UN CUORE INTEGRO
Un cuore integro non è un cuore senza peccato, bensì un cuore che risponde immediatamente e senza riserve alla voce del Signore
Ormai al termine della sua vita, Davide rivolge questa esortazione al figlio Salomone: “Figlio mio, riconosci il Dio di tuo padre e servilo con cuore integro e con animo volenteroso; poiché il Signore scruta tutti i cuori e penetra tutti i disegni e tutti i pensieri. Se tu lo cerchi, Egli si lascerà trovare da te; ma, se lo abbandoni, Egli ti respingerà per sempre” (2 Cronache 28:9).
Salomone era stato scelto per regnare e costruire il tempio e Davide, come un padre premuroso, lo esorta ad avere fiducia in Dio, offrendogli, come esempio, la propria vita.
L’Antico Testamento è costellato di straordinari esempi che illustrano le verità divine attraverso persone e circostanze, per permetterci di specchiarci: “Queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi” (1 Corinzi 10:11).
Nell’esortazione che rivolge a Salomone, Davide invita il figlio innanzitutto a “riconoscere Dio”, Colui che l’aveva chiamato e benedetto. Egli gli fu così fedele da essere definito “un uomo secondo il Suo cuore [di Dio – N.d.R.]” (1 Samuele 13:14).
Purtroppo, Salomone non ascoltò i consigli del padre e di lui è scritto che “il suo cuore non appartenne interamente al Signore…” (1 Re 11:4-6).
Nel nostro rapporto con Dio, il cuore ha una grande importanza, Egli chiede: “Figlio mio, dammi il tuo cuore” (Proverbi 23:26).
Un cuore integro risponde alla voce di Dio
Nella vita di Davide non mancarono gli errori, come si può affermare che era un uomo dal cuore integro?
È possibile, davanti a Dio, un cuore integro non è un cuore senza peccato, bensì un cuore che risponde immediatamente e senza riserve alla voce del Signore.
Il cuore integro non desidera la copertura del proprio peccato, ma anela la purificazione attraverso il Sangue di Gesù per conservare comunione con Dio.
Un cuore integro vuole che lo Spirito Santo lo investighi in profondità, per portare alla luce quel che è nascosto, per scavare e rivelare tutto ciò che non appartiene al Signore. Il cuore di Davide, infatti, gridava: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23-24).
I sentimenti del cuore sono un abisso e soltanto il Signore può investigarli.
Egli, però, non lo farà per coglierci in errore e condannarci, bensì per aiutarci a rimanere puri alla Sua presenza.
Egli vuole benedirci, ma l’impurità del cuore dell’uomo glielo impedisce.
Viceversa, un cuore impuro sa di nascondere il peccato e per questo non vuole essere investigato: “L’iniquità parla all’empio nell’intimo del suo cuore; non c’è timor di Dio davanti agli occhi suoi” (Salmo 36:1).
Il primo re d’Israele fu Saul, non Davide, ed è ricordato nella Scrittura per essere stato “un re… come lo hanno tutte le nazioni” (1 Samuele 8:5).
La monarchia nacque in Israele proprio su espressa volontà del popolo, che chiese un re come tutti gli altri popoli pagani. Il desiderio di somigliare agli altri era forte, poco importava se questo li avrebbe portati a disconoscere la sovranità di Dio nella loro vita (1 Samuele 8:7).
Lo stesso pericolo è presente nella vita del cristiano quando il suo cuore, invece di confidare nella guida divina, inizia ad ascoltare la voce soave delle sirene del mondo circostante. Non confida più nella guida dello Spirito Santo, adotta sistemi terreni, fa programmi propri e chiede a Dio di benedirli.
A Samuele spiacque molto che Israele avesse chiesto un re, ma il Signore gli disse di accondiscendere, tuttavia precisò: “Abbi cura però di avvertirli solennemente e di fare loro ben conoscere quale sarà il modo di agire del re che regnerà su di loro” (1 Samuele 8:8-9).
Chi si ostina a chiedere
qualcosa di sbagliato deve sapere che Dio potrebbe finire per concedergliela, ma una volta ottenuta deve anche essere disposto ad accettare le conseguenze che ne deriveranno.
Il Signore guarda al cuore integro
Saul peccò ripetutamente e ostinatamente, così Dio decise di togliergli il regno per darlo ad uno migliore di lui (1 Samuele 15:26-28).
Il profeta Samuele fu mandato ad ungere il nuovo re, ma non sapeva ancora chi fosse il prescelto tra gli otto figli di Isai (1 Samuele 16:1).
