Nigeria: Leah Sharibu schiava di Boko Haram
Notizie preoccupanti ci giungono riguardo Leah Sharibu, la giovane ragazza di 15 anni rapita da Boko Haram e per cui abbiamo chiesto preghiera la scorsa settimana.
L’agenzia di stampa online The Cable riferisce di un’altra collaboratrice della Croce Rossa, Hauwa Liman, giustiziata nei giorni scorsi da Boko Haram. Il giornalista Ahmed Salkida afferma di aver visto un breve videoclip in cui Liman veniva costretta a inginocchiarsi con le mani legate per poi essere uccisa da un colpo di arma da fuoco. Solo 24 ore prima dell’esecuzione l’ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa) aveva chiesto al gruppo terrorista di liberare Hauwa: “Vi esortiamo alla misericordia. Vi esortiamo a non uccidere un altro operatore sanitario innocente che non faceva altro che aiutare la comunità del nord-est della Nigeria”.
Hauwa Mohammad Liman, Saifure Hussaini, Ahmed Khorsa e Alice Loksha sono scomparse a marzo del 2018 mentre lavoravano a Rann, una città che serve da casa per i rifugiati già vittima di attacchi terroristici. Saifure è stata uccisa nel settembre scorso, accusata di essere ‘murtads’ (apostata), così come Hauwa. Il motivo? Hanno abbandonato l’islam scegliendo di lavorare per la Croce Rossa: “Se li incontreremo, uccideremo tutti gli apostati che lavorano per loro, siano essi uomini o donne. Uccideremo gli infedeli o li terremo come schiavi”.
Riguardo Leah Sharibu, il gruppo terroristico la ha dichiarata schiava a vita insieme a Ngaddah, un’operatrice cristiana, madre di due figli, che lavorava per l’Unicef. “Da oggi” ha detto un portavoce di Boko Haram “Sharibu e Ngaddah sono nostre schiave. Sulla base delle nostre dottrine, ora per noi è lecito fare di loro ciò che vogliamo”.
Leah è stata trattenuta dal gruppo armato a motivo del suo rifiuto di rinnegare la propria fede in Cristo.
Vi chiediamo di continuare a pregare per questa difficile situazione. È ora possibile inviare anche qualche parola di incoraggiamento alla famiglia di Leah scrivendo in inglese all’indirizzo email petizione@od.org.
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