Cristologia: la mansuetudine di Cristo
Cristologia: la mansuetudine di Cristo
Significato di mansuetudine
Per mansuetudine intendiamo quell’atteggiamento di penisero che è opposto all’asprezza e alla contenziosità, e che si manifesta con la gentilezza e con la tenerezza nel trattare gli altri.
2 Timoteo 2:24-25 – « Or il servitore del Signore non deve contendere, ma deve essere mite verso tutti, atto ad insegnare, paziente, correggendo con dolcezza quelli che contraddicono, se mai avvenga che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità ».
Vedere 1 Cor. 4:21; Tito 3:2; Cor. 10:1; GaL 6:1.
La parola “dolcezza”, sebbene non fosse mai stata usata in un senso cattivo, è stata elevata dal Cristianesimo a un piano più alto ed è simbolo di un bene superiore a quello del quale fu investita nell’uso pagano. Il suo primitivo significato è « dolce » e « gentile ». Fu applicato alle cose inanimate, come la luce, il vento, il suono, la malattia. Era usata nei riguardi di un cavallo con il significato di « docile ».
Come attributo umano, Aristotele la definisce il punto intermedio tra la collera irrefrenabile e quella apatia di carattere che è incapace di indignarsi anche se giustamente. Secondo questa concezione essa equivale a equanimità, Platone la contrappose alla violenza e alla crudeltà e la usò col significato di umanità verso chi è condannato. Finder la applica a un re, mite, amabile verso i suoi concittadini, ed Erodoto la usò come l’opposto della collera.
Questi significati usati nell’epoca Pre-cristiana hanno due caratteristiche generali: esprimono semplicemente una condanna esteriore e contemplano soltanto le relazioni fra gli uomini.
La mansuetudine cristiana, al contrario, descrive una qualità interiore, e si riferisce primieramente a Dio. L’equanimità, la mitezza, la gentilezza, sottintese dalla parola classica, si trovano nell’autocontrollo o in una disposizione naturale. La dolcezza cristiana è basata sull’umiltà, che non è una qualità naturale, ma che è la manifestazione di una natura rinnovata; eccetto che nel caso di Cristo nel quale è l’espressione e la manifestazione della Sua natura santa.
La mansuetudine di Gesù Cristo è un fatto stabilito.
2 Corinzi 10:1 – « Io poi, Paolo, vi esorto per la mansuetudine e la mitezza di Cristo, io che quando sono presente fra voi sono umile, ma quando sono assente sono ardito verso voi ».
Vedere Matteo 21:5; 11:29.
La manifestazione della mansuetudine di Gesù Cristo si vede:
a. Nella pazienza e longanimità con i deboli.
Matteo 12:20 – « Ei non triterà la canna rotta, e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfar la giustizia », Vedere Isaia 42:3.
« Egli si cura dei più bisognosi, dei più deboli, con la Sua mano gentile. Egli incoraggia la più debole scintilla di un sentimento di pentimento, la più leggera sete di ritornare a Dio »
b. Nel perdonare e dare pace a colui che meriterebbe condanna.
Luca 7:38, 48, 50 – « E stando a’ piedi di lui, di dietro, piangendo cominciò a rigargli di lagrime i piedi, e li asciugava coi capelli del suo capo; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con olio… Poi disse alla donna: I tuoi peccati ti sono rimessi… Ma Egli disse alla donna: La tua fede t’ha salvata; vattene in pace ».
In una cattedrale inglese, vi è una vetrata squisitamente lavorata. Essa fu fatta da un apprendista con i pezzi di vetro che il suo maestro buttava via; così Cristo include nella costruzione del Suo tempio ciò che la società disprezza.
c. Nel guarire chi cerca guarigione pur sapendo di non meritarla.
Marco 5:33-34 – « Ma la donna paurosa e tremante, ben sapendo quel che era avvenuto in lei, venne e gli si gettò ai piedi, e gli disse tutta la verità. Ma Gesù le disse: Figliuola, la tua fede t’ha salvata; vattene in pace e sii guarita del tuo flagello ».
Gesù guardò ai motivi che spinsero la donna, piuttosto che al suo modo di agire. La fede e la speranza trovarono sempre una risposta nel grande cuore di Gesù.
d. Nel rimproverare con dolcezza l’incredulità ostinata.
Giovanni 20:24, 25, 29 – « Or Toma, detto Didimo, uno de’ dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli altri discepoli dunque gli dissero: Abbiam veduto il Signore! Ma egli disse loro: Se io non vedo nelle sue mani il segno de’ chiodi, e se non metto il mio dito nel segno de’ chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò… Gesù gli disse: Perché tu m’hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non han veduto, e hanno creduto! ».
Il rimprovero di Gesù non fu tale da causare disperazione o scoraggiamento ma piuttosto del tipo che incoraggia le buone intenzioni. Era positivo e non negativo; costruttivo e non distruttivo.
e. Nel correggere dolcemente la fiducia che Pietro aveva in se stesso, la sua infedeltà e il triplice rinnegamento del suo Signore.
Giovanni 21:15-17 – « Or quand’ebbero fatto colazione Gesù disse a Simon Pietro: Simon di Giovanni, m’ami tu più di questi? Ei gli rispose: Sì, Signore, tu sai che io t’amo. Gesù gli disse:
Pasci i miei agnelli. Gli disse di nuovo una seconda volta: Simon di Giovanni, m’ami tu? Ei gli rispose: Sì, Signore; tu sai che io t’amo. Gesù gli disse: Pastura le mie pecorelle. Gli disse per la terza volta: Simon di Giovanni, mi ami tu? Pietro fu rattristato ch’ei avesse detto per la terza volta: Mi ami tu?
E gli rispose: Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che io t’amo. Gesù gli disse: Pasci le mie pecore ».
Nel comportamento di Gesù nei riguardi di Pietro vediamo il grande Pastore che riconduce a Sé la pecora errante. La sua disciplina fu sempre a scopo di correzione.
f. Nel biasimare dolcemente il suo traditore.
Matteo 26:48-50 – « Or colui che lo tradiva, avea dato loro un segnale, dicendo: Quello che bacerò, è lui; pigliatelo. E in quell’istante, accostatosi a Gesù, gli disse: Ti saluto, Maestro! E gli dette un lungo bacio. Ma Gesù gli disse: Amico, a far che sei tu qui? Allora, accostatisi gli misero le mani addosso e lo presero ».
Giuda commise forse la più grave ingiustizia che sia possibfle commettere ai danni di un amico, quella di perfidia e tradimento; tuttavia Gesù manifestò verso di lui un’indulgenza veramente meravigliosa.
g. Nel pregare pieno di compassione per i suoi uccisori.
Luca 23:34 – « E Gesù diceva: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno ».
Nel sermone sul monte, Gesù disse: « Benedite quelli che vi perseguitano, pregate per quelli che dicon male di voi e vi perseguitano ». Là sulla croce, nel momento della Sua più atroce sofferenza, Egli mise in pratica ciò che aveva predicato.
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