LA CAPERA

Si nascondono tra di noi, approfittano della nostra buona fede, ti fanno parlare, ti fanno esprimere il tuo innocuo parere e col sorriso ti dicono: “Parla pure voglio solo sapere come la pensi”.

Poi prendono le tue parole le rivedono, le correggono e le portano in giro, causando danni irreversibili.

Come conseguenza di questo nefasto e perverso gioco di parole si ha l’estinzione di belle amicizie, di rosei rapporti familiari, l’estinzione della stima dei cari colleghi e mille altri danni incalcolabili.

Parlo delle famigerate CAPERE o CAPERI (ancor più mostruosi).

Chi sono?

Dicasi tali, le acconciatrici di tuppi, coloro che giravano di casa in casa per acconciare i lunghi e complicati capelli delle donne del quartiere, un lavoro per lo più napoletano e comunque nato a Napoli.

La “capera” per intrattenere le sue bizzose clienti, dallo sciampo alla messa in opera del “tuppo” incominciava a raccontare i fatti del quartiere, i fatti delle altre: ed erano quasi sempre notizie inedite di innamoramenti, di tradimenti, di debiti e si finiva inevitabilmente nei vicoli bui e pericolosi.

La cliente ascoltava, e si illudeva che la capera, non avrebbe mai parlato alle altre dei suoi segreti, così con spensieratezza si apriva a raccontare i pensieri, i desideri e sogni del cuore che finivano per essere argomenti di intrattenimento alla cliente prossima di turno.

Le capere erano usate anche come inconsapevoli veicoli di notizie indicibili, cioè volevi far saper qualcosa al popolo bastava dirlo alle capere.

Volevi mandare un messaggio a qualcuno?

Bastava dirlo alla capera, che si prestava come mezzo infallibile di divulgazione fedele e puntuale.

Chi vive con l’illusione che tali maldicenti e pettegoli siano scomparsi faccia bene attenzione.

È un’erba che non muore mai, se poi siamo sinceri un po’ capere lo siamo tutti, tutti parliamo troppo e spesso a vanvera, anzi oggi non solo si parla ma si “chatta” cioè si mandano messaggi spesso offensivi via e-mail.

Cambiano gli strumenti ma le capere sono sempre all’opera.

Anche la benedetta Parola di Dio ci mette in guardia: “Così anche la lingua è un piccolo membro, eppure si vanta di grandi cose.

Osservate: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta!

Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità.

Posta com’è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna, dà fuoco al ciclo della vita” (Giacomo 3:5,6).

Con le nostre parole innalziamo e abbassiamo, elogiamo e offendiamo, diamo onore e disonoriamo tutto strettamente collegato ai nostri sentimenti, alle nostre simpatie, al nostro personalissimo e spesso iniquo metro di giudizio.

Questo malvagio esercizio lo facciamo in pubblico, nelle conversazioni private e finanche in famiglia senza considerare che questi nefasti comizi provocano negli ascoltatori sentimenti e convinzioni false e dannose.

Vi lascio con l’esortazione della Parola di Dio a riguardo: “Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra dal dire il falso” (I Pietro 3:10).

“Se uno pensa di essere religioso, ma poi non tiene a freno la sua lingua e inganna sé stesso, la sua religione è vana” (Giacomo 1:26).

Un saluto alle “capere” con l’auspicio di una nuova nascita in Cristo.

Buona settimana.

Meditazione tratta dal sito evangelico: http://www.adimodugno.it

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