ANCHE SATANA E’ IN CIELO? Francis Frangipane

Efesini 2:6 ci dice che siamo stati risuscitati e che siamo seduti “con , Cristo nei luoghi celesti”. Cerchiamo di capire che, mentre i nostri corpi e le nostre anime sono saldamente fissati qui alla terra, tramite lo Spirito Santo, i nostri spiriti sono stati portati in Cielo per vivere un rapporto diretto di amicizia con Cristo. Da questa posizione possiamo con audacia avvicinarci al trono della grazia di Dio ed entrare, per mezzo della preghiera e dell’adorazione, nel santissimo luogo di Dio (Ebrei 4:16; 10:19-20: cfr. Matteo 5:8 e Colossesi 3:15-5). Molte Scritture sostengono la verità della posizione che occupiamo insieme a Cristo. E’ importante per noi capire bene questa posizione, perché esamineremo una dottrina che è stata fonte di confusione per molti santi: anche Satana è in Cielo? Egli si trova effettivamente davanti al trono di Dio?
Studiate l’Apocalisse e, nella descrizione del trono di Dio, non troverete alcun diavolo in Cielo. Dov’è allora Satana? Giuda ci dice che il diavolo e i suoi demoni sono imprigionati, spiritualmente incatenato con “catene eterne… per il gran giorno del giudizio” (v.6). Satana è imprigionato nell’oscurità. E’ inimmaginabile pensare che il Padre Celeste nel quale “…non ci sono tenebre” (I Giovanni 1:5), possa permettere al diavolo di intrufolarsi nell’adorazione eterna, accusando proprio la Chiesa per la quale Suo Figlio è morto. Come spieghiamo allora le Scritture che alludano un diavolo in Cielo? Mentre ammettiamo apertamente di non conoscere tutti i modi con i quali Satana accusa l’uomo davanti a Dio, offriamo una plausibile spiegazione al lettore. Primo, vi sono tre regni conosciuti come ‘cielo’ nella Bibbia. Il più comunemente identificato come tale, è la dimora di Dio, degli angeli e dei redenti. Poi, la parola cielo viene usata per descrivere ‘il cielo’ o firmamento: “I cieli raccontano la gloria di Dio” (Salmo 19:1). Ma, quando la Bibbia dice che Satana è ‘in cielo’ o ‘nei luoghi celesti’ (Efesini 6;2; Apocalisse 12:11; Luca 10:18), noi crediamo si riferisce al regno spirituale.
Questo cielo, che circonda l’immediata coscienza dell’uomo, e il ‘territorio’ spirituale dal quale Santana cerca di controllare il mondo. Sarebbe stolto presumere che conosciamo più di tanto circa questa dimensione, ma una cosa sappiamo: è da qui che Satana scatena la sua guerra contro la Chiesa.

Se è vero che il diavolo non si trova nei cieli più alti, come può allora accusare i santi davanti al trono di Dio? Quantunque il diavolo non abbia accesso immediato a Dio, egli ha accesso ai nostri pensieri e parole, per il fatto che il nostro corpo e la nostra anima sono ancorati alla terra, mentre il nostro spirito è radicato in Cristo davanti al trono di Dio. Quando mostriamo simpatia verso un atteggiamento di ricerca dell’errore, e giustifichiamo il pettegolezzo e la critica negativa, stiamo effettivamente dando a Satana l’uso della nostra bocca per accusare i santi davanti a Dio! Erroneamente abbiamo presunto che il nostro bisbigliare, nell’oscurità, rimanesse nascosto persino a Dio. Invece dobbiamo renderci conto che…tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto (Ebrei 4:13). Non è scritto “Ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce” (Luca 12:3)? Dio, che è Luce, ode la voce dell’accusatore, persino nelle confidenze intime che si fanno alla propria sposa.

ATTENTO ALLA LINGUA!

Molto di ciò che il Padre elargisce al Corpo di Cristo ci giunge attraverso la nostra confessione – non già la nostra premeditata e positiva confessione espressa nella preghiera, ma attraverso ogni cosa che esce dalla nostra bocca. Non è forse Cristo in Persona che ha detto che gli uomini saranno giudicati per “ogni parola oziosa” (Matteo 12:36)?

Se noi ci sosteniamo e proteggiamo a vicenda – se ci amiamo gli uni gli altri – sperimenteremo una rapida crescita ed una protezione ancor più grandi. Invece attraverso le critiche, la maldicenza e la caccia ai difetti altrui, si manifesterà la voce dell’accusatore e noi saremo giudicati per le nostre parole vane e maligne. Dio ascolta ciò che diciamo e ci darà una realtà conforme alle parole dette. Di conseguenza, dobbiamo arrivare a capire che ogni nostro pensiero, e persino le nostre conversazioni più intime con le altre persone, sono preghiere che offriamo al Padre, il quale vede ogni cosa continuamente e i segreto.

