Studio biblico: l’ansia
“Non siate con ansietà solleciti di cosa alcuna; ma in ogni cosa siano le vostre richieste rese note a Dio in preghiera e supplicazione con azioni di grazie. E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, guarderà i vostri cuori ed i vostri pensieri in Cristo Gesù”.(Filippesi 4:6-7)
Così un dizionario della lingua italiana definisce il termine ansia: agitazione dell’anima in attesa di un bene sperato o di un male temuto.
Nessuno, a ben pensarci, può dire di non essere stato mai coinvolto in uno stato d’ansia che, pur affondando le sue radici in motivazioni diverse, ci fa vivere in maniera esagitata, privandoci della serenità, senza la quale la qualità della vita risulta seriamente compromessa.
Non si ignora, d’altronde, che per l’uomo diventa ogni giorno più difficile gestire equilibratamente le tensioni personali che scaturiscono dallo sforzo di inserirsi in maniera qualificata nel mondo in cui è chiamato ad operare.
In molti casi, egli è costretto a soffocare i desideri profondi dell’io, facendosi violenza, per rispondere adeguatamente alle continue e pressanti istanze sociali.
Né i mezzi di informazione di massa (giornali, televisione, radio) contribuiscono ad allentare la tensione.
Basti pensare alla rapidità con cui essi diffondono le notizie e purtroppo, il più delle volte, cattive notizie. Terremoti, omicidi, attentati, violenze, droga non aiutano certamente l’uomo ad avere fiducia nella vita e negli altri, anzi lo disorientano perché, come tutti sappiamo, tutto ciò potrebbe costituire una seria minaccia per la nostra integrità fisica, e che comunque sfugge al nostro controllo, ci rende ansiosi perché ci terrorizza.
L’ansia interessa la sfera emotiva della persona. E’ una condizione psichica fisiologica del tutto normale, anzi positiva purché rimanga entro certi limiti.
Infatti non sarebbe mai stato considerato patologico lo stato ansioso in cui viene a trovarsi uno studente prossimo a sostenere un esame; al contrario egli trae beneficio da una simile tensione perché lo stimola a migliorare la sua preparazione e il suo rendimento; ma è altrettanto indubbio che l’ansia, in qualche caso, può, se non controllata, sfociare in vere e proprie malattie quando il soggetto, sentendosi inadeguato a rispondere opportunamente alle sollecitazioni esterne, tende ad ingigantire i problemi vivendoli in forma ossessiva, non percependoli più nella loro reale dimensione.
L’ansietà non si identifica con il dolore, la malattia, le tentazioni, sebbene queste cose possono contribuire a determinarla.
Man mano che gli studi progredendo migliorano la conoscenza del nostro organismo, diventa sempre più evidente come la mente (psiche) condizioni fortemente, anche in forma negativa, il corpo (soma) donde il termine psicosomatico attribuito alle malattie che riconoscono questo meccanismo patogenetico.
Invisibili tensioni emotive della mente possono produrre sorprendenti cambiamenti visibili nel corpo, in alcuni casi gravi e fatali.
Il centro delle emozioni, nel nostro cervello, è collegato, tramite fibre nervose, ad ogni parte del nostro organismo.
Qualsiasi alterazione interessi questo centro inevitabilmente si ripercuoterà su tutto l’organismo.
I sintomi che rendono manifesto lo stato ansioso sono di natura psichica e fisica.
I più comuni sono: un senso di malessere generale, una sensazione di pericolo imminente, una paura immotivata di affrontare le situazioni, anche le più banali come guidare le automobili nel traffico, di stare tra la gente. Si direbbe che ci sia quasi paura di affrontare la vita.
Ci sono anche la classica insonnia, la tachicardia, le mani fredde, una sudorazione abbondante, disturbi della digestione, bruciori di stomaco e molto frequentemente il mal di testa.
Ma l’ansia, in alcuni casi, ha un peso non trascurabile nella insorgenza di malattie; è necessario comunque tener presente che il fattore emotivo non è l’unica causa in una qualsiasi di queste.
L’ulcera gastro – duodenale riconosce certamente, tra i principali fattori determinanti, l’ansia: essa successivamente può aggravarsi per l’ingestione di certi cibi.
Vi sono poi le malattie cardio-vascolari. L’ansia esercita sul cuore una tensione maggiore di molti altri stimoli, compresi l’esercizio e la
stanchezza fisici.
L’alta pressione arteriosa può essere conseguenza dell’ansia e spesso la conoscenza di essere ipertesi genera nuova ansia con l’innesco di un circolo vizioso molto grave; ecco perché, in molti casi, il medico evita di informare il paziente circa l’aumento della pressione arteriosa.
