Le vergini avvedute e le vergini stolte di George Whitefield
George Whitefield
“Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno, né l’ora in cui il Figlio dell’uomo verrà” (Matteo 25:13).
L’apostolo Paolo, nella sua epistola agli Ebrei, ci avverte che “è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio” (Ebrei 9:27). E credo – seppur bastasse questa considerazione a risvegliare un mondo assopito, addormentato – che si avvicina il giorno profetizzato nelle Scritture (cfr. 2 Pietro 3:10; Apocalisse 6:14) in cui “i cieli passeranno stridendo, gli elementi si dissolveranno consumati dal calore e la terra e le opere che sono in essa saranno arse”; tutte le persone, di ogni lingua e nazione, appariranno davanti al tribunale del giusto Giudice dei viventi e dei morti, per ricevere ricompense e castighi secondo il modo in cui avranno vissuto la loro vita nel mondo. Quando l’apostolo Paolo fu condotto davanti al governatore Felice, non perse l’occasione di convertire quell’uomo peccatore, parlandogli “di giustizia, di autocontrollo e del giudizio futuro” (Atti 24:25). E sono persuaso che fu l’ultimo di questi tre argomenti che lo colpì in modo particolare: e sebbene il mondo non faccia che peggiorare e diventare sempre più malvagio, sono pochi coloro le cui coscienze sono talmente cauterizzate da negare che dovranno un giorno rendere conto della loro esistenza a Dio. Infatti, seppure in questa vita vediamo spesso persone afflitte, sofferenti, angosciate, e persone ripiene di malvagità trionfare sui deboli, sappiamo che si avvicina il giorno in cui Dio giudicherà il mondo con giustizia, e farà ragione al Suo popolo. Alcuni spavaldamente negano tutto ciò, e intanto si concedono alla concupiscenza degli occhi e all’orgoglio della vita (cfr. 1 Giovanni 2:16). Ma visitateli al loro letto di morte, e chiedetegli, quando le loro anime stanno per andare verso l’eternità, cosa pensano del giudizio a venire; essi vi risponderanno che non riescono più a mentire alla loro coscienza. Una spaventosa attesa di giudizio pervade i loro cuori. Se dunque le cose stanno così, non riguarda ciascuno di noi, miei cari fratelli e sorelle, esaminare seriamente la situazione della nostra anima verso Dio, e cosa dobbiamo aspettarci in quel giorno? Per i fornicatori, gli idolatri, gli adulteri, gli effeminati, gli omosessuali, i ladri, gli avari, gli ubriaconi, gli oltraggiatori, i rapinatori, e coloro che fanno altre cose simili, sappiamo con certezza cosa sarà di loro (cfr. 1 Corinzi 6:9); se non si ravvedono essi non entreranno mai nel regno di Dio e di Cristo: no, la loro dannazione non tarderà; l’ira ardente di Dio sarà la loro ricompensa. E non c’è neppure alcun dubbio sulla sorte dei veri credenti; perché essi, coloro cioè che sono nati di nuovo, sebbene disprezzati e rigettati (cfr. Luca 6:22, 21:17; Matteo 5:11) dagli uomini che seguono il mondo, sono figli ed “eredi di Dio e coeredi di Cristo” (Romani 8:17). Nei cuori dei veri credenti vi è la certezza dell’eredità promessa dal Signore, e la garanzia della Via nuova e vivente (cfr. Ebrei 10:20) preparata per loro per mezzo del sangue di Cristo, attraverso il quale sarà loro “ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore”.
La domanda che dobbiamo porci è, che ne sarà dei “quasi cristiani”, coloro cioè a cui basta arrivare in cielo, vivendo senza essere troppo carnali, e neppure troppo zelanti. In ogni comunità vi sono molti credenti di questo tipo. E quel che è peggio è che è più facile convincere i pubblicani e i peccatori del loro stato di necessità di essere salvati, che costoro. Nonostante ciò, se Gesù Cristo è colui che può giudicarci, essi saranno certamente rigettati e disconosciuti dal Signore nell’ultimo giorno, come se essi avessero vissuto tutta la loro vita in aperta ribellione a tutti i Suoi comandamenti. Questo è ciò che dice il nostro Signore nella parabola della quale i versi che abbiamo letto sono la conclusione, ed è di questo argomento che intendo parlarvi. “Allora”, cioè nel giorno del giudizio, del quale Gesù sta parlando, “il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo”. In queste parole si allude a un’usanza ebraica dei tempi del nostro Signore, praticata in occasione dei matrimoni, che solitamente avvenivano di notte; era consuetudine per le persone che erano nella stanza della sposa uscire in processione con delle luci e andare incontro allo sposo. Lo sposo, nella parabola che abbiamo letto, è Gesù Cristo. La chiesa, cioè i veri credenti, sono la Sua Israele; Egli è unito ad essa da un solo spirito, anche in questa vita; ma la solennità delle loro sacre nozze è riservata al giorno del giudizio, quando Cristo verrà Egli stesso a prenderla per portarla a casa, e per presentarla agli uomini e agli angeli come suo acquisto, e al Padre, senza macchia né difetto. Le dieci vergini qui rappresentano la cristianità in generale. Tutti sono chiamati vergini, perché sono chiamati ad essere santi. Chiunque nomina il nome di Cristo è obbligato da quella professione di fede a ritirarsi da qualunque iniquità. Ma i semplici e i puri di cuore saranno gli unici a ricevere la benedizione di vedere Iddio. Come Cristo nacque da una vergine, così Egli può dimorare solo in anime vergini, rese pure e sante dalla presenza in esse dello Spirito Santo. Cosa dice l’apostolo? “Non tutti quelli che sono d’Israele sono Israele” (Romani 9:6), e non sono tutti Cristiani coloro che si fanno chiamare Cristiani: no, dice il nostro Signore, nel secondo verso, “cinque di loro erano avvedute” (veri credenti) “e cinque stolte” (ipocriti attaccati ai formalismi). Ma per quale motivo viene detto che cinque vergini erano avvedute e le altre cinque erano stolte? Ascoltate cosa dice il nostro Signore nei versi che seguono: “le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell’olio; mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell’olio nei vasi” (Matteo 25:4-5). Le stolte avevano preso le loro lampade solo per formalismo. Sono quei credenti che frequentavano la chiesa, recitavano interi manuali di preghiere, andavano ai raduni all’aperto per ascoltare i sermoni, davano i soldi alle collette, e ricevevano regolarmente i sacramenti. Ma ecco dov’era lo sbaglio: non avevano olio nelle loro lampade, non avevano il principio della grazia, la fede vivente nei loro cuori, senza la quale quand’anche dessimo tutti i nostri beni per nutrire i poveri, e i nostri corpi per essere arsi, non servirebbe a nulla. In breve, non erano altro che dei superstiziosi bigotti in quanto alla forma, ma del tutto stranieri alla grazia della quale, in effetti, avevano rinnegato la potenza nei loro cuori. Andavano alla chiesa, ma allo stesso tempo, non ritenevano sbagliato andare a ballare o a godersi una festa, nonostante avessero promesso al loro battesimo di rinunciare agli sfarzi e alle vanità di questo mondo malvagio. Temevano così tanto di essere “eccessivamente” giusti, da perseguitare o calunniare coloro che erano davvero devoti, se facevano un passo più avanti di loro. In una parola, non avevano mai sperimentato la “potenza del mondo a venire”. Pensavano di poter essere Cristiani senza un ravvedimento interiore, profondo, e perciò, nonostante le loro pretese, avevano soltanto nome di vivere.
