Il SIGNORE RINNEGATO TRE VOLTE DA PIETRO

Pietro non è completamente sconvolto come gli altri discepoli che sono fuggiti lontano, ma non è neanche più sicuro di sé e della sua fede in Gesù, come quando, poco tempo prima, gli aveva confessato di riconoscerlo come “il Cristo, il Figlio del Dio vivente” e, comunque, di essere pronto, se necessario, a morire con Lui.
I dubbi e le incertezze sul conto del Maestro si erano insinuati in lui proprio quando, inspiegabilmente, Egli si era lasciato prendere e portare via dalla turba senza opporre resistenza e senza dare prova della Sua potenza. Come Pietro non riusciva ad accettare l’idea che Gesù dovesse subire passivamente soprusi, offese, ingiustizie, così anche noi non riusciamo facilmente ad ammettere che, come figliuoli di Dio, dobbiamo subire disgrazie, ingiustizie, dure prove, sofferenze di ogni genere.
Finché tutto fila liscio, non c’è difficoltà a camminare vicino a Gesù.
Al contrario, quando sopraggiungono le difficoltà, si tende a rallentare il passo e a lasciar crescere la distanza tra noi e Lui.
Quando questo succede, naturalmente diventa problematico, se non impossibile, mettere in pratica l’invito che proprio l’apostolo Pietro rivolgerà ai credenti nella sua prima epistola, cioè quello di seguire le Sue orme, quelle della sofferenza del Signor Gesù (1 Pietro 2:21). E ancor più problematico sarà quello dell’apostolo Paolo di camminare in Lui, o uniti a Lui (Colossesi 2:6). Noi pensiamo, erroneamente, come Pietro, che se a un certo punto le avversità e le disgrazie cessano, questo è un segno che Dio non ci ha abbandonati, ma solo provati; se al contrario proseguono o si inaspriscono, allora abbiamo seri dubbi che Dio intenda ancora prendersi cura di noi.
Pietro si sedette con le guardie, è vero che egli non si unì a loro per schernirlo, beffarlo e schiaffeggiarlo, ma neanche alzò un dito o disse una parola a Sua difesa, o per incoraggiarlo e sostenerLo.
Il fatto che si sedette con le guardie, dà l’impressione che intendesse passare inosservato, quasi mimetizzandosi ai presenti.
Questo atteggiamento ci ricorda le prime parole del Salmo 1: “Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori” (Salmo 1:1).
Anche solo sedersi in compagnia degli schernitori è già un male, e questo è ciò che fece Pietro!
Anziché accettare l’onore di dividere l’infamia e il vituperio col suo Signore, cercò in tutti i modi di sottrarvisi. Forse, come lui, abbiamo frequentato compagnie che non avremmo dovuto frequentare mai cercando anche noi di nascondere la nostra professione di fede, uniformandoci, per quanto possibile, agli altri per non apparire diversi. Forse anche noi abbiamo taciuto e non abbiamo protestato contro il disprezzo o la derisione rivolta contro il Signore o anche solo contro le cose del Signore. Non abbiamo detto nulla contro, ma neanche in favore e a sostegno e difesa. Forse ci siamo preoccupati più di ciò che si poteva dire di noi che della verità e della giustizia. Se oggi abbiamo delle certezze che ci sembrano incrollabili, non è detto che in momenti di dura prova, queste certezze non vacillino e non siano più tali. Non dobbiamo mai essere troppo sicuri di noi stessi, sopravvalutando i nostri mezzi, perché corriamo il rischio, nei momenti difficili, di franare rovinosamente a dimostrazione dell’insufficienza di essi. Non dobbiamo pensare che, perché siamo figliuoli di Dio, siamo esentati da sofferenze, avversità, ingiustizie, prove di ogni genere che Dio permette e che non sono assolutamente un segno che Egli ci ha abbandonati. Il motivo Lui lo sa ed è sempre per il nostro bene, anche se spesso non riusciamo subito a vederlo.
Rinnegare significa negare, ripudiare una persona o una credenza, rifiutarsi di confessare, di identificarsi, associarsi, con una persona o qualche idea.
Cristo lo si può rinnegare con i fatti, con le parole e persino con il silenzio.
Si può rinnegare, negare, Cristo con i fatti, le proprie opere. Alcuni professano di conoscerlo, di affidarsi alla Sua Persona e ministero, eppure lo negano nei fatti. Il loro modo di vivere non è degno, in sintonia con la loro professione di fede. “Chi dice di rimanere in lui, deve camminare com’egli camminò” (1 Giovanni 2:6). Gesù disse: “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui” (1 Giovanni 14:21). Vi sono molti che hanno solo un’apparenza di religiosità, ma non ne conoscono la potenza: “…aventi l’apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche da costoro allontànati!” (1 Timoteo 3:5). Si tratta di una confessione ipocrita ed apparente: “Metton la loro bocca nel cielo, e la loro lingua passeggia per la terra” (Salmo 73:9).
Si può rinnegare Cristo anche in modo segreto e tacito quando ci si vergogna di Lui e non lo si confessa apertamente. “Perché se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui quando verrà nella gloria del Padre suo con i santi angeli” (Marco 8:38).
Se lo rinnegheremo vorrà anche dire che non abbiamo conosciuto veramente chi è Cristo Gesù, e capita che ci mettiamo dalla parte dei Suoi nemici perché non vogliamo perdere la nostra reputazione, siamo condizionati da quello che pensano gli altri e dal giudizio degli altri.
Perciò come figli di Dio dobbiamo stare attenti da questo grave pericolo. Siamo chiamati ad una vita coerente, a dimostrare con la nostra vita ciò che noi professiamo, a tenere sempre alta la Parola della vita con l’ubbidienza e la sottomissione e se per caso vi è stato allontanamento o abbandono del Signore, tornare immediatamente a Lui con pentimento e ravvedimento.
Questo ci aiuta a stare in guardia e ad avere più fiducia nel Signore, forse in futuro riusciremo più facilmente a evitare queste tristi esperienze.
Rinnega te e non negare Dio.

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