TESTIMONIANZA-Divino Giuseppe
Nacqui a Placanica (RC) il 27 gennaio 1930 e crebbi in una famiglia numerosa: padre, madre, quattro fratelli e tre sorelle. Quando ero ancora in tenera età, ci trasferimmo a Reggio Calabria.
Rifiutai la religione di mia madre, donna molto credente, non posso dire lo stesso di mio padre, il quale aveva idee più liberali. Crescendo, frequentai botteghe di artigiani dove si bestemmiava spesso Dio e, con il passar del tempo, divenni come loro: un grande bestemmiatore! Mi allontanai sempre di più da quegli insegnamenti ricevuti da piccolo, deluso dalle ingiustizie umane, oltre che da quella religione fatta solo di parole. Sfidavo Dio di farsi vedere o di mostrarmi degli angeli, perché lo volevo conoscere.
Finché un giorno, mio fratello più piccolo invitò a casa una donna vedova di guerra, Paola Tedesco. Ella iniziò a parlare di un Gesù vivente, non solo morto per tutti noi, a causa dei nostri peccati, ma anche risorto per tutti noi, non più affisso su quella croce ma ora vivo accanto a noi … Io la contraddissi sostenendo l’opposto, sempre più duro, sempre più convinto. A quel punto, la donna chiese di poter pregare e “stranamente“ anch’io m’inginocchiai! Mi misi a ridere, ma non nascondo che ANCORA OGGI RICORDO LE PAROLE PRONUNCIATE DA QUELLA DONNA IN PREGHIERA: «Signore, benedici questa casa, dona tu la tua pace … tutto questo nel nome di Gesù». Alla fine dell’incontro, mi scusai con la signora per il mio comportamento ed ella, tranquillamente, rispose: «Meglio ridere che piangere! Il sorriso è gioia e Gesù è gioia!». M’invitò anche alle loro riunioni. Io accettai per pura curiosità! Mi piacque … ! Rimasi contento nel vedere come loro servivano il Signore, cantavano, pregavano, leggevano la Parola di Dio. Così iniziai a frequentare questa comunità, assiduamente. Mi venne regalata anche una Bibbia.
Un bel giorno, però, mentre camminavo, pensai a una coppia di sposini morta in un incidente e mi chiesi: «MA SE IO DOVESSI MORIRE ADESSO, DOVE ANDREI? ALL’INFERNO!». Riconobbi di essere un peccatore e chiesi a Dio di salvarmi. Egli non esitò a rispondermi dandomi una gioia inspiegabile, mai provata prima di allora: la gioia della Sua salvezza! E a maggio del 1953 fui battezzato in acqua dal pastore Carmine Monetti, in riva al mare.
Passati due anni, il Signore mi riempì con il Suo Santo Spirito: era il 10 settembre del 1955 quando, passeggiando, pensai di andare a trovare la sorella Paola Tedesco. E mentre pregavamo, nella sua casa, lei ed io, il Signore fece scendere la Sua benedizione e mi battezzò nello Spirito Santo.
Nel 1957 mi trasferii al nord, a Cantù, provincia di Como. Dopo due anni, però, tornai a Reggio Calabria, il Signore mi aveva procurato un buon lavoro come infermiere. Nel 1961 il Signore mi diede la grazia di sposarmi con una Sua figliuola.
E oggi, dopo 58 anni dalla mia conversione, posso ancora dire insieme al salmista: «L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà».
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