LE IMPLICAZIONI DELLA SANTITÀ

“Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto…” (Matteo 6:6 – Vers. N.R.)

Meditazione di oggi

Questa è la vita interiore della santità: la resa completa di noi stessi alle richieste del Padre celeste. Egli è mio Padre, e io sono Suo figlio. In ogni cosa voglio ubbidirGli, confidare in Lui e renderLo felice con il mio amore. Soffermiamoci su queste richieste, fino a quando le comprenderemo nella loro profondità e interezza. Cerchiamo di avvertire la forza totalizzante dell’autorità da cui esse promanano e, allo stesso tempo, permettiamo che giungano a noi come il tenero invito del Suo grande amore. Attraverso queste esortazioni, esaminiamo noi stessi e la nostra vita. Siamo figli di Dio, e non abbiamo niente a che vedere con qualunque luogo o cosa contrasti con la volontà del nostro Padre celeste. Lo studente pianifica la propria vita in vista dello studio e dell’obiettivo che vuole conseguire attraverso di esso. Il luogo di residenza, lo svolgimento delle sue giornate, le persone che incontra, i libri che legge, il denaro che riceve e quello che spende: tutto è finalizzato a un unico fine. Questo potrebbe comportare alcuni inconvenienti, ma non ci bada, e si impone di ordinare tutte le cose in funzione di una sola priorità. Il commerciante organizza la propria vita in relazione alla sua attività commerciale. La famiglia, gli orari, i suoi interessi: tutto è soggetto alle esigenze del lavoro. Possono presentarsi preoccupazioni e disagi, ma egli li considera contingenze del tutto naturali: non lo sorvola il pensiero di rinunciare alla propria attività per questi motivi. Noi siamo, innanzi tutto, figli di Dio. Questa è la nostra vocazione e professione di fede. In questo mondo dobbiamo, prima di ogni altra cosa, assomigliare al Signore. Come Suoi figli dobbiamo trarre dalla nostra relazione con Lui la forza necessaria per subordinare tutti i piani della nostra vita al servizio del nostro Padre celeste. Non appare eccessivo esigere che una simile relazione, con tutte le sue gloriose implicazioni, debba ispirarci propositi stabili e risoluti: pregare il nostro Padre celeste significa, innanzi tutto, comportarci degnamente da Suoi figlioli.

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