ALTRE LINGUE O LINGUE DI FUOCO?

E’ significativo che, quando Isaia vide il Signore (Isaia 6), non vi erano diavoli in Cielo. Il senso di colpa che provava era stato provocato dalle sue parole. Egli aveva detto: “…Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure…”. (Isaia 6:5).
Il fatto è che le nostre vicendevoli critiche sono la voce di Satana, che accusa i santi davanti a Dio. Le labbra di Isaia si purificarono nel momento in cui furono toccate dal un carbone ardente preso dall’altare di Dio. Così, più ci avviciniamo autenticamente a Dio, maggiore è il senso di colpa che sperimenteremo per le nostre parole impure. Quando lo Spirito Santo si manifestò su Gesù, scese su di Lui simbolicamente come una colomba. Ma quando lo Spirito Santo si manifestò a Pentecoste, apparve sotto forma di lingue di fuoco. Alcuni settori del cristianesimo hanno ravvisato nel ‘parlare in altre lingue’, un segno dell’infusione dello Spirito Santo. Per noi, ora, la questione verte non tanto sul fatto di parlare in altre lingue, ma in lingue di fuoco; in lingue che sono state purificate dal fuoco che scende dall’altare di Dio, in lingue incontaminate dalla caccia ai difetti e dal senso critico.

ABBATTERE L’ACCUSATORE

“Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello, e con la parola della loro testimonianza; e non hanno amato la loro vita, anzi l’hanno esposta alla morte” (Apocalisse 12:11).
Invece di parlare di peccati e di errori, chiediamo a Dio la grazia di vedere soddisfatte le nostre necessità comuni. D’istinto dobbiamo intercedere appassionatamente presso Cristo a favore di coloro per i quali Gesù morì. In Apocalisse 12 vediamo come fu vinto l’accusatore dei fratelli. Guardiamo separatamente a ciascuna dimensione della nostra vittoria:

1) IL SANGUE DELL’AGNELLO

A livello spirituale, unico sangue scorre attraverso tutti noi, facendo di noi letteralmente un solo corpo nella condivisione di un’unica Sorgente di purificazione e di un’unica Sorgente di vita. Un solo sangue fa di noi una sola famiglia: il sangue acquisito ci rende consanguinei. Il sangue versato ha compiuto e compie la nostra redenzione e, in caso di attacco dell’accusatore disarma le sue accuse, determinando in noi un atteggiamento di mitezza invece che di ipocrisia. Lo spargimento del sangue infatti dichiara la nostra comune dipendenza (da), e il nostro comune vincolo (in) , Gesù.

2) LA PAROLA DELLA LORO TESTIMONIANZA

Comporta il parlare agli altri di quello che Dio ha fatto per noi, ma va oltre. La “testimonianza di Gesù è lo spirito di profezia” (Apocalisse 19:10). Per vincere veramente il nemico, viviamo e pensiamo profeticamente; vediamoci l’un l’altro come Dio ci vede, osservando “la fine dall’inizio”, animati da una vita di visioni e confessando la nostra fede per l’edificazione vicendevole. Conoscere e dichiarare la Parola di Dio ci mette in grado di non lasciarci sopraffare dagli inganni del nemico (I Timoteo 1:18).

3) NON AMARE LA NOSTRA VITA FINO ALLA MORTE.

Non possiamo vincere Satana e, nello stesso tempo auto-commiserarci e guardare con occhio benevolo ciò che ha bisogno di essere crocifisso dentro di noi. La vittoria si ottiene con la buona volontà di andare incontro alla morte, piuttosto che di tradire le nostre verità di fede. Paolo dice: “…Non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine con gioia la mia corsa…” (Atti 20:24). Coloro che stabiliscono il regno non devono giungere a dei compromessi, quando le cose non vanno bene. Possono soffrirne, ma non ritrarsi, poiché vivono per fede. L’accusatore dev’essere abbattuto prima di tutto “nella nostra mente!” Non possiamo tollerare la caccia ai difetti e le accuse, ma dobbiamo essere posseduti dallo stesso cuore di Dio nei confronti dei nostri fratelli. Il regno di Dio e l’autorità del Suo Cristo saranno evidenti in un popolo totalmente impegnato nella preghiera, motivata dall’amore. Di fronte ad una necessità il popolo di Dio abbatterà l’accusatore dei fratelli pregando, invece di lasciarsi dominare da uno spirito critico.
Francis Frangipane

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