I sette figli più grandi passarono davanti al profeta e ciascuno sembrava avere un portamento da re tale da non far rimpiangere Saul.
Quando Samuele vide il primo, Eliab, pensò in cuor suo che l’unto del Signore fosse davanti a lui, ma il Signore gli disse: “Non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io l’ho scartato; infatti il Signore non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma il Signore guarda al cuore” (1 Samuele 16:6-7).
Isai fece passare così sette dei suoi otto figli, ma Samuele disse per tutti la stessa cosa: “Il Signore non si è scelto questi” (1 Samuele 16:10).
Per ultimo venne il più giovane di tutti, Davide, e fu proprio lui il prescelto.
Dio scelse quel giovane perché conosceva il suo cuore, aveva visto che sotto le spoglie di un umile pastorello si nascondeva un vero e proprio gigante della fede.
Grazie alla sua fede in Dio era riuscito ad uccidere un leone e un orso, e più tardi avrebbe ucciso anche Golia (1 Samuele 17:36; Ebrei 11:6).
L’uomo è abituato ad apprezzare e ad essere apprezzato sulla base dell’apparenza, dell’esteriorità, ecco perché oggi tutti curano tanto l’uomo esteriore e poco o nulla quello interiore. È diventato importante non tanto quel che si è veramente, ma quel che si fa credere di essere.
Accade così che molti, per non aver curato il proprio cuore, siano scartati dal Signore. Dio non cerca giovani forti e di bell’aspetto, ma giovani dal cuore puro e nobile perché ripieno di Spirito Santo (Isaia 40:30-31).
Il cuore integro vive per fede
Davide non ottenne subito la corona che gli era stata promessa.
Egli fu prima preparato attraverso varie circostanze, prove, lotte, avversità.
Nel lungo periodo d’attesa, rimase fedele al Signore, non se ne allontanò e non si scoraggiò, finché giunse il tempo dell’adempimento.
Tutto questo insegnò a Davide a vivere per fede.
Negli anni che passarono dal giorno dell’unzione a quello dell’effettiva investitura, egli visse alla “scuola del Signore” e imparò che le cose migliori sono quelle che hanno bisogno di tempo per realizzarsi.
Fu nel periodo dell’attesa che Davide scrisse molti dei suoi Salmi, quei canti meravigliosi che parlano della fedeltà di Dio in mezzo alle avversità. Visse braccato da Saul e per un certo tempo divenne perfino un fuorilegge, ma tutto questo gli servì per conoscere meglio Dio e la Sua fedeltà.
Troppo spesso si desidera realizzare le promesse di Dio senza sottoporsi al tirocinio necessario per essere temprati.
Figure come Giuseppe, Mosè e altre ancora hanno frequentato questa stessa scuola.
La morte di Saul era l’unico modo che Davide aveva di diventare re d’Israele, carica che Dio stesso gli aveva promesso, eppure sebbene istigato, egli non fece nulla contro l’unto del Signore (1 Samuele 24:5-7).
Onorò Dio in ogni circostanza, anche quando sembrava a suo discapito (1 Samuele 2:30).
I suoi compagni pensarono di vedere la mano divina in certe circostanze, ma Davide aveva il “senso delle cose di Dio” e sapeva che “Dio non è un uomo, da dover mentire, né un figlio d’uomo, da doversi pentire. Quando ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola?” (Numeri 23:19).
Davide non aiutò Dio a realizzare le Sue promesse, non si preoccupò di raggiungere il potere, né di fare le sue vendette, semplicemente si fidò di Lui: “Riponi la tua sorte nel Signore; confida in Lui, ed Egli agirà” (Salmo 37:5).
Se fosse vissuto oggi, non sarebbe certamente appartenuto alla “generazione degli impazienti”.
Le vie di Dio non sono le vie dell’uomo e i tempi di Dio non sono i tempi dell’uomo. Ecco
perché Davide scriverà un giorno: “Ho pazientemente aspettato il Signore, ed Egli si è chinato su di me e ha ascoltato il mio grido” (Salmo 40:1).
È un male non avere la pazienza di aspettare i tempi di Dio.
Talvolta sembrerà che Dio ritardi l’adempimento delle Sue promesse, “se tarda, aspettalo; poiché certamente verrà; e non tarderà” (Abacuc 2:3).
Impariamo a riconoscere il Signore in tutte le nostre vie, scegliamolo come nostra unica eredità e la nostra vita non sarà più la stessa.
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