“…parole di un disperato…” (Giobbe 6:26)
Tristezza, depressione e perdita della speranza hanno tutti la stessa radice: un’obiettivo irrealizzabile. I nostri sogni e desideri sono infranti, allora inevitabilmente siamo disperati. Ognuno di noi, in qualche momento della sua vita, sperimenterà una perdita, e a quel punto saremo esposti alla depressione e alla disperazione, come se ci venisse strappato via qualcosa di caro. L’esperienza di una perdita potrebbe, tuttavia, segnare l’inizio di un capitolo totalmente nuovo nella vita di una persona, se la conduce a rendersi conto che aveva riposto la sua fiducia nelle cose sbagliate invece di affidarsi a Dio. Grazie a Dio quando le cose senza speranza falliscono! Non erano affatto destinate a soddisfarci in alcun modo. Nel momento in cui le tempeste della vita ci colpiscono, tutte le nostre false fondamenta verranno alla luce e si infrangeranno. Capite il perché delle varie tempeste, perdite e prove? Esse sono permesse e anche volute e usate da Dio per farci distogliere lo sguardo dalle altre cose per volgerlo poi a Lui solo; affinché la nostra speranza sia una sola: Cristo Gesù; affinché la felicità e la gioia sia trovata solo nel Signore Dio vostro. Per noi è un male ma per Dio è un sommo bene. Purtroppo ci allontaniamo dal Signore e andiamo contro la Sua volontà per cercare poi la soddisfazione in cose al di fuori di Dio. Preferiamo sperimentare livelli di gioia e di soddisfazione così bassi anziché in Gesù. Alla fine, dimostriamo che, in realtà, Gesù NON È IL TUTTO PER LA NOSTRA VITA.
Giobbe. Anche lui non trovò più nessuna speranza, eppure all’inizio dimostrò di essere fermo nella fede. Giobbe viveva in pace e dopo si disperò perché si affidò a questa pace esteriore. Guardate cos’altro mette in evidenza il nostro caro Giobbe: “Ora, purtroppo, Dio mi ha ridotto senza FORZE, ha desolato tutta la mia CASA; “…i disegni CARI al mio cuore, sono distrutti” (16:7; 17:11). Giobbe ha dimostrato di trovare pace, gioia e speranza in tutt’altro che in Dio, e ve lo posso dimostrare con un’altra sua domanda che si pose: “Dov’è dunque la mia speranza?” (Giobbe 17:15). Egli parla delle proprie forze e della sua pazienza dicendo ancora: “Che è mai la mia forza perché io speri ancora? Che fine mi aspetta perché io sia paziente?” (6:11), e delle sue mani e preghiera sempre pure: “Eppure le mie mani non commisero mai violenza e la mia preghiera fu sempre pura” (16:17), ed è come se avesse pensato che le benedizioni di Dio siano meritate, che per la sua sola forza potesse affrontare qualunque circostanza e lotta.
Chiariamo subito una cosa, LE BENEDIZIONI DI DIO NON SONO IL RISULTATO O LA CONSEGUENZA DEL NOSTRO MERITO. Non devi fare un qualcosa per essere ricompensato ma la fai solo per soddisfare Dio e glorificarLo, punto. Dio può benissimo darti……..
nulla! Il tuo dovere e la tua gioia dev’essere sempre e solo quello di ubbidire alla Sua parola, di vivere per la Sua gloria, di svolgere il tuo compito, che ti è stato affidato e non di tua sola iniziativa, senza aspettarti qualcosa da Dio; altrimenti ciò che ricevi non è più per grazia. Non provarci neanche a citare versi strumentalizzando la Sua parola per i tuoi propri interessi e per far prevalere le tue ragioni. Riprendendo, può comunque essere che Giobbe espresse tutte queste parole, anche di orgoglio, proprio a causa dei suoi amici. E ci deve far riflettere, ancora una volta, di quanto è pericoloso creare una dottrina nostra personale, fatta di pezzi di verità, una dottrina che suona bene, che sembra corretta ma che, in realtà, non è assolutamente secondo la Sua parola divina. Non è affatto vero che che il bene giunge nella vita di chi cammina bene e il male nella vita di chi cammina male. Nel caso di Giobbe, terribili mali sono arrivati nella sua vita, ma NON causati da alcun peccato da lui commesso. Di conseguenza, Giobbe è stato traviato da certi discorsi dei suoi amici ed ha cominciato a guardarsi attorno e a sé stesso. Giobbe ci insegna un’altra cosa: che le parole di un disperato sono portate via dal vento non arrivando mai a Dio, anche perché Dio non ascolta le parole di chi non pone la propria speranza in Lui.
“e costoro pretendono che la notte sia giorno,
che la luce sia vicina, quando tutto è buio!” (17:12)
Non è vero che tutto è buio. Per il Signore “…la notte per te è chiara come il giorno;
le tenebre e la luce ti sono uguali.” (Salmo 139:12), ed anche per te potrà essere la stessa cosa. Come? Con il dono perfetto che ti ha donato: la fede.
Quando sei nella debolezza, ringraziaLo tante volte, perché la Sua potenza si perfeziona nella nostra debolezza (2 Corinzi 12:9). Il Signore dà forza a chi è stanco (Isaia 40:29-31).
Volgi sempre e solo lo sguardo a Cristo, e sia Lui il tutto per te.
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