Si crede, e l’esperienza lo dimostra, che la maggior parte dei sintomi soggettivi associati alla ipertensione sono di origine psicogena (ossia emotiva) e ciò dimostra l’importanza dell’ansia nel provocare ed aggravare l’ipertensione.
Situazioni stressanti prolungate possono stimolare eccessivamente la ghiandola tiroidea e determinare la comparsa di sintomi del gozzo tossico: nervosismo estremo, occhi sporgenti, accelerazioni del polso e affezioni cardiache anche mortali.
Anche le ovaie possono essere colpite e come conseguenza si hanno mestruazioni dolorose, mancanza di mestruazioni e tensione ed irritabilità premestruali.
Le ghiandole surrenali sono spesso bersaglio di tensioni emotive ed allora gli eccessi di secrezione possono provocare ancora una elevata pressione arteriosa, artrite, malattie dei reni e arteriosclerosi.
Anche il tono muscolare può essere influenzato dalla tensione emotiva provocando irrigidimenti e dolori muscolari.
Così pure la difficile respirazione di chi soffre d’asma può provocare paura e tensione che di solito aggravano lo stato asmatico.
Ed ancora l’ansia può causare la comparsa di manifestazioni allergiche cutanee.
Effettuando alcuni esperimenti è stato rilevato che l’ansia sarebbe responsabile di una riduzione delle difese immunologiche dell’organismo la quale provocherebbe una più facile aggressione da parte di agenti infettivi.
La percentuale di pazienti che si rivolge ad un medico con sintomi e malattie fisiche causate da ansia è molto alta e sembrerebbe destinata ad aumentare.
Lo psicologo interviene negli stati d’ansia più lievi; nei casi più gravi si ricorre alla somministrazione di psicofarmaci e più precisamente di ansiolitici. Questi preparati agiscono sul cervello riducendo i livelli di ansietà e dando al paziente uno stato di relativa calma che lo aiuta ad affrontare la realtà con maggiore tranquillità. Ma un uso prolungato e smodato di questi farmaci non è privo di effetti collaterali anche gravi.
Non c’è dunque soluzione ottimale per venir fuori dall’ansia?
Considerato che i farmaci non risolvono il problema e non possono dare la pace, è l’uomo condannato per sempre ad essere sconfitto da questo “gigante”?
Grazie a Dio non è così! La Bibbia, la Parola di Dio, è prodiga di consigli utili ed indispensabili per evitare di cadere nel tranello dell’ansietà.
Se si accettano sinceramente e si fanno propri i princìpi e gli insegnamenti di Cristo buona parte delle difficoltà, delle malattie, dei dispiaceri dell’umanità scomparirà; perché vivere nella volontà del Signore è garanzia di pace e di serenità; è vivere recuperando la propria dignità di uomini, molte volte compromessa inseguendo falsi ideali ed apparenti successi.
Gli inviti e le esortazioni di Gesù sono insistenti:
“Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, ed io vi darò riposo”. (Matt. 11:28)
“Io (Gesù) vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non si a turbato e non si sgomenti”. (Giov. 14:27)
Badate a voi stessi, che talora i vostri cuori non siano aggravati… dalle ansiose sollecitudini di questa vita”. (Luca 21.34)
“Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché Egli vi innalzi a suo tempo, gettando su Lui ogni vostra sollecitudine, perché egli ha cura di voi”. ( 1 Pietro 5: 6-7)
Il salmista e re Davide aveva numerosi e validi motivi per essere ansioso: durante la sua vita si era trovato a lottare con i leoni, contro il gigante Goliath, aveva evitato numerosi attentati alla sua vita procuratigli dal re Saul, suo suocero, che lo voleva morto a tutti i costi; eppure egli non fu succube dell’ansietà. In numerosi Salmi egli ha espresso il suo stato d’animo.
“L’Eterno è la mia luce e la mia salvezza; di chi temerò? l’Eterno è il baluardo della mia vita; di chi avrò paura?…
Quand’anche un esercito si accampasse contro a me, il mio cuore non avrebbe paura; quando la guerra si levasse contro a me, anche allora sarei fiducioso”. (Salmo 27: 1-3)
“In pace mi coricherò e in pace dormirò perché Tu solo, O Eterno, mi fai abitare in sicurtà”. (Salmo4:8)
Gesù stesso, “uomo di dolore, familiare col patire” (Isaia53: 3) apparentemente sperimentò momenti di ansietà nel giardino del Getsemani.
