LA CONVERSIONE DI SAULO di George Whitefield
“Ma Saulo si fortificava sempre di più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo” (Atti 9:22).
Per quanto paradossale possa sembrare all’uomo carnale, è una sicura verità che “tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2 Timoteo 3:12). E dunque è particolarmente significativo che il nostro benedetto Signore, nel suo glorioso sermone sul monte, dopo aver dichiarato beati quelli che sono poveri in spirito, miti, puri di cuore, immediatamente aggiunge – in non meno di tre versetti – “beati i perseguitati per motivo di giustizia” (Matteo 5:10).
Vi è un’inconciliabile inimicizia tra la progenie della donna e quella del serpente. E se non apparteniamo a questo mondo, ma con i nostri frutti dimostriamo che siamo di quelli che Gesù Cristo ha scelti in questo mondo, per questo stesso motivo il mondo ci odierà. Ciò è vero di ogni vero Cristiano e di ogni vera chiesa Cristiana.
Per alcuni anni in passato abbiamo sentito parlare poco della persecuzione pubblica: perché? Perché solo poca della potenza della santificazione ha prevalso tra tutte le denominazioni. L’uomo forte e armato ha avuto il pieno controllo dei cuori della maggior parte dei credenti professanti, e li ha fatti riposare su di una falsa pace. Ma, siamone certi, quando Gesù Cristo comincia a raccogliere i suoi eletti in modo evidente, e apre una porta efficace per predicare il vangelo eterno, le fiamme della persecuzione prorompono, e Satana e i suoi emissari fanno del loro meglio (sebbene invano) per fermare l’opera di Dio. Così è stato nei tempi antichi, così è ai nostri giorni, e così sarà, fino a quando il tempo non esisterà più.
I Cristiani e le chiese Cristiane devono dunque aspettarsi dei nemici. Dobbiamo perciò saperci comportare verso di loro secondo gli insegnamenti di Cristo; altrimenti, se non badiamo attentamente a noi stessi, amareggeremo i nostri spiriti, e ci comporteremo in modo disdicevole per dei seguaci del nostro Signore che, “oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava” e, “come un agnello che è muto davanti a colui che lo tosa, così egli non ha aperto la bocca”. Ma cosa può portarci a questo benedetto stato di mitezza, affinché seguiamo le orme di Cristo? Dopo l’intervento dello Spirito Santo nei nostri cuori, ritengo che nulla possa insegnarci più efficacemente la longanimità verso i nostri più feroci persecutori, di questo: che, sebbene possiamo ritenere vero il contrario, alcune di quelle stesse persone che ci perseguitano possono essere state elette da Dio fin dal principio, ed essere chiamate a tempo debito, per edificare e fortificare la chiesa di Cristo.
Il persecutore Saulo, menzionato nelle parole del testo – e la cui conversione, Dio volendo, mi propongo di trattare di seguito – è un nobile esempio di quanto abbiamo detto.
Dico, un persecutore, e sanguinario. Guardiamo infatti come viene introdotto all’inizio di questo capitolo: “Saulo, sempre spirante minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote, e gli chiese delle lettere per le sinagoghe di Damasco affinché, se avesse trovato dei seguaci della Via, uomini e donne, li potesse condurre legati a Gerusalemme” (Atti 9:1,2).
“Saulo, sempre spirante…” Ciò implica che egli era stato persecutore già da tempo. Per averne la conferma, basta guardare al capitolo 7, dove lo troviamo in piena attività alla lapidazione di Stefano, dove dei testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di Saulo (Atti 7:58-8:3). Sebbene giovane, sembra avere una qualche autorità. Forse, per il suo zelo contro i Cristiani, fu preferito dalle autorità religiose e gli fu concesso di sedere nel gran concilio o Sinedrio; ci viene detto, infatti, al capitolo 8 verso 1, che Saulo approvava l’uccisione dei Cristiani, e ancora, al verso 3, leggiamo che “Saulo intanto devastava la chiesa, entrando di casa in casa; e, trascinando via uomini e donne, li metteva in prigione”. Si sarebbe potuto immaginare che questo avrebbe dovuto soddisfare, o almeno lenire, la collera di questo giovane fanatico. No: li odiava a tal punto, da informare egli stesso Agrippa, e dopo aver devastato la chiesa Cristiana in Gerusalemme, continuò a perseguitare i discepoli del Signore, anche nelle città straniere, continuando così a “spirare minacce e stragi”. Le parole rendono bene l’enfasi della sua amara inimicizia. Per lui era normale perseguitare i Cristiani, così come lo era respirare; difficilmente poteva parlare senza minacciarli. Ma non si limitava alle minacce, li faceva anche uccidere. Insaziabile, e non potendo confutare o fermare i Cristiani mediante ragionamenti e discussioni, decise di fermarli con la forza. Si recò dunque dal sommo sacerdote – poiché non vi erano ancora persecuzioni che non fossero appoggiate dai sommi sacerdoti – e gli chiese delle lettere da mandare alle sinagoghe di Damasco, per dargli autorità affinché, “se avesse trovato dei seguaci della Via, uomini e donne, li potesse condurre legati a Gerusalemme”. Suppongo, affinché lì fossero accusati e condannati dal tribunale del sommo sacerdote.
Osserviamo come parla dei Cristiani. Luca, che scrisse gli Atti degli Apostoli, li chiama “discepoli del Signore”, mentre Saulo li definisce “seguaci della Via”. Non dubito che egli li considerasse un gruppo di esaltati arroganti che si erano inventati un nuovo modo di vivere, che non erano soddisfatti di frequentare il tempio, ma volevano sentirsi migliori degli altri, partecipando a delle proprie riunioni, spezzando insieme il pane, di casa in casa, per dare fastidio all’autorità religiosa stabilita, e sovvertire l’ordine e il decoro. Non è scritto che il sommo sacerdote fece obiezioni; no, egli fu disposto a dare a Saulo le lettere, evidentemente compiaciuto in se stesso di aver trovato una persona tanto zelante da utilizzare nella persecuzione dei Cristiani.
Mi sembra di vedere il giovane persecutore che, avendo ricevuto l’autorizzazione del sommo sacerdote, si diletta nel pensiero di quanto trionfantemente potrà trascinare indietro “i seguaci della Via, uomini e donne”, portandoli con sé a Gerusalemme.
Possiamo immaginare in che condizione si trovassero i poveri discepoli a Damasco! Senza dubbio avevano sentito parlare delle incarcerazioni e delle devastazioni compiute da Saulo contro i santi a Gerusalemme, e potevano essere stati informati dei suoi piani contro di loro. Fu un tempo di dura prova per questi cari credenti. Come devono aver lottato con Dio in preghiera, supplicandoLo di liberarli, o di dare loro grazia sufficiente per sopportare la furia dei loro persecutori! Il sommo sacerdote e i suoi venerabili fratelli, senza dubbio, furono orgogliosi di essere ora a un passo dal poter fermare quella che consideravano una eresia dilagante, e attesero con impazienza il ritorno di Saulo.
Ma “Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si farà beffe di loro” (Salmi 2:4). E così, al verso 3, leggiamo: “E durante il viaggio, mentre si avvicinava a Damasco” – forse ai cancelli stessi della città (il Signore può permetterlo per provare la fede dei suoi servitori, e per confondere i piani dei suoi nemici) – “avvenne che, d’improvviso, sfolgorò intorno a lui una luce dal cielo e, caduto in terra, udì una voce che gli diceva: ‘Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?'”
Il nome viene ripetuto: “Saulo, Saulo”, come quando il nostro Signore si rivolse a Marta dicendo: “Marta, Marta”. Forse queste parole furono come un tuono per quell’anima. Sappiamo che furono pronunciate in modo udibile, perché al verso 7 leggiamo, “Gli uomini che viaggiavano con lui si fermarono attoniti, perché udivano il suono della voce, ma non vedevano alcuno”.
Il nostro Signore dunque arresta il cammino di questo zelante persecutore, chiamandolo per nome; infatti la parola non opera con efficacia in noi fino a quando non viene rivolta a noi in particolare. “Saulo, Saulo, perché Mi perseguiti?” (Atti 9:4). Forse Saulo riteneva di non stare perseguitando nessuno, ma solo di stare applicando le leggi ecclesiastiche; ma Gesù, i cui occhi sono come fiamme di fuoco, guardò attraverso l’ipocrisia del cuore di Saulo e, nonostante le sue motivazioni speciose, vide che ciò proveniva da uno spirito di persecuzione, e dalla segreta inimicizia del suo cuore verso Dio; e dunque disse: “Perché Mi perseguiti?” Perché perseguiti Me?
