UN MALE INCURABILE (I)

La mano del Signore non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per udire; ma sono le vostre iniquità che vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi. (Isaia 59:1-2)

UN MALE INCURABILE (I)

Come potrebbe un essere umano, limitato com’è dai limiti dello spazio e del tempo nonché dalla sua propria natura, comprendere Colui che è eterno? Bisogna che Dio stesso si degni di rivelarsi. Ora, Gesù Cristo è venuto nel mondo per portarci la conoscenza di Dio. Come potrebbe il Creatore non interessarsi alla sua creatura? E, vedendola perduta, Egli ha voluto salvarla. In presenza della giustizia di Dio, ci rendiamo conto che siamo degli esseri colpevoli. Tra Dio e noi si erige una barriera insormontabile, è il peccato. Se Dio ci parla deve necessariamente condannarci. Ciò che è terribile è che il nostro male è incurabile. Questo male, con cui gli uomini devono continuamente misurarsi perché non si trova solamente nel mondo ma nel loro proprio cuore, non è considerato degno di essere preso sul serio. Essi ne minimizzano la gravità, e ne fanno perfino un soggetto di scherzo. A volte si distingue il peccato “veniale” dal peccato “mortale”, ma davanti a Dio ogni peccato è mortale, nel senso che è stata necessaria la morte di Cristo per espiarlo. Tutti gli esseri umani, anche i più saggi, i più virtuosi, sono peccatori e, a questo titolo, meritano di essere eternamente lungi da Dio. Non vi è dunque nessuna speranza per l’uomo? Non potrà dunque mai essere perdonato e sfuggire alla perdizione? Domande cruciali alle quali solo la Parola di Dio può dare una risposta.

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