E ora, fratelli e sorelle, fermiamoci un attimo, e nel nome di Dio, il quale mi sforzo di servire nel vangelo del Suo caro Figlio, permettetemi di farvi una domanda. Mentre vi illustravo le caratteristiche delle vergini stolte, molti di voi non sono stati richiamati dalla propria coscienza, la quale con una debole voce vi ha detto: “Tu uomo, tu donna, sei una di quelle vergini stolte, perché il tuo cuore e la tua vita assomigliano alle loro” ? Non soffocate, ma piuttosto incoraggiate queste convinzioni; e chissà che il Signore, che è ricco in misericordia verso tutti quelli che Lo invocano con fede, operi in voi mediante questa predicazione, per farvi diventare delle vergini avvedute prima di tornare a casa?
Vediamo subito le caratteristiche di queste vergini: “le avvedute, invece, insieme alle lampade, presero anche l’olio nei loro vasi” (Matteo 25:4). Notate che anche le avvedute, cioè i veri credenti, avevano delle lampade come le vergini stolte; perché il Cristianesimo non ci chiede di sbarazzarci di ogni tipo di forma esteriore; possiamo seguire la forma prescritta, senza per questo essere formali: per esempio, è possibile servire Dio pregando secondo un certo ordine, ma in spirito e verità. E quindi, fratelli e sorelle, non giudichiamoci l’un l’altro. Le vergini avvedute avevano le loro lampade; non era qui la differenza con le stolte, cioè che le une adoravano Dio seguendo una certa forma e le altre non lo facevano. No: come i Farisei e i Pubblicani andavano al tempio a pregare, così le vergini avvedute e quelle stolte potevano andare nello stesso luogo per adorare, e frequentare la stessa comunità; ma le avvedute avevano preso dell’olio nei loro vasi con le lampade; seguivano la forma richiesta, ma non si fermavano ad essa; le parole che usavano in preghiera erano il linguaggio dei loro cuori, che scaturiva dal loro intimo; non avevano timore di studiare le dottrine, né si offendevano quando dei ministri gli dicevano che meritavano la dannazione eterna; non si reputavano giusti da sé stessi, ma erano disposti che fosse Gesù Cristo a ricevere tutta la gloria per la loro salvezza; erano pienamente convinti che i meriti di Gesù Cristo potessero essere ricevuti solo per fede; ma erano attenti a non trascurare le buone opere, come se esse servissero alla loro giustificazione, pur sapendo di essere salvati per fede. In breve, la loro obbedienza era completata dall’amore e dalla gratitudine, era gioiosa, costante, uniforme, universale, proprio come l’obbedienza che hanno santi angeli verso il nostro Padre che è nei cieli.
Ora vorrei esortarvi a fare un’altra pausa; e se qualcuno tra voi riconosce sinceramente queste caratteristiche nel suo cuore, glorifichi Dio, e riceva conforto nell’anima, perché se è così non siete falsi ma veri credenti. Gesù Cristo è stato fatto da Dio in voi sapienza, quella sapienza che porta alla salvezza. Anche se gli uomini non la vedono, Dio vede la differenza che esiste tra voi e le vergini stolte. Non dovete essere turbati, sebbene le circostanze e gli eventi possano indurvi ad esserlo. Infatti al verso 5 leggiamo: “siccome lo sposo tardava” (lo spazio di tempo intercorso tra l’ascensione del nostro Signore e il Suo ritorno per giudicare il mondo) “tutte divennero assonnate e si addormentarono”. Sia le avvedute che le stolte morirono, perché siamo polvere, e polvere dobbiamo ritornare. Non è un difetto nell’amore divino il fatto che tanto i credenti quanto gli ipocriti debbano attraversare la valle dell’ombra della morte; perché Cristo ha distrutto il dardo della morte, cosicché non dobbiamo temere alcun male. Per i credenti essa è il passaggio alla vita eterna: la morte è terribile solo per coloro che non hanno speranza, perché vivono senza fede, nel mondo. Sono persuaso che tutti coloro che tra voi hanno ricevuto le primizie dello spirito sono pronte a gridare “non vogliamo rimanere per sempre qui, desideriamo molto di più partire da questo corpo per essere con Gesù Cristo; e sebbene i vermi divoreranno i nostri corpi di carne, noi siamo pieni di gioia, certi che il nostro Redentore vive, e che negli ultimi giorni Egli discenderà dal cielo, e noi, risorti, vedremo Dio.
