E’ vero, in Cristo siamo diventati persone straordinarie.
Potremmo fare un elenco di tutto ciò che si diventa per mezzo dell’opera di Gesù e potremmo anche mettere in evidenza tutto ciò che abbiamo ricevuto per mezzo della croce. Se ciò che siamo diventati e ciò che abbiamo in Cristo è stato ricevuto per fede nella nostra vita allora le conseguenze sul nostro carattere e sul nostro comportamento saranno sorprendenti. In quest’ottica si colloca il cammino cristiano che diventa la manifestazione della vita che abbiamo ricevuta da Dio per mezzo di Cristo.
Per non confondere le persone intorno a noi, per diventare un esempio di fede e coerenza cristiana, non basta conoscere qualche espressione biblica, la pratica di chi siamo in Cristo è insostituibile. A che serve dire ” siamo sacerdoti e re” e poi non svolgere la funzione di “re e sacerdoti”? A che serve affermare che “l’amore di Dio” è dentro di noi e poi ignorare i bisogni degli altri o chiudere la mano a coloro che hanno dei bisogni? A che serve cantare che siamo più che conquistatori, o che siamo più che vincitori, se lungo il cammino non comprendiamo le occasioni che si trovano dinanzi a noi, e non orientiamo la nostra fede per capire in che modo essere guidati nella vittoria? E poi, che significa vincere? L’Apostolo Paolo era un vincente in prigione, nei naufragi e nelle afflizioni. Gesù era vincente alla croce. Daniele era vincente nella fossa dei leoni. Oggi facciamo altre considerazioni circa l’essere vincenti. Questo non vuol dire che bisogna per forza patire, o soffrire. Ma nel caso in cui ci siano momenti di sofferenza cristiana, o afflizioni a causa della “giustizia” cristiana, vogliamo rimanere fermi nella fede e trovare il coraggio di manifestare il carattere e l’indole cristiana, senza mai tradire la verità.
La vittoria è onorare Cristo quando tutto va bene e diventa eccellente quando ci sono venti contrari.
Past. Pietro Varrazzo
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