quindi di pari sentimento?
Un concerto è privo della spontaneità che dovrebbe caratterizzare un’assemblea pentecostale. Un’assemblea cristiana ha scopi decisamente diversi da un concerto, quindi non si può parlare di una forma diversa di culto a Dio.
Seppur si comprenda il buon sentimento per cui si possono organizzare i concerti, questo non giustifica il praticare oltre lo scritto introducendo nella chiesa del Signore attività secolari di qualsiasi genere. Si può peccare davanti a Dio facendo cose contrarie alla Sua volontà con le più buone intenzioni.
da teologiapentecostale
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