Ma non sarà così per gli ipocriti e gli increduli che saranno morti; poiché cosa dice il nostro Signore? “Verso mezzanotte”, osservate, viene detto verso mezzanotte, quando tutto era calmo e regnava il silenzio, e nessuno immaginava potesse accadere una cosa del genere, “si levò un grido”; si udirono la voce di un arcangelo e la tromba di Dio suonare questo allarme; verso tutto ciò che è in cielo, in terra, nelle acque, e sotto la terra, risuonò: “Ecco!”; pensate a quanto sia terribile questa parola gridata per richiamare la nostra attenzione. “Ecco lo sposo, uscitegli incontro!”. Gesù Cristo, il desiderio delle nazioni, lo Sposo della chiesa, Sua sposa: ha tardato per mettere alla prova la fede dei santi, e per dare ai peccatori tempo per ravvedersi, e gli schernitori dicevano: “dov’è la promessa della sua venuta?”. Ma “il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come alcuni credono che egli faccia, ma è paziente verso di noi non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento” (2 Pietro 3:9). “Ancora un brevissimo tempo, e colui che deve venire verrà e non tarderà” (Ebrei 10:37). Egli viene per essere glorificato nei Suoi santi, e perché i Suoi nemici – coloro che non hanno obbedito al Suo vangelo – siano posti come sgabello dei Suoi piedi (cfr. Ebrei 10:13). Egli non verrà di nuovo come un povero uomo di Galilea; non verrà per essere posto in una mangiatoia maleodorante; non verrà per essere disprezzato e rigettato dagli uomini; né per essere coronato di spine, sputato in viso, e schiaffeggiato; né per essere inchiodato e crocifisso al legno maledetto di una croce; Egli non viene come il Figlio dell’uomo, ma come Egli realmente è, l’eterno Figlio dell’Iddio eterno: Egli viene cavalcando sulle ali del vento, nella gloria del Padre e dei Suoi santi angeli, e per essere considerato con eterna riverenza da tutti coloro che saranno con Lui.
“Uscitegli incontro!”, levatevi, morte, stolte vergini, e anche voi avvedute, levatevi e presentatevi per il giudizio. Senza dubbio, moltitudini di persone che ascolteranno questo grido di risveglio si rallegrerebbero se le rocce crollassero su di loro e i monti li nascondessero dalla presenza dell’Agnello: cosa darebbero, se, come in vita vissero come animali, potessero ora morire come gli animali? Quanto si rallegrerebbero, se quelle stesse scuse che usavano in questa vita per disertare una vita cristiana consacrata, potessero servire loro per evitargli di apparire davanti lo Sposo divino! Ma, come Adamo, nonostante le foglie di fico e gli alberi del giardino, non poté nascondersi da Dio quando questi lo chiamò dicendo “Dove sei?”, così ora l’ordine è partito, e la tromba ha suonato per l’ultima volta; tutte le lingue, i popoli, e le nazioni, tanto le vergini avvedute quanto quelle stolte, devono venire alla presenza di Dio, e inchinarsi davanti a Lui. Anche Ponzio Pilato, Anna e Caiafa; anche gli orgogliosi alti prelati e i Farisei di questa generazione, devono apparire davanti a Lui: perché così dice il nostro Signore nella Sua Parola: allora (quando si udì il grido “Ecco lo sposo!”), in un momento, le tombe si aprirono, il mare restituì i suoi morti, e “tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade” (Matteo 25:7), cioè tentarono di mettersi in condizione di incontrare lo Sposo.
Ma, come possiamo immaginare, le vergini stolte restarono sorprese quando, nonostante l’alta concezione di sé e il sentimento di falsa sicurezza che era stato in loro, ora vedevano di essere del tutto nude, e senza quella santità interiore e purezza di cuore, senza le quali nessuno potrà in quel giorno vedere senza spavento il Signore! Senza dubbio, le vergini stolte, mentre erano ancora in questo mondo, potevano essere vestite di porpora e abiti costosi, vivendo nel lusso ogni giorno, e disdegnando il modo di vivere delle vergini avvedute, alcune delle quali erano forse come il povero Lazzaro (cfr. Luca 16:19 e seg.). Queste erano viste dalle stolte come dei fanatici e dei pazzi, come persone che con presunzione si ritenevano giuste, e che volevano stravolgere lo stato delle cose del mondo: ma ora la morte aveva aperto i loro occhi, e le aveva convinte, per loro eterno dolore, che un vero Cristiano non è chi fa professione di esserlo esteriormente, ma chi lo è dentro. Ora esse scoprono (sebbene ormai troppo tardi) che erano loro, e non le avvedute, ad essere state fuori di sé. Ora i loro cuori orgogliosi hanno dovuto fermarsi, e i loro sguardi alteri si sono dovuti abbassare; e come il ricco della parabola, ormai tra i tormenti dell’inferno, implorava affinché Lazzaro intingesse nell’acqua la punta del dito per rinfrescargli la lingua (cfr. Luca 16:22 e seg.), così le vergini stolte, gli ipocriti, i formalisti, sono obbligati ad abbassarsi a implorare coloro che prima disprezzavano: “Dateci del vostro olio” (Matteo 25:8). Oh! Impartite anche a noi un po’ di quella grazia e dello Spirito Santo, per le quali cose noi stolte abbiamo ritenute le vostre vite essere pazzia; poiché “le nostre lampade si spengono” (stesso verso). Avevamo solo l’apparenza della pietà; eravamo sepolcri imbiancati; avevamo l’ipocrisia nel cuore; ci bastava desiderare di essere buoni; pensavamo così di essere salvati, ma ora la nostra speranza è del tutto svanita, ora Dio ha chiamato a sé le nostre anime: perciò dateci, oh! dateci, anche se vi abbiamo disprezzate, dateci del vostro olio, perché le lampade della nostra devozione esteriore, la nostra forma esteriore di Cristianità, e il nostro fugace ravvedimento, si spengono.
“Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio” (Isaia 40:1). Fratelli e sorelle miei in Cristo, ascoltate cosa dicono le vergini stolte alle avvedute, e imparate a condurvi con diligenza. Se siete veri seguaci di Gesù, come Lui era umile così sono persuaso che anche voi non badiate ai vostri titoli o all’orgoglio della vita, e che ogni sorta di male e falsità sia stato detto contro di voi, a causa del Suo santo nome. Poiché nessuno ha mai vissuto né mai vivrà con la santità e la devozione di Cristo Gesù, senza soffrire la persecuzione; no, non dubito che i vostri nemici peggiori siano proprio quelli della vostra casa (cfr. Matteo 10:36). Ditemi, i vostri conoscenti e amici carnali non vessano forse le vostre anime sensibili giorno per giorno, dicendovi di risparmiare voi stessi, di stare attenti a non andare troppo avanti nella vostra devozione, di non allontanarvi dal mondo? E quando siete venuti ad ascoltare la Parola di Dio, non avete sentito moltitudini di Farisei gridare: “Ecco un altro gruppo di Suoi seguaci!” ? Fratelli, sorelle, non meravigliatevene, i servitori di Cristo sono da sempre considerati pazzi dal mondo; sapete che il mondo ha odiato Lui prima di odiare voi (cfr. Giovanni 15:18). Rallegratevi e giubilate. Ancora un po’ di tempo, ed ecco, lo Sposo verrà, e allora tutti quei formalisti, quei Farisei che vi hanno deriso, vi diranno: “Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Quando vi insultano, non rispondete con altri insulti; quando soffrite, non minacciate; affidate le vostre anime nelle mani di Colui che giudica con giustizia: perché, ecco, il giorno viene in cui i figli di Dio parleranno per sé stessi.
Le vergini avvedute, nella parabola, senza dubbio subirono le stesse crudeli derisioni che potete aver subito voi, ma come l’agnello resta muto davanti a chi lo tosa, così in questa vita non hanno aperto le loro bocche per replicare; ma ora vediamo che possono dare una risposta ai loro nemici: “No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene” (Matteo 25:9). Queste parole non vanno intese come se fossero dette per insultare; poiché la carità autentica ci insegna ad usare verso i peggiori peccatori, e i nostri nemici più crudeli, la mansuetudine e la dolcezza di Cristo. Anche se il ricco della parabola era all’inferno, Abrahamo non gli rispose chiamandolo delinquente o malvagio, ma disse solo “Figlio, ricordati”, e io sono persuaso che, se avessero potuto, le vergini si sarebbero comportate con le stolte come, Dio lo sa, farei io con i miei nemici più inveterati, dando loro non solo l’olio di cui avevano bisogno, ma anche esaltandole alla destra di Dio. Non era dunque per mancanza d’amore, ma per timore di non averne abbastanza neanche per sé, che le avvedute risposero: “No, perché non basterebbe per noi e per voi”. Anche chi ha ricevuto molta grazia non ne ha mai “troppa”; solo le vergini stolte, coloro che si considerano giusti per i propri meriti, credono di essere buoni abbastanza o di aver già raggiunto la meta. Chi è veramente avveduto è sempre diffidente verso la propria carne, dimentica le cose che stanno dietro per protendersi verso le cose che stanno davanti, e dopo aver fatto ogni cosa ci pensa due volte prima di affermare di aver raggiunto la salvezza.
“No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Queste parole potrebbero sembrare essere pronunciate con tono di sfida, ma certamente sono state pronunciate nel modo più compassionevole; “andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Vergini infelici! Avete ritenuto che le nostre vite fossero follia; quante volte ci avete condannati per il nostro zelo nel correre ad ascoltare la Parola di Dio, e ci avete definiti fanatici, perché parliamo e affermiamo che dobbiamo essere guidati dallo Spirito Santo, che dobbiamo camminare per lo Spirito, e sentire la presenza dello Spirito di Dio che testimonia al nostro spirito che siamo Suoi figli? (cfr. Romani 8:16). Un giorno vorrete essere fatti partecipi di questo privilegio, ma non sarà in nostro potere di farlo. Vi siete accontentati solo di cercare di entrare, quando avreste dovuto sforzarvi di entrare per la porta stretta (cfr. Matteo 7:13). E ora andate dai venditori e, se potete, compratene per voi stessi.
E cosa risponderete a questo, stolti formalisti? Poiché non dubito che la curiosità e la novità abbiano potuto condurre molti in questo luogo che disprezzate, ad ascoltare un sermone. Riuscite ad ascoltare la risposta data alle vergini stolte, e non tremare dentro di voi? Eppure, ancora poco tempo, e così accadrà a voi. Rallegratevi e confidate nelle vostre opere e nelle vostre forme esteriori; sforzatevi di coprire la vostra nudità con le foglie di una Cristianità soltanto esteriore, e di una giustizia legalistica, dovuta alle vostre buone opere; disprezzate i veri servitori di Cristo quanto volete, ma sappiate che ogni vostra speranza crollerà quando Dio vi chiamerà in giudizio. Poiché non chi si loda viene giustificato, ma coloro che loda il Signore.
Ma ritorniamo al nostro discorso; non sentiamo alcuna risposta da parte delle vergini stolte: no, le loro coscienze le condannavano; come l’uomo senza l’abito da nozze (cfr. Matteo 22:11), ammutoliscono, e sono invase da pensieri ansiosi su come faranno a trovare dell’olio da comprare per la loro lampada, affinché possano comparire davanti allo Sposo. “Ma, mentre quelle andavano a comprarne” (verso 10), mentre le vergini stavano pensando a cosa fare, lo Sposo – il Signore Gesù, il Re, il Marito della chiesa, Sua sposa – arrivò con le miriadi di santi e di angeli; “e quelle che erano pronte”, cioè le vergini avvedute che avevano dell’olio nelle loro lampade, che erano sigillate con il Suo Spirito nel giorno della redenzione, e che avevano l’abito da nozze della giustizia imputata dal Signore, e una nuova natura, “entrarono con lui nella sala delle nozze”.