Ma Saulo non stava perseguitando Cristo, vero? Stava solo cercando di reprimere quella nuova Via, consegnando alla giustizia quello che riteneva essere un gruppo di esaltati, che altrimenti avrebbero potuto sovvertire l’ordine stabilito. Ma Gesù gli disse: “Perché Mi perseguiti?” Poiché ciò che viene fatto ai seguaci di Cristo, è come se venisse fatto a Lui stesso, che si tratti di bene o di male. Chi tocca i discepoli di Cristo, tocca la pupilla del suo occhio; e chi perseguita i seguaci del nostro Signore, perseguita il Signore stesso.
Non leggiamo che Saulo diede alcuna motivazione per le persecuzioni che compieva; no, egli cadde a terra, tremante e spaventato; e ogni persecutore farà lo stesso quando Gesù Cristo gli porrà la stessa domanda nel terribile giorno del giudizio. Ma essendo stato toccato nel cuore, e portato a riconoscere non solo le sue azioni attuali, ma senza dubbio anche tutte le altre offese verso Dio, Saulo disse “Chi sei, Signore?” (verso 5). Vedete quanto rapidamente Dio sa cambiare il cuore e l’atteggiamento dei suoi nemici più accaniti. Non molti giorni prima, Saulo non solo stava bestemmiando Cristo, ma, per quel che era in suo potere, obbligava anche gli altri a fare lo stesso; eppure ora è lui stesso a chiamarlo Signore: “Chi sei, Signore?” Questo dimostra in che modo ammirabile lo Spirito Santo di Dio opera nel cuore; prima con potenza convince di peccato, e del nostro stato dannato; poi ci spinge a rivolgerci a Gesù Cristo.
Saulo era in terra, compunto, e gridò a Gesù: “Chi sei, Signore?” Come molti di voi che fino ad oggi non sono mai stati resi sensibili al loro stato disperato di peccatori, bisognosi di implorare Gesù Cristo, e dunque non sono mai stati convinti, né tanto meno convertiti a Dio. Possa il Signore, che colpì Saulo, colpire con potenza i cuori di voi tutti che siete senza Cristo, e spingervi a cercare Gesù!
Saulo domandò: “‘Chi sei, Signore?’ E il Signore: ‘Io sono Gesù, che tu perseguiti'” (verso 5). Nessuno si sforzò di cercare sinceramente Gesù Cristo, ma Cristo si rivelò a quest’anima. È da notare il nome che il nostro Signore ha preso per sé, Gesù, poiché è un nome in cui Egli si compiace. Io sono Gesù, cioè, il Salvatore del mio popolo, Colui che li libera dalla colpa e dal potere dei loro peccati. “Gesù, che tu perseguiti”. Queste parole sembrano dette per convincere ulteriormente Saulo del suo peccato; e non dubito, che ogni parola sia stata per il suo cuore più affilata di una spada a due tagli. È Gesù! Il Salvatore! Eppure io lo sto perseguitando! È colpito dall’orrore delle proprie azioni; ma nonostante egli sia stato un persecutore, il nome Gesù gli dà una speranza. Comunque, il nostro caro Signore, per convincere Saulo che doveva essere salvato per grazia, e che non temeva la sua autorità e inimicizia, gli dice: “Ti è duro recalcitrare contro il pungolo”. Come dire che, sebbene stesse perseguitando la chiesa di Cristo, non poteva vincerla; poiché Cristo siede come Re sul suo santo monte di Sion; la malizia degli uomini o dei demoni non potrà mai prevalere contro di Lui.
Verso 6: “Egli, tutto tremante e spaventato, disse: Signore, che vuoi che io faccia?” Quelli che credono che Saulo aveva già avuto una rivelazione di Gesù al suo cuore, pensano che questa domanda sia il risultato della sua fede, e che ora egli desideri sapere cosa fare, per gratitudine verso ciò che il Signore ha fatto per la sua anima; ma invece leggiamo che egli era “tutto tremante e spaventato”, tremante al pensiero di aver perseguitato Gesù, e spaventato per la propria viltà e per l’infinita condiscendenza di Gesù, e grida: “Signore, che vuoi che io faccia?” Il Signore gli disse: “Àlzati, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare”.
