Tu, nostra guida (2)
Pur avendo delle idee giuste riguardo la guida divina in generale, si può facilmente sbagliare soprattutto nelle scelte «vocazionali».
Nessuna sfera della vita testimonia più chiaramente la fragilità della natura umana, anche di quella rigenerata. L’opera di Dio, in questi casi, è d’indirizzare prima il nostro discernimento, poi tutto il nostro essere verso quella via che, fra tutte le alternative concorrenti, Egli ha indicato come la più adatta a noi, alla Sua gloria e al bene degli altri tramite nostro.
Purtroppo possiamo contristare lo Spirito; e andiamo facilmente soggetti a comportarci in modo tale da ostacolare l’adempiersi di questa guida. Vale la pena di elencare alcune delle principali insidie.
· Primo, riluttanza a pensare.
E’ una falsa religiosità, un super-supernaturalismo di tipo malsano e pernicioso, quello che esige impressioni interiori prive di una base razionale e si rifiuta di obbedire al costante invito biblico a «considerare». Dio ci ha creati esseri pensanti, ed Egli guida i nostri pensieri mentre in Sua presenza riflettiamo sulle cose, non altrimenti. «Se fossero savi… considererebbero…» (Deuteronomio 32:29).
· Secondo, riluttanza a pensare in anticipo, ed a soppesare le conseguenze di vie alternative di azione.
«Pensare in anticipo» fa parte della regola divina di vita, non meno che della regola umana della strada. Spesso possiamo vedere ciò che è saggio e giusto (e anche sciocco e sbagliato) soltanto se meditiamo sui risultati a lungo termine.
«Se fossero savi… considererebbero la fine che li aspetta».
· Terzo, riluttanza a chiedere consiglio.
La Scrittura ne sottolinea la necessità.
«La via dello stolto è diritta agli occhi suoi, ma chi ascolta i consigli è savio» (Proverbi 12:15.). E’ segno di presunzione e di immaturità dispensarci dal chiedere consiglio nelle decisioni importanti. Ci sono sempre quelli che conoscono la Bibbia, la natura umana ed i nostri doni e limiti ancora meglio di noi; e anche se alla fine non possiamo accettare i loro consigli, non potremo ricevere altro che bene dal valutare attentamente quanto altri ci dicono.
· Quarto, riluttanza a diffidare di sé.
Non ci piace essere realistici con noi stessi, pur non conoscendoci bene affatto; siamo capaci di riconoscere le razionalizzazioni negli altri, e di sorvolare completamente sulle nostre. Quei «sentimenti» che hanno un fondo di auto-esaltazione, di evasione dalla realtà, di indulgenza verso se stessi, di alta considerazione di sé, debbono essere individuati, screditati e non scambiati per guida divina.
Questo è particolarmente vero riguardo le sensazioni sessuali o sessualmente condizionate. Come ha scritto un teologo-biologo: La gioia ed il senso di benessere generale che spesso (ma non sempre) si accompagnano alla condizione di « innamorati» possono facilmente far tacere la coscienza ed inibire il pensiero critico. Quanto spesso le persone dicono di «sentirsi guidate» a sposarsi (o addirittura affermano «il Signore mi ha guidato molto chiaramente»), mentre tutto quello che stanno descrivendo è uno stato particolarmente insolito di equilibrio endocrino che li fa sentire estremamente ottimisti e felici (O.R.Barclay, Guidance, P. 29 seg.).
Dobbiamo chiederci perché «sentiamo» che una particolare scelta è giusta, e addurne le ragioni; daremo prova di saggezza se esporremo il caso a qualcun altro, di cui stimiamo il giudizio, affinché esprima il suo parere sulle nostre ragioni. Occorre inoltre perseverare nella preghiera.
«Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore. Provami e conosci i miei pensieri. E vedi se v’é in me qualche via iniqua, e guidami per la via eterna» (Salmo 139:23 e seg.).
Non possiamo mai diffidare abbastanza di noi stessi.
· Quinto, riluttanza a tenere in poco conto il fascino personale.
Coloro, ai quali non è stato fatto ben conoscere cosa sia l’orgoglio e l’auto-inganno, non possono sempre individuare queste cose negli altri e ciò ha fatto sì che, di tanto in tanto, uomini bene intenzionati, ma delusi, facilmente portati a drammatizzare su se stessi, siano giunti ad avere un ascendente allarmante sulle menti e le coscienze di altri, i quali subiscono il loro fascino rifiutandosi di giudicarli con metro comune. Ed anche quando un uomo dotato e magnetico è conscio del pericolo e cerca di evitarlo, non riesce sempre ad impedire che dei cristiani lo trattino come un angelo o un profeta, ed interpretino le sue parole come una guida per loro, seguendo ciecamente le sue direttive.
Ma non è questo il modo di farsi condurre da Dio.
Gli uomini di rilievo non hanno necessariamente torto, né necessariamente ragione!
Vanno rispettati e così le loro vedute, ma non idolatrati.
«Esaminate ogni cosa e ritenete il bene» (1 Tessalonicesi 3:21).
· Sesto, riluttanza ad attendere.
«Aspetta l’Eterno» è un ritornello che si ripete continuamente nei Salmi, ed è una parola necessaria, perché spesso Dio ci fa aspettare.
Non ha la nostra fretta e non è Sua abitudine darci del futuro una luce superiore a quella necessaria per agire nel presente, o di guidarci per più di un passo alla volta.
Quando siamo nell’incertezza, meglio non far nulla, ma continuare ad attendere Dio. Nel momento in cui sarà necessario agire, la luce verrà.
Tratto dal libro «CONOSCERE DIO» di J. I. Packer – edizioni Voce della Bibbia
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