Chi mai potrà descrivere la gioia ineffabile provata dalle vergini avvedute, quando furono ammesse nella sala da nozze, in santo trionfo, nella Sua presenza e nella Sua completa gioia, di cui le loro anime erano affamate e assetate! Senza dubbio avevano assaporato il Suo amore, e per fede erano spesso state nutrite di Lui nei loro cuori, quando, in terra, sedevano a commemorare la Sua ultima cena; ma quanto pieni dovevano essere i loro cuori e la loro bocca di lodi, quando insieme a Lui si sedettero a mangiare il pane nel Suo regno celeste. E ancor di più, “la porta fu chiusa” (stesso verso), a godere della presenza dell’amato Signore, e la compagnia degli angeli e degli spiriti degli uomini e donne resi giusti, senza più alcuna interruzione per l’eternità. Dico, senza interruzione, perché in questa vita i loro occhi spesso hanno versato lacrime perché gli uomini non seguono i comandamenti di Dio; e non potevano andare ad ascoltare la Parola del Signore senza che satana e i suoi emissari andassero a disturbarli; ma ora la porta è chiusa, ora c’è una perfetta comunione tra i santi, quella comunione che cercavano invano quando erano in questo mondo misero; ma ora non crescono più le zizzanie assieme al grano; nessun ipocrita o incredulo si nasconde più tra di loro. Ora gli empi non possono più affliggere, e ora le anime dei credenti possono godere un riposo eterno vivendo con il Signore.
Ancora una volta, oh credenti, voglio esortarvi a condurvi diligentemente in questa vita. Dio, se vi ha gratuitamente giustificati per la fede nel Suo Figlio, e vi ha dato il Suo Spirito, vi ha sigillati per essere Suoi; e vi ha posti al sicuro, con la stessa sicurezza con cui protesse Noè, quando trovò scampo nell’arca. Ma in quanto eredi di Dio, e coeredi con Cristo, poiché né uomini né demoni possono rapirvi dalla mano del vostro Padre celeste, dovete passare attraverso varie tentazioni; però, alzate il capo, il giorno della vostra perfetta e completa redenzione si avvicina. Guardate, lo Sposo viene Egli stesso a prendervi, la porta sarà chiusa, e sarete per sempre con il Signore.
Ma tremo nel dover dire a voi, Cristiani solo di nome, che la porta sarà chiusa, intendo la porta della misericordia, non sarà mai, mai più aperta per concedervi di entrare, anche se voi doveste continuare a bussare per tutta l’eternità. Poiché così dice il nostro Signore, al verso 11: “Più tardi”, cioè quando coloro che erano pronte erano entrate, ma non le stolte, che, contristate, avevano capito che l’olio non poteva più essere acquistato, né la grazia essere imputata loro, “vennero anche le altre vergini”; e come Esaù, dopo che Giacobbe ebbe ottenuta la benedizione, diede un grido forte ed amarissimo, dicendo “Benedici anche me, padre mio!” (cfr. Genesi 27:34), così vennero le vergini, dicendo: “Signore, Signore, aprici!” (Matteo 25:11). Osservate l’insistenza delle parole delle vergini stolte: “Signore, Signore”. Mentre erano nel corpo, immagino che leggessero le loro preghiere, invece di pregare col cuore. Se ora aveste detto loro “pregate senza stancarvi” (cfr. Luca 18:1), avrebbero pregato con tutto il cuore, sentendo il desidero di ciò per cui pregavano; vi avrebbero risposto che non sapevano cosa significava essere toccati nel cuore, perché Dio non vuole che noi siamo sempre in ginocchio, ma se un uomo vive giustamente, ama la misericordia, e si conduce secondo i canoni e le forme richieste dalla chiesa, è tutto quello che il Signore può volere da un uomo.
Temo, amici, che troppi tra noi siano di questa opinione: anzi, ho paura che molti siano così privi dell’amore di Dio, da pensare che sia un sacrificio troppo grande alzarsi presto la mattina per offrire un sacrificio di lode e adorazione accettevole a Dio attraverso Gesù Cristo. Se tali credenti, per la buona provvidenza di Dio, sono venuti qui questa mattina, vi supplico di riconsiderare il vostro modo di vivere, e di ricordare che se non vi svegliate dal vostro sonno spirituale, e vivete una vita di preghiera qui nel mondo, tra breve tempo griderete invano con le vergini stolte: “Signore, Signore, aprici!”. Osservate inoltre l’impudenza, oltre che l’insistenza di queste vergini; dicono: “Signore, Signore”, come se fossero in stretta comunione con il santo Gesù. Come molti tra noi, che poiché frequentano una chiesa, ripetono un credo, e ricevono i benedetti sacramenti, credono di avere diritto di chiamare Gesù il loro Salvatore, e osano chiamare Dio loro Padre, quando pronunciano la preghiera “Padre Nostro”. Ma Gesù non è il vostro Salvatore. Il diavolo, non Dio, è vostro padre, a meno che i vostri cuori non siano purificati per mezzo della fede, e non siate nati di nuovo da alto. Non è il semplice battesimo in acqua, ma il nascere di nuovo nello Spirito Santo che può aprirvi le porte della salvezza; e nel grande giorno del giudizio, non vi servirà a nulla dire a Cristo, il Signore: “il mio nome è scritto nel registro di quella parrocchia o di quella comunità”. Sono persuaso che le vergini stolte potessero dire questo ed altro; ma cosa rispose loro Gesù? Rispose e disse, al verso 12: “Io vi dico in verità:”, Egli dice “in verità”, per sottolineare che parlava seriamente. “Io vi dico”, Io che sono la verità, Io, cui avete detto di appartenere a parole, ma nei fatti avete rinnegato. “Io vi dico in verità: Non vi conosco”. Queste parole non devono essere interpretate letteralmente; benché gli Ariani e i Sociniani possano dire il contrario, noi affermiamo che Gesù Cristo è Dio, Dio per sempre benedetto, e quindi Egli conosce ogni cosa. Come Egli vide Natanaele sotto il fico (cfr. Giovanni 1:47-49), così guarda noi dal cielo, per vedere come ci comportiamo in questi campi. Fratelli, sorelle, non conosco i pensieri e gli intenti dei vostri cuori, che vi hanno spinti a venire qui stamattina; ma Gesù Cristo sa chi è venuto come una creatura nata di nuovo, desiderosa di essere nutrita del puro latte della parola; e sa chi è venuto con l’intento di ascoltare cosa dice un chiacchierone, per andarsene con qualche mezza frase, in modo da poterlo accusare e deridere. Dunque, questa espressione: “Non vi conosco”, non deve essere interpretata letteralmente; no, essa implica una prova di approvazione. È come se Cristo avesse detto loro: mi chiamate “Signore, Signore”, ma non avete fatto le cose che vi ho detto (cfr. Luca 6:46); desiderate che vi apra la porta per farvi entrare, ma come potreste farlo senza avere un abito da nozze? Guardatevi, siete nudi; dov’è la mia giustizia imputatavi? Dov’è la mia immagine divina incisa sulle vostre anime? Come osate chiamarmi “Signore, Signore”, quando non avete mai ricevuto lo Spirito Santo, col quale sigillo tutti quelli che mi appartengono davvero? “Andate via da me maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Matteo 25:41).
E ora, chi ha orecchie da udire ascolti che tipo di persone erano quelle che Gesù licenziò con questa risposta. Ricordate, vi supplico, ricordate che essi non sono scacciati per essere stati fornicatori, bestemmiatori, per non aver rispettato le domeniche, o per essere figli prodighi. No, in tutta probabilità, come ho detto prima, si trattava di persone che, considerando solo l’osservanza della legge morale, potremmo definire irreprensibili. Erano rispettosi della forma della religione; e se non facevano del bene, si direbbe, non facevano neppure male a nessuno. La sola cosa per cui furono condannate, ed eternamente bandite dalla presenza del Signore (poiché tutto questo è implicato nell’affermazione “Non vi conosco”) era il fatto che non avevano olio nelle loro lampade, non c’era il principio della vera fede vivente e santità nei loro cuori. E se dunque le persone possono andare in chiesa, ricevere sacramenti, condurre vite moralmente oneste, eppure finire all’inferno nell’ultimo giorno, dove sarete voi, ubriachi? Dove sarete voi, bestemmiatori? E voi, che ignorate il giorno del riposo? Dove sarete voi che negate la rivelazione divina, e disprezzate quelli che servono il Signore? Dove comparirete voi, e tutti gli altri peccatori? Davanti al terribile tribunale di Gesù Cristo; comunque potete, come Felice, continuare a seguire le vostre convinzioni, eppure anche voi, come tutti, risorgerete dopo morti, e apparirete in giudizio. Allora vi accorgerete – e sarà troppo tardi per pentirvi – che quello che vi ho detto all’inizio era vero; la vostra dannazione non è una finzione: ma il peccato ha accecato i vostri cuori, e indurito il vostro collo. Ancora un po’ di tempo e il Signore distruggerà i Suoi nemici. Credo, per fede, che vedremo i cieli aperti, e il santo Gesù discendere; il suo volto sarà migliaia di volte più luminoso del sole, e la Sua ira consumerà i peccatori. Mi sembra di vedervi, risorgere dalle vostre tombe, tremanti e attoniti, e gridare: “chi può sostenere il giorno della Sua venuta!”.
E ora quale deduzione trarrò da quanto vi ho detto? Il nostro Signore, nelle parole del testo, ne ha tratta una per me e per voi: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno, né l’ora in cui il Figlio dell’uomo verrà” (Matteo 25:13).
“Vegliate”, cioè, state in guardia, e non smettete di vivere secondo la grazia e la santità. Poiché se ci è stato comandato di perseverare nella preghiera, significa che dovremmo pregare sempre senza stancarci; e quando ci viene detto di vegliare, in generale, significa che dobbiamo indossare l’intera armatura di Dio, e vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Oh, possa ora il Signore darmi la forza di far sentire la mia voce come uno squillo di tromba! Perché se anche potessi parlare con una forza tale da farmi sentire in tutto il mondo, non potrei far risuonare un avvertimento più potente di quello che è contenuto nei versi che abbiamo letto. Vegliate, dunque, amici miei, vi supplico per le misericordie di Dio in Cristo Gesù, vegliate; state in guardia; svegliatevi, voi che dormite nella polvere: poiché non sapete né il giorno, né l’ora in cui il Figlio dell’uomo verrà. Forse oggi, forse questa notte, udremo il grido; “in un batter d’occhio… la tromba… suonerà” (1 Corinzi 15:52). Comunque, pur volendo immaginare che il giorno del giudizio finale sia molto lontano, il giorno della nostra morte è ancora più vicino; poiché cos’è la nostra vita? “È un vapore che appare per un po’ di tempo, e poi svanisce” (Giacomo 4:14). Sia benedetto Dio, che siamo qui e stiamo bene; ma chi, in questa gran moltitudine di persone, può dire “andrò a casa mia e sarò al sicuro” ? Chi può sapere se, anche mentre sto parlando, Dio comandi agli spiriti che lo servono di portare a sé qualcuno di voi, improvvisamente, per rendergli conto dell’attenzione che avete prestato alle parole di avvertimento di questo sermone? Fratelli e sorelle, come sapete alcuni tra noi sono stati chiamati dal Signore ultimamente; quale angelo o spirito può assicurarvi che non toccherà a voi la prossima volta? “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno, né l’ora in cui il Figlio dell’uomo verrà” (Matteo 25:13). Ed è principalmente per questo motivo che Dio non ci ha rivelato quale sarà il giorno in cui moriremo. Così, ognuno di noi dica a se stesso: dal momento che potrei dover lasciare questo corpo domani, perché, anima mia, non vegli oggi? Non so quando avverrà, ma potrei morire tra un momento, perché dunque non ti prepari ad incontrare il Signore?
Molte riflessioni del genere sono tra i miei pensieri. Ma ora, benedetto sia il Signore, che si compiace di magnificare la Sua potenza tramite la debolezza di un misero verme quale io sono, non tanto per quello che dirò, ma per quello che lascerò non detto. Come Elihu, “il mio intimo è come vino rinchiuso”; dall’abbondanza del mio cuore parla la mia bocca. Vedendo una moltitudine di persone così grande davanti a me, provo un senso dell’infinita maestà del Dio nel cui nome io predico, e davanti al quale, come voi, dovrò apparire, per rendere conto della mia vita; e non so se vivrò ancora un altro giorno per potervi parlare. Queste considerazioni, e soprattutto la presenza di Dio, che sento nella mia anima, mi spingono a parlarvi, riempiendomi di così tante parole che a malapena so da dove cominciare, o dove terminare. Comunque, per chiarezza, e con l’aiuto divino, dividerò il discorso in tre parti.
Per prima cosa, vorrei ricordare a coloro che sono apertamente increduli e ostili le parole pronunciate dal nostro Signore nel brano che abbiamo visto: poiché sebbene vi abbia detto che la vostra dannazione non tarderà, voi continuate a vivere in uno stato di impenitenza; eppure quello che vi ho detto aveva il solo scopo di risvegliarvi, di convincervi dell’imminente pericolo che correte, e di spingervi a gridare: “cosa devo fare per essere salvato?” (Atti 16:30). Mi appello a tutti voi che mi ascoltate; vi ho forse detto che la porta della grazia vi sarà chiusa in faccia, se crederete in Gesù Cristo? No, quand’anche tu fossi il più grande dei peccatori, anche se tu avessi ucciso tuo padre e tua madre, o se appartieni alla feccia della società, se credi in Gesù Cristo e gridi a Lui con la stessa fede del ladro morente sulla croce: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!” (Luca 23:42), ti garantisco sulla salvezza eterna della mia anima che ti accoglierà prontamente nella Sua presenza. Poiché è scritto in 1 Timoteo 1:15: “Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori” (quelli cioè sinceramente ravveduti e che credono). Anzi, tanto grande è il Suo amore, che sono persuaso che se fosse necessario, Egli verrebbe di nuovo nel mondo, a morire una seconda volta sulla croce per i peccatori. Ma, benedetto sia Dio, quando il nostro Signore, sulla croce, chinò il capo e rese lo spirito, la nostra redenzione era stata completata. Non saranno i nostri peccati, ma la mancanza di una fede vivente nel Suo sacrificio, a condannarci per l’eternità: se vi avvicinate a Lui per fede, anche se foste i peggiori peccatori, Egli non vi dirà: “In verità, non ti conosco”. No, la porta della misericordia e della grazia ti sarà aperta. Guarda allora, guarda, con l’occhio della fede, a quel Dio-uomo che hanno trafitto. Osservalo sanguinare, ansimare, morire sulla croce, con le braccia distese pronte per abbracciare tutti voi. Ascoltate i suoi gemiti! Guardate come tutta la natura è in agonia! Le rocce si frantumano, le tombe si aprono; il sole ritira la sua luce, come se si vergognasse di vedere l’Iddio che ha creato la natura soffrire inchiodato alla croce; e tutto questo per salvare l’uomo. E ancora, il santo Gesù, proprio nell’agonia e negli spasimi della morte, prega per i Suoi carnefici: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34). Se dunque hai peccato contro la luce, non disperare, soltanto credi, e anche questo ti sarà perdonato. Avete letto, o per lo meno avete certamente sentito parlare, dei tremila che furono convertiti dalla predicazione di un solo sermone di San Paolo, dopo l’ascensione in cielo del nostro Signore (cfr. Atti 2:41); senza dubbio molti di coloro che avevano crocifisso il Signore della gloria erano tra quelli, perché dunque tu dovresti disperare? “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Ebrei 13:8). Lo Spirito Santo scenderà su di te, come avvenne per quelli, se solo credi; poiché Cristo è asceso in cielo per ricevere questo dono anche per il più vile degli uomini.
Venite dunque, voi tutti che siete affaticati e oppressi dai vostri peccati, afferrate Cristo per fede, ed Egli vi darà riposo; poiché la salvezza è il dono gratuito di Dio per tutti quelli che credono. E sebbene possiate pensare che questa notizia è troppo buona per essere vera, vi sto parlando nella verità in Cristo, non vi sto mentendo, questo è il Vangelo, questa è la buona notizia che ci è stata detta di predicare a ogni creatura. Non siate increduli, ma credenti. Non lasciate che il diavolo vi tenga ancora soggetti alla sua volontà; perché il salario che dà a tutti i suoi servi è la morte, morte spesso in questa vita, e morte eterna nella vita a venire: ma il dono gratuito di Dio, è la vita eterna per tutti quelli che credono in Gesù Cristo (cfr. Romani 6:23). I Farisei saranno offesi dalla mia predicazione, dal fatto che vi sto predicando la salvezza gratuita e non in virtù delle vostre buone opere; ma più essi mi imporranno di smettere, più io alzerò la mia voce per proclamare il Vangelo ai peccatori; Gesù, figlio di Davide secondo la carne, ma Signore di Davide in quanto era Dio stesso, avrà pietà di tutti quelli che con fede vivente vanno a Lui.
Se questo mio modo di fare è considerato vile, prego Dio di esserlo ancora di più. Se non mi lasceranno predicare Cristo crocifisso, e offrire la salvezza ai poveri peccatori in una chiesa, predicherò per le vie, per le strade, e lungo le siepi; e niente mi rallegra di più del fatto di trovarmi a predicare in una delle più grandi roccaforti del diavolo. Certamente il Signore non ci ha chiamati per nulla; no, benedetto sia Dio, i campi sono bianchi da mietere, e spero che molte anime saranno raccolte nel Suo granaio celeste. È vero, questa è la mezzanotte della chiesa, specialmente per la povera chiesa d’Inghilterra, ma Dio ultimamente ha mandato i Suoi servitori a gridare: “Ecco lo Sposo!”. Vi supplico, o peccatori, ascoltate quella voce! Permettetevi di celebrare per fede le nozze tra voi e il mio amato Maestro; e d’ora in poi “vegliate e pregate”, affinché possiate essere pronti ad andare ad incrontrarLo.