Lasciamo Saulo per un attimo, e vediamo che ne è stato dei suoi compagni. Che diremo? Dio è sovrano, e avrà pietà di chi vorrà avere pietà (Esodo 33:19). Saulo è preso, ma, per quel che ne sappiamo, i suoi compagni sono lasciati a se stessi; poiché ci è detto, al verso 7, “Gli uomini che viaggiavano con lui si fermarono attoniti, perché udivano il suono della voce, ma non vedevano alcuno”. Il significato del termine originale indica un suono, una voce confusa, ed è così che va interpretata; infatti, al capitolo 22, verso 9, Saulo dice ad Agrippa: “Coloro che erano con me videro sì la luce, ma non intesero la voce di Colui che mi parlava” (Atti 22:9). Udirono un suono, una voce confusa, ma non la voce articolata di Colui che parlò a Saulo, e pertanto restarono inconvertiti. Infatti, cosa sono tutte le ordinanze, e le più straordinarie dispense della provvidenza, se Cristo non parla alle anime mediante esse? Così è ora per la parola predicata: molti, come i compagni di Saulo, sono a volte tanto colpiti dalla presenza di Dio nel santuario, da restarne attoniti; ascoltano la voce del predicatore, ma non la voce del Figliuolo di Dio, che, forse, allo stesso tempo sta parlando efficacemente a molti altri cuori; di ciò sono stato consapevole spesso; e cosa diremo di queste cose? Oh, profondità della sovranità di Dio! Signore, io desidero adorare ciò che non riesco a comprendere. “Si, Padre, perché così ti è piaciuto!”
Ma torniamo a Saulo: il Signore gli comanda: “Àlzati, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare”; e ci è detto, al verso 8, che “Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla; e quelli, conducendolo per mano, lo portarono a Damasco”, quella stessa città in cui aveva avuto in mente di condannare e imprigionare i discepoli del Signore. “E rimase tre giorni senza vedere, nei quali né mangiò né bevve” (verso 9). Ma chi può dire gli orrori della coscienza, le convulsioni dell’anima, quale profondo e pungente convincimento di peccato egli attraversò durante quei tre lunghi giorni? Fu questo a togliergli l’appetito (chi può mangiare o bere sotto l’ira di Dio per il peccato?), ed essendo stato grandemente innalzato prima, doveva ora essere grandemente umiliato; perciò, il Signore lo lasciò tre giorni sotto quello spirito di schiavitù, tormentato, senza dubbio, dai dardi infuocati del maligno, affinché, essendo provato come i suoi fratelli, potesse poi soccorrere quelli che sono nella prova.
Se Saulo si fosse rivolto a qualcuna delle guide cieche della chiesa Ebraica, in quelle circostanze, essi avrebbero detto che era pazzo, o fuori di sé; così come fanno molti insegnanti carnali e Farisei ciechi quando hanno a che fare con le povere anime sotto il peso del convincimento del loro stato miserabile di peccatori. Ma Dio, spesso, ai nostri primi risvegli ci visita con prove dure, in special modo verso quelli che, come Saulo, devono brillare nella Sua chiesa e devono essere usati come strumenti per portare molti figli alla gloria di Dio; quelli che devono essere grandemente esaltati, devono prima essere grandemente umiliati; e questo dico a conforto di tanti che ora possono star soffrendo sotto uno spirito di schiavitù, e forse, come Saulo, non riescono né a mangiare né a bere; ho infatti osservato che, in generale, quelli che hanno attraversato il più profondo convincimento del proprio peccato, sono poi stati benedetti con la più preziosa comunione e hanno goduto maggiormente della presenza divina nelle loro anime. Un esempio straordinario di questo lo abbiamo proprio in Saulo, che rimase tre giorni senza vedere, e senza mangiare né bere.
Ma il Signore lascerà il suo povero servitore in questa distretta? No; Gesù (sebbene Saulo Lo avesse perseguitato) promise (e lo fece) che gli sarebbe stato detto cosa doveva fare. E c’era un certo discepolo a Damasco, chiamato Anania; “e il Signore gli disse in visione: ‘Anania!’ Egli rispose: ‘Eccomi, Signore'” (verso 10). Che familiarità c’è tra Gesù Cristo e le anime rigenerate! Anania era abituato alla presenza amorevole del Signore, e conosceva la voce del suo amato. Il Signore dice: “Anania”; Anania risponde: “Eccomi, Signore”. È così che il Signore oggi, come in passato, spesso parla con i suoi figli in tempi e modi diversi, come un uomo parla con il proprio amico. Ma cosa ha da dire il Signore ad Anania?
