“Il nome del SIGNORE è una forte torre; il giusto vi corre, e vi trova un alto rifugio” (Proverbi 18:10)

Solo in Lui possiamo trovare ciò di cui ha bisogno la nostra anima: “Volgetevi a me e siate salvati, voi tutte le estremità della terra! Poiché io sono Dio, e non ce n’è alcun altro” (Isaia 45:22). A volte, nelle difficoltà della vita, siamo sono propensi ad andare a destra e a sinistra, ma l’invito è di ritornare alla fortezza, al nostro Signore. Gesù è tutto per noi, Egli è “rocca, fortezza, rupe, scudo, potente salvatore, alto rifugio” (Salmo 18:2)
Pee poter vivere una vita abbondante e vittoriosa dobbiamo andare o tornare, per chi si fosse allontanato, alla fortezza. Andare o tornare alla fortezza significa avere una profonda e vera comunione con Dio, essere legati e uniti a Lui.

“Chi risponde prima di avere ascoltato, mostra la sua follia, e rimane confuso” (Proverbi 18:13)
Ognuno di noi vive ogni istante della sua vita guardando il mondo solo dal proprio punto di vista, continuamente impegnato ad ascoltare una voce che risuona nella propria testa: i nostri stessi pensieri.
Così mentre gli altri ci parlano, è facile essere distratti e pensare ad altro oppure essere continuamente impegnati a preparare ciò che dobbiamo dire, senza mai ascoltare veramente gli altri. Se vuoi comunicare in maniera efficace con le persone che ti circondano, non puoi solo lasciare che le parole fluiscano attraverso la tua bocca, ma devi imparare a tendere bene le orecchie.
Nelle nostre relazioni interpersonali, ci fa normalmente piacere che gli altri ascoltino ciò che abbiamo da dire, ma facciamo anche noi lo stesso con coloro che ci circondano? Le persone intorno a noi ci parlano continuamente, non solo attraverso le loro parole ma anche attraverso i loro sguardi e i loro atteggiamenti. Tuttavia, spesso siamo troppo concentrati su noi stessi per riuscire davvero ad interessarci di ciò che gli altri hanno da dire e cogliere i segnali che ci stanno mandando.
Viviamo in una società in cui tutti vanno di corsa e non hanno tempo da dedicare al prossimo, ma, come figli di Dio, dovremmo essere buoni imitatori del nostro Padre celeste. Egli, nonostante sia il Signore, il Creatore dell’universo, è attento e ascolta la voce dell’uomo:
“Ma Dio ha ascoltato; è stato attento alla voce della mia preghiera” (Salmo 66:19), “Allora quelli che hanno timore del SIGNORE si sono parlati l’un l’altro; il SIGNORE è stato attento e ha ascoltato…” (Malachia 3:16)
Non dovremmo noi fare lo stesso con i nostri simili? Gesù era attento ad ascoltare ciò che accadeva intorno a lui, percependo addirittura i pensieri di coloro che lo circondavano (Marco 2:8) e i bisogni di guarigione di coloro che lo toccavano (Marco 5:30). Egli era attento, pronto ad ascoltare e ad intervenire secondo il bisogno. Ma questa disposizione ad ascoltare il prossimo, derivava innanzitutto dal fatto che Gesù era in sintonia con il Padre: “le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa ugualmente” (Giovanni 5:19). Egli trovava sempre il tempo e il luogo per ascoltare meglio ciò che il Padre aveva da dirgli: “Dopo aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E, venuta la sera, se ne stava lassù tutto solo” (Matteo 14:23). Più tempo passiamo con il Padre e più impariamo da lui, anche ad ascoltare il prossimo. Ma noi siamo davvero interessati ad ascoltare Dio? Se fosse così, non dovremmo dedicarci con maggiore entusiasmo e dedizione alla lettura, allo studio, alla meditazione della sua Parola e alla preghiera? Allora perché queste cose trovano così poco spazio nella vita di molti cristiani? Sei disposto a lasciarti investigare da Dio in modo che lui possa indicarti dove occorre cambiare? “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23-24).
Abbiamo mai provato a pensare che prestare attenzione alle parole del nostro prossimo può essere un modo per fargli del bene? “Non rifiutare un beneficio a chi vi ha diritto, quando è in tuo potere di farlo. Se hai di che dare, non dire al tuo prossimo: “Và e torna, te lo darò domani” (Proverbi 3:27-28). Magari ciò di cui il tuo prossimo ha bisogno è solo un po’ del tuo tempo per chiederti un consiglio o anche solo per alleggerire il suo cuore di un peso che lo sta opprimendo. Gli dirai di tornare in un altro momento o farai di tutto per aiutarlo? Tu non saresti contento di trovare qualcuno che ti ascolti? Sì? Allora: “Ama il tuo prossimo come te stesso” e preparati ad ascoltare.
Se davvero vuoi ascoltare qualcuno, dovresti ricordarti che c’è “un tempo per tacere e un tempo per parlare” (Ecclesiaste 3:7). Ci sarà un momento in cui dovrai rispondere, ma devi sforzarti di evitare un continuo botta e risposta se vuoi davvero ascoltare l’altro. “Nella moltitudine delle parole non manca la colpa, ma chi frena le sue labbra è prudente” (Proverbi 10:19).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *