“Vidi una scala che poggiava sulla terra… Il Signore stava al di sopra di essa… IO SARÒ CON TE e TI PROTEGGERÒ”. (Genesi 28:12-15)
Sappiamo di essere pellegrini su questa terra, la nostra patria è il cielo, ma durante il cammino della vita, l’unica voce che bramiamo sentire e che ci dà speranza, é quella di Dio che dice: “IO SONO CON TE E TI PROTEGGERÒ”.
Queste parole furono rivolte a Giacobbe mentre scappava da suo fratello Esaù al quale, con inganno, aveva rubato la benedizione della primogenitura. Esaù giurò che lo avrebbe ucciso dopo la morte di Isacco, loro padre.
Sarà durante questa fuga (percorsi circa 40 chilometri) che Giacobbe si ferma stanco e impaurito per riposare; prende una pietra per cuscino e si addormenta.
Mentre dorme nel suo alloggio scomodo, in un momento di abbandono e vulnerabilità, fa un sogno meraviglioso. Lui, il fuggiasco, diventerà il destinatario di una grande benedizione.
Giacobbe vide una scala (termine che significa: “innalzare ammucchiando”, probabilmente si riferisce a una costruzione tipo Ziggurat mesopotamico) che poggiava sulla terra e la cui cima toccava il cielo e gli angeli di Dio salivano e scendevano per la scala. Il Signore stava al di sopra di essa (28:12-13). Secondo alcuni commentatori, gli angeli (messaggeri) che salivano e scendevano rappresentano le preghiere portate al trono di Dio e le risposte ricevute.
In questo sogno ci sono due elementi: il visivo, cioè la scala gli angeli, e l’uditivo, le parole di Dio che cambiano le cose.
Il discorso di Dio a Giacobbe é una promessa di vicinanza e protezione. Il Signore si vincola a un fuggiasco, un soppiantatore, ma d’altronde è il metodo di Dio quello di “prendere le cose ignobili, pazze, deboli, disprezzate… Per ridurre al niente le cose che sono… perché nessuno si vanti davanti a Dio (1 Cor.1:28).
Dio sceglie Giacobbe affinché possa portare avanti la linea della discendenza eletta; Egli si presenta come l’iddio di Abramo e Isacco e gli dice: “IO SONO IL SIGNORE, tutte le famiglie della terra saranno benedette in te… IO SONO CON TE e TI PROTEGGERÒ”.
Quindi Giacobbe non è abbandonato al suo “destino”: Dio sarà con lui personalmente, la Sua presenza lo accompagnerà del continuo. Dio prende l’iniziativa e sarà per Giacobbe IL PRESENTE sempre presente, l’immagine di un pastore che si prende cura del suo gregge in qualsiasi circostanza. Tutto ciò è pura grazia. È commovente leggere che prima di morire Giacobbe ricorda questa esperienza e rivolgendosi a suo figlio Giuseppe dirà : “Il Dio che è stato il mio Pastore da quando esisto fino a questo giorno” (Genesi 48:15).
Il significato di questo sogno è che il cielo viene incontro alla terra, cosa che sarà compiuta appieno in Cristo Gesù, l’unica Via che porta al Padre, l’Emmanuele, “Dio con noi”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico he vedrete i cieli aperti e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo” (Giov. 1:51).
L’ultima parola rivolta alla chiesa in Matteo 28:20, infatti, è: “Ecco Io Sono con voi fino alla fine”.
Giacobbe non sapeva le difficoltà che avrebbe incontrato con suo zio Labano, ma Colui che conosce ogni cosa lo rassicura dicendo: “Non ti abbandonerò” e questa è una promessa su cui possiamo contare tutti.
Appena sveglio Giacobbe decide di accettare la “realtà del sogno” e come suo nonno Abramo e suo padre Isacco, pone fede in queste promesse facendo da sveglio i suoi voti. Prende la pietra che aveva usato come capezzale e la pone come pietra commemorativa (stele), versandovi sopra dell’olio (antico rito per indicare la sacralità del luogo) e chiamando quel luogo BETHEL = casa di Dio.
Dio fa delle promesse, Giacobbe in risposta fa dei voti. Ora crede nel Dio autore della promessa: “EGLI SARÀ IL MIO DIO… ed io certamente ti darò la decima” (v.21-22).
La decima qui non è un atto religioso, ma il riconoscimento del fatto che la terra appartiene a Colui che ne è il reale proprietario. Anche in momenti così solenni, Giacobbe non rinuncia ad essere un buon “affarista”: ha capito che col Signore si possono fare dei buoni affari, così davanti a suoi voti premette un “SE”.
Giacobbe sarà protetto dal suo Dio fino alla fine della sua vita, avrà giorni difficili, ma nel dolore crescerà e il suo nome sarà cambiato in ISRAELE, “colui che lotta e vince”.
Care sorelle, quando confidiamo in Dio e riconosciamo il nostro bisogno di Lui, Egli ci assicurerà la Sua Presenza nel caldo esausto di questo deserto. E quando i pesi di questa vita ci schiacciano, ricordiamo al nostro cuore che Dio ha cura di ognuno di noi; la Sua cura è perfetta e costante, il ricordo attivo ci darà forza lungo il nostro cammino.
A LUI SIA LA GLORIA!
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