Verso 11: “E il Signore a lui: ‘Àlzati, va’ nella strada chiamata Diritta, e cerca in casa di Giuda uno di Tarso chiamato Saulo” (notate per il vostro conforto, o figli dell’Altissimo Iddio, che cura ha Gesù Cristo di sapere persino il nome della strada e il luogo in cui i suoi servitori dimorano); “poiché ecco, egli è in preghiera”. Perché questa parola, “ecco”? Era forse tanto raro che Saulo pregasse? Come, Saulo era un Fariseo, e pertanto, senza dubbio, pronunciava lunghe preghiere; eppure sembra che, prima di questi tre giorni, Saulo non aveva mai pregato in vita sua; perché? Perché, prima di quei tre giorni, non si era mai sentito una creatura condannata: era convinto di essere vivo, perché non aveva conoscenza del significato spirituale della legge; non si sentiva mancante, e perciò, prima di questo momento, non gridava a un Salvatore; di conseguenza, sebbene possa aver recitato una preghiera – come molti moderni Farisei fanno oggigiorno – non aveva mai davvero pregato; ma ora, “ecco, egli è in preghiera”! E questo perché ora egli era convertito.
Nessuno dei figli di Dio viene al mondo senza vita; la preghiera è il respiro stesso della nuova creatura: e dunque, se siamo senza preghiera, siamo senza Cristo; se non abbiamo lo spirito di supplicazione, è un triste segno che non abbiamo lo spirito della grazia nelle nostre anime; e puoi essere certo di non aver mai pregato, se non hai mai sentito di essere un peccatore, e non hai mai sentito il desiderio di Gesù di voler essere il tuo Salvatore. Possa il Signore, che io servo nel vangelo del suo caro Figlio, toccarvi tutti nel cuore, e possa essere detto di voi tutti, come fu detto di Saulo, “ecco, essi pregano!”
Il Signore procede nell’incoraggiare Anania ad andare con Saulo: Egli dice, al verso 12, che Saulo “ha visto in visione un uomo, chiamato Anania, entrare e imporgli le mani perché ricuperi la vista”. Così, sebbene Cristo abbia Egli stesso convertito Saulo immediatamente, porta avanti l’opera che ha cominciato, tramite un ministro. Beati quelli che, attraverso le sofferenze dell’anima, sono diventati guide esperte, e conoscono Gesù Cristo con la stessa profonda familiarità che aveva Anania; voi che avete queste cose, utilizzatele molto e siate riconoscenti per esse; e voi che non le avete, confidate in Dio; Egli vi farà compiere le sue opere anche senza di esse.
Senza dubbio, Anania era un uomo retto; ma cosa dirò della sua risposta al Signore? Non lo loderò, poiché egli disse: “Signore, ho sentito dire da molti di quest’uomo quanto male abbia fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. E qui ha ricevuto autorità dai capi dei sacerdoti per incatenare tutti coloro che invocano il tuo nome” (versi 13-14). Temo che questa risposta proceda da qualche residuo di giustizia propria, come pure di infedeltà. “Àlzati (disse il Signore), va’ nella strada chiamata Diritta, e cerca in casa di Giuda uno di Tarso chiamato Saulo; poiché ecco, egli è in preghiera”! Si potrebbe pensare che ciò dovrebbe bastare a soddisfarlo; ma Anania dice: “Signore, ho sentito dire da molti di quest’uomo” (sembra parlarne con disprezzo, poiché anche gli uomini retti sono inclini a pensare troppo sprezzantemente di quelli che sono ancora nel peccato) “quanto male abbia fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. E qui ha ricevuto autorità dai capi dei sacerdoti per incatenare tutti coloro che invocano il tuo nome”. Ma il Signore zittisce tutte le sue obiezioni, dicendo: “Va’, perché egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re, e ai figli d’Israele; perché Io gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome”.
Qui Dio mette a tacere l’uomo, proclamando la propria sovranità, e parlandogli della dottrina dell’elezione. E le frequenti conversioni di peccatori incalliti a Dio, per me sono la più grande prova, tra mille altre, di quella preziosa – ma troppo spesso travisata e tristemente male rappresentata – dottrina dell’elezione per l’amore di Dio; infatti, come mai sono scelti questi peccatori, mentre migliaia di altri, che neanche lontanamente sono così vili, muoiono? L’unica risposta che può essere data è che essi sono strumenti scelti; “Va’ (dice Dio), perché egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re, e ai figli d’Israele; perché Io gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome”.
Osservate che stretta connessine vi è tra il fare e il soffrire per Cristo. Se qui sono presenti miei fratelli nel ministerio, raggiungano le promozioni che dobbiamo aspettarci, se siamo chiamati a compiere l’opera di Dio: non grandi guadagni o diocesi, ma grandi sofferenze per amore del nome del nostro Signore; questi sono i frutti del nostro lavoro; e chi non si compiace di soffrire grandi cose per annunciare Cristo, non è degno di Lui. Le sofferenze saranno trovate essere le migliori promozioni, quando dovremo rendere conto del nostro ministerio nel gran giorno.
