SIAMO NEL POSTO IN CUI DIO CI VUOLE?

Lot, seduto alla porta di Sodoma, sapeva bene di non poter essere approvato da Dio: “Si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta” a causa delle azioni ignobili degli uomini della città (II Pietro 2:7-8).
Eppure rimaneva lì.
È stato necessario l’intervento di due angeli per farlo sfuggire al giudizio che stava per abbattersi su quella gente.
Davide, inseguito da Saul, si è rifugiato addirittura da Achis, un re nemico.
Non ha trovato altro mezzo che fingere di essere pazzo per salvarsi la vita (I Samuele 21:11-15).
Giona, mandato dall’Eterno a Ninive per predicare il pentimento, ha disubbidito ed è fuggito in nave verso Tarsis.
Conosciamo il seguito della storia: Dio ha mandato una tempesta e preparato un grosso pesce per salvare la vita di quel profeta disubbidiente, gettato in mare dai marinai.
Pietro, trattenendosi con quelli che avevano catturato Gesù, ha nascosto la propria identità, ha rinnegato il suo Maestro (Giovanni 18:12-27).
Dopo la risurrezione, il Signore l’ha incontrato parecchie volte per perdonarlo e ristabilirlo nella pace e nella comunione.
Ma noi siamo dove ci vorrebbe Dio, nel nostro ambiente famigliare, nella nostra attività professionale, nel nostro servizio per Lui?
Il nostro Dio è pieno di grazia, e non vorrà lasciarci in una situazione che ci privi della Sua benedizione o che Lo disonori.
Non obblighiamolo ad impiegare dei “mezzi pesanti” per liberarci.
“Esaminiamo la nostra condotta, valutiamola, e torniamo al Signore” (Lamentazioni 3:40).

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