Come seconda cosa, vorrei parlare a voi che, pur non essendo apertamente increduli o profani, dipendete da una devozione esteriore, formale, illudendo le vostre anime, in quanto siete come le vergini stolte. Ma devo parlare per convincervi, piuttosto che per consolarvi. Miei cari fratelli e sorelle, non illudete le vostre anime. Avete ascoltato quanto avanti erano giunte le vergini stolte, eppure ricevettero la risposta: “In verità, non vi conosco”. Il motivo è che solo quelli che hanno una fede vivente in Cristo Gesù, e sono veramente nati di nuovo, possono sperare di entrare nel regno dei cieli. Potete forse vivere una vita moralmente onesta, ma se dipendete da quella onestà, o se unite le vostre opere alla vostra fede per essere giustificati agli occhi di Dio, non avete alcun diritto di ricevere la redenzione in Cristo: perché tutto questo non è altro che negare quello che il Signore ha fatto per voi. Non significa forse questo fare di voi stessi i vostri salvatori? Prendere la corona di Gesù Cristo, e metterla sulla vostra testa? Il crimine del diavolo, secondo alcuni, consisté nel fatto che non si inchinò davanti a Gesù Cristo, quando il Padre comandò a tutti gli angeli di servirlo; e non state facendo anche voi lo stesso? Non volete e non vi sottomettete alla Sua giustizia; pretendete di servirLo con le vostre labbra, ma i vostri cuori sono lontani da Lui; inoltre voi, in effetti, rinnegate l’opera del Suo santo Spirito, confondendo la grazia comune per quella divina; sperate di essere salvati perché avete buoni sentimenti, e qualche pentimento; e cosa significa questo, se non ritenere Dio, la Sua Parola, e tutti i Suoi santi, dei bugiardi? Un ebreo, o un turco, hanno le stesse vostre basi su cui costruire la speranza della propria salvezza. Non vi devo dunque avvertire, vergini stolte, di vegliare? Implorate Dio affinché Egli vi convinca del fatto che la tutta vostra giustizia, l’incredulità segreta dei vostri cuori, vi lasceranno impreparati per incontrare il Signore quando si udrà il grido: “Ecco lo Sposo!”. Potrete gridare: “Signore, Signore”, ma la risposta sarà: “Io vi dico in verità: Non vi conosco”.
Come terza cosa, vorrei dire un paio di parole di esortazione alle vergini avvedute, a coloro che sono certe di avere indossato l’abito da nozze della giustizia imputata dal Signore. Sono certo che ci siano molti tra voi che per grazia hanno rinunciato alla propria giustizia, e sanno che la giustizia del Signore è loro imputata. Dio ha un residuo segreto nei periodi peggiori; e sono persuaso che Egli non abbia fatto ascoltare il grido del Vangelo tra il Suo popolo con tanta forza inutilmente. No, sono certo che lo Spirito Santo sia stato dato a molti durante la predicazione di fede, e sia sceso con potenza su molti, mentre hanno ascoltato la Parola. Non siete dunque più vergini stolte, ma avvedute; nonostante ciò, vi supplico di ascoltare anche la parola di esortazione, poiché le vergini avvedute sono troppo inclini a diventare assonnate e ad addormentarsi, quando lo Sposo tarda.
Vegliate dunque, miei amati fratelli e sorelle, vegliate e pregate, specialmente in questi tempi; poiché forse si avvicina un periodo di sofferenza e di prova. L’arca del Signore giù inizia ad essere guidata nel deserto. State dunque in guardia, e perseverate nel seguire il vostro Signore, anche senza un accampamento, portando il biasimo; il grido è stato udito, e ha risvegliato il diavolo e i suoi servi; la loro collera è tremenda; e non a torto lo è, poiché il loro regno è in pericolo. Vegliate dunque, poiché se non siete sempre in guardia, un periodo di prova può cogliervi impreparati, e invece di riconoscere, potremmo come Pietro essere tentati di rinnegare il nostro Maestro. Ponete spesso la morte e l’eternità davanti a voi. Guardate a Gesù, l’autore e compitore della vostra fede, e considerate quanto poco tempo manca, prima che giunga il giudizio; e allora il nostro biasimo sarà portato via; gli accusatori dei fratelli e di noi stessi saranno gettati giù, ma noi albergheremo per sempre con il nostro caro Signore Gesù.
Infine, quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate; grandi e piccoli, poveri e ricchi, giovani e vecchi, uno con l’altro, vi supplico, per le misericordie di Gesù, state in guardia: volate, volate a Gesù Cristo, allo Sposo celeste; ecco, Egli desidera portarvi a Sé, miserabili, poveri, ciechi e nudi come siete; Egli desidera vestirvi con la Sua eterna e perfetta giustizia, e rendervi partecipi di quella gloria di cui godeva presso il Padre quando il mondo non era ancora stato creato. Non siate sordi a queste parole; non rigettate il messaggio a causa della pochezza di chi ve lo sta annunciando. Sono soltanto un giovane, ma il Signore mi ha scelto affinché la gloria possa andare tutta a Lui. Se per invitarvi avesse mandato un rabbino estremamente colto, avreste ben potuto pensare di essere stati convinti per le sue capacità di linguaggio o di ragionamento; ma invece Dio ha mandato un ragazzo, affinché l’eccellenza della Sua potenza possa essere riconosciuta essere non come quella di un uomo, ma di Dio. Lasciate che gli eruditi Farisei disprezzino la mia giovane età; non m’importa quanto vile possa io apparire agli occhi di uomini simili; mi glorio in questo. E sono persuaso che quelli tra voi si uniranno a Gesù grazie a questa predicazione, non avranno da pentirsene quando andranno in cielo, perché Dio avrà mandato loro un ragazzo a gridare loro: “Ecco lo Sposo!”.
Oh! Fratelli e sorelle miei, il pensiero di essere uno strumento del Signore per portare anche uno solo di voi in gloria, mi riempie di nuovo zelo. Ancora una volta vi imploro: “Vegliate, vegliate e pregate”. Poiché il Signore Gesù riceverà tutti quelli che Lo invocano con fede. Lasciate che quel grido, “Ecco lo Sposo!”, risuoni continuamente nelle vostre orecchie; e iniziate ora a vivere come se vi fosse stato assicurato che stanotte dovrete “andare a incontrarLo”. Potrei parlare ancora, ma gli altri doveri del giorno mi impongono di fermarmi. Possa il Signore dare a voi tutti orecchie aperte per udire, un cuore obbediente, e unirvi insieme a Lui in un solo spirito, affinché quando Egli verrà con la Sua tremenda maestà a giudicare l’umanità, possiate essere trovati con indosso il vestito da nozze della Sua giustizia, ed essere pronti ad andare con Lui al matrimonio.
Concedici questo, o Signore, per amore del Tuo amato Figlio!
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