Non leggiamo che Anania disputò con Dio riguardo alla dottrina dell’elezione; no (oh che tutti gli uomini retti volessero, in questo, imparare da lui!). Verso 17: “Anania andò, entrò in quella casa, gli impose le mani e disse: ‘Fratello Saulo’…” – poco fa, era “quell’uomo”; ora è “fratello Saulo”. Non importa chi è stato l’uomo, se ora è un Cristiano; egli ora è nostro fratello, nostra sorella, nostra madre; Dio fa sparire le trasgressioni di ogni convertito come una densa nube, e così dobbiamo considerarlo anche noi; più vile è stato un uomo, più dovremmo amarlo quando si converte a Cristo, perché Cristo sarà maggiormente glorificato per mezzo di lui. Certamente Anania si rallegrò meravigliosamente di sentire che un persecutore tanto crudele fosse stato portato a Dio: sono persuaso che egli sentì la sua anima immediatamente unita alla sua con amore, e quindi si rivolse a lui non chiamandolo “persecutore, assassino, che vieni a uccidere me e i miei amici”, ma “fratello Saulo”. È da notare come i primi Cristiani usavano molto la parola fratello, fratelli. So che questo termine è ora spesso oggetto di biasimo; ma quelli che lo disprezzano, credo, sarebbero felici di far parte della nostra fratellanza, quando ci vedranno alla destra della Maestà nei cieli.
“Fratello Saulo, il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada per la quale venivi, mi ha mandato perché tu riacquisti la vista e sia riempito di Spirito Santo” (verso 17). A questo punto, possiamo supporre che Anania gli abbia imposto le mani. Vediamo cosa accadde.
Verso 18: “In quell’istante gli caddero dagli occhi come delle squame, e ricuperò la vista”; non solo la vista fisica, ma anche quella spirituale; gli si schiuse davanti un mondo nuovo; vide, e sentì, cose inesprimibili: sentì l’unione della sua anima con Dio; ricevé lo spirito di adozione, cosicché poteva, ora, con piena certezza di fede, gridare: “Abbà! Padre!”. Ora era ripieno di Spirito Santo, e l’amore di Dio era sparso largamente nel suo cuore; erano giunti i giorni della fine del suo travaglio; ora Cristo era formato nella sua anima; ora poteva sfidare uomini e demoni, sapendo che Cristo l’aveva giustificato; ora vedeva le eccellenze di Cristo, e lo stimava sopra ogni altra cosa. Solo quelli che, dopo una lunga notte di schiavitù, sono stati liberati e hanno ricevuto lo Spirito Santo, possono simpatizzare nella gioia di quello che ora è l’apostolo Paolo. Possano tutti quelli che ora gemono, come Saulo, essere confortati allo stesso modo!
Le scaglie erano cadute dagli occhi del cuore di Saulo; Dio aveva operato per mezzo di Anania. Ora gli restava da battezzarlo in acqua, affinché Saulo fosse ricevuto nella chiesa visibile di Cristo; questa è per me una solida prova della necessità del battesimo, poiché vediamo qui, come altrove, che il battesimo viene amministrato anche a quelli che avevano già ricevuto lo Spirito Santo; Saulo ne era convinto, e dunque si alzò e fu battezzato in acqua. E ora era il momento di edificare l’uomo esterno, che, dopo tre giorni di astinenza e conflitti spirituali, era stato molto indebolito; continuando a leggere vediamo che, “dopo aver preso cibo, gli ritornarono le forze”.
Ma con quale conforto adesso l’apostolo mangiò quel cibo! Certo lo fece con semplicità, e con gioia nel cuore, perché sapeva di essere riconciliato con Dio; e, da parte mia, se non sapessi quanto ciechi e duri sono per natura i nostri cuori, mi meraviglierei di come si può mangiare ed essere felici per il pasto, quando non c’è la salda speranza di essere stati riconciliati con Dio.
Proseguiamo. Saulo aveva preso cibo, e gli ritornarono le forze; ora va a vedere i fratelli: “Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco” (verso 19). Se conosciamo e amiamo Cristo, ameremo e desidereremo anche stare in comunione con i nostri fratelli in Cristo; in genere possiamo conoscere un uomo dalle sue compagnie. E sebbene non siano tutti santi quelli che si associano ai santi – poiché le zizzanie spunteranno sempre tra il grano fino al giorno della mietitura – se non abbiamo questa compagnia, