“E disse all’uomo: Ecco, temere il Signore, questa è saggezza, fuggire il male è intelligenza” (Giobbe 28:28)
“La saggezza sta davanti a chi ha intelligenza” (Proverbi 17:4)
Sì, siamo intelligenti quando sappiamo che comportarci in un certo modo e che commettere una certa cosa è peccato, perché conoscere il Santo vuol dire anche la Sua parola, il Suo pensiero, ma non siamo saggi quando lo commettiamo perché non temiamo il nostro Dio, visto che il punto di partenza della saggezza è il timore del Signore.
La saggezza e l’intelligenza consistono nel conformare la nostra vita alla Sua volontà.
Ma chi pensa di sapere e di aver capito tutto non sà nulla e non ha capito niente. Ci deve sempre essere l’indagine in ogni campo, ma è chiaro che la conoscenza (intelligenza) senza l’applicazione (saggezza) è nulla. Possiamo prendere l’esempio dei discepoli che non capivano ciò che Gesù diceva proprio perché erano convinti di sapere e di aver capito, ma al momento della prova, all’improvviso “cataclisma”, senza pensarci due volte e con risolutezza, Lo hanno rinnegato.
Stiamo messi proprio male. Quante volte sarà capitato a noi? Quante volte sarà capitato di affermare di avere fede senza però dimostrarlo nella prova? Quante volte sarà capitato di di affermare di temere il Signore senza però dimostrarlo con il rifiutare di commettere peccato? È normale cadere nel peccato, è normale venir meno nella fede. No, non è normale, è poco saggio. E quando non c’è saggezza, c’è stoltezza e follia.
La stragrande maggioranza non è in grado di avere una vita “talmente” facile da non avere momenti di negatività. Accade spesso che la saggezza entra pesantemente in gioco solo quando si hanno situazioni negative che il saggio sa gestire molto meglio di chi saggio non è. Questi momenti di negatività vengano spesso tramutati in giornate o periodi “neri” semplicemente perché non si è saggi. In presenza di un’aspettativa fallita, quasi sempre coincidente con un evento negativo, ecco che scatta un cattivo uso, contro sé stessi o verso l’esterno, della forza o della resistenza. Un esempio dal mondo dello sport: quando una corsa, o gara, è andata male scattano sentimenti negativi: delusione, rammarico, rabbia, insicurezza e chi più ne ha più ne metta. Per molti ciò è umano, invece è poco saggio.
È normale avere uno scatto d’ira se si fora una gomma; è normale sentirsi delusi se perdiamo un’occasione, è normale sentirsi frustrati se un esame va male. No, non è normale, è solo poco saggio. Chi cade in questi o simili comportamenti ritiene che l’ira, la depressione o l’ansia che loro vivono in conseguenza dell’evento negativo siano motivate dal fatto che il negativo accada principalmente a loro e che invece ai più “fortunati” non accada mai. Gravissimo errore: non si accorgono che i cosiddetti più “fortunati” hanno solo elaborato sane e sagge gestioni delle aspettative che automaticamente consentono che un evento negativo non faccia danni. Come tutti i fiumi, tutte le piogge e le sorgenti curative non alterano il sapore del mare, né l’attenuano, così l’impeto delle avversità non fiacca l’animo dell’uomo saggio.
Un’altro esempio della non saggezza è che quasi la metà di tutte le nostre angosce e le nostre ansie derivano dalla nostra preoccupazione per l’opinione altrui. Su essa è stabilito tutto il nostro orgoglio e punto d’onore.
L’intelligenza e la saggezza ci portano ad allontanarci dal male, ad evitare il male e ad affrontare il male, fisico e spirituale che sia. La saggezza e l’intelligenza fa nascere in noi il santo e amorevole timore di non offendere Dio.
“Figlio mio, sta’ attento alla mia saggezza, inclina l’orecchio alla mia intelligenza”. (Proverbi 5:1).
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