In Matteo 26: 44 leggiamo: “L’anima mia è oppressa da tristezza mortale” e in Luca 22: 44 “Ed essendo in agonia, Egli pregava vie più intensamente; e il suo sudore divenne come grosse gocce di sangue che cadevano in terra”.
Ma Gesù rivolse la Sua preghiera: “padre se vuoi allontana da me questo calice! Però non la Mia volontà, ma la Tua sia fatta. E un angelo Gli apparve dal cielo a confortarlo”. (Luca 22: 42-43) E la Sua richiesta fu esaudita; leggiamo infatti in Ebrei 5: 7-10 “Il quale (Gesù), nei giorni della Sua carne, avendo con gran grido e con lacrime offerto preghiere e supplicazioni a Colui che Lo poteva salvare dalla morte, ed avendo ottenuto di essere liberato dal timore, benché fosse figliuolo imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì; ed essendo stato reso perfetto, divenne per tutti quelli che Gli ubbidiscono autore di una salvezza eterna”.
Gesù conosceva quali pericoli potesse correre l’uomo a causa dell’ansia e mise in guardia i suoi discepoli e seguaci dicendo:
“Non siate con ansietà solleciti per la vita vostra. … Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutrisce. Non siete voi assai più di loro? E chi di voi può con la sua sollecitudine aggiungere alla sua statura pure un cubito? (distanza dal gomito alla estremità del dito medio di circa 50 cm.) …Considerate come crescono i gigli della campagna; essi non faticano e non filano; eppure Io vi dico che nemmeno Salomone , con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro… Non siate dunque con ansietà solleciti del vostro domani: perché il domani sarà sollecito di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno”. (Matteo 6: 25-34)
Il pensiero del domani avvelena spesso l’esistenza ma la speranza in Dio ci porta ad affermare che Egli, che ci ha dato l’oggi, provvederà per il nostro domani.
Abbandoniamoci, dunque, fiduciosi tra le Sue braccia eterne.
Nessuno interpreti però la fiducia in Dio come un invito alla passività e all’immobilismo.
Gesù ci invita ad avere fiducia ma aggiunge anche: “Cercate prima di tutto il regno e la giustizia di Dio, e tutte le altre cose vi saranno sopraggiunte”.
Se non vogliamo essere vinti dall’ansietà dobbiamo prima di tutto cercare attivamente di far parte del regno di Dio e di possedere la Sua giustizia.
Il cercare dà l’idea dell’azione, del movimento, della decisione.
Accettare Gesù come Salvatore personale ci garantisce l’appartenenza al regno, ma ciò implica anche la nostra disponibilità a fare tutto quello che è necessario per appartenerGli.
In quanto alla giustizia San Paolo nell’epistola ai Romani 5: 1-2 dice: “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi”.
Ed in Efesini 6:13 leggiamo: “Perciò , prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e doo aver compiuto tutto il dover vostro, restare in piè”.
Tutti abbiamo avuto e continueremo ad avere scontri con il gigante “ansietà”.
Solo la fede in Dio potrà garantirci la vittoria su di essa.
Quando il giovinetto Davide raggiunse il campo di battaglia e vide che il re Saul e il suo esercito tremavano di fronte al gigante Goliath, fu scosso dalla mancanza di fede di Israele in Dio.
Rifiutò l’armatura che il re Saul gli offrì e uscì contro il gigante armato di una potente fede nell’Eterno e di una fionda santificata.
Aveva paura? “Nel giorno in cui temerò, io confiderò in Te. Con l’aiuto di Dio celebrerò la Sua Parola; in Dio confido e non temerò; che mi può fare il mortale?” (Salmo 56: 3-4)
Così si rivolse al gigante Filisteo:
“Tu vieni a me con la spada, con la lancia e col giavellotto; ma io vengo a te nel nome dell’Eterno degli eserciti, dell’Iddio delle schiere d’Israele che tu hai insultato”.
Con simili premesse un buon risultato era certo.
Davide vinse non solo il gigante Goliath, ma anche le tante difficoltà che incontrò nella sua vita.
Nei nostri scontri quotidiani con grandi e piccole preoccupazioni l’esercizio della nostra fede sarà determinante per ottenere vittoria.
Se imiteremo Davide con lui potremo affermare: “L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà. Egli mi fa giacere in verdeggianti paschi, mi guida lungo le acque chete. Egli mi ristora l’anima, mi conduce per sentieri di giustizia per amore del Suo nome. Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei male alcuno, perché Tu sei meco. …. Certo beni e benignità mi accompagneranno tutti i giorni della mia vita ed io abiterò nella casa dell’Eterno per lunghi giorni”.
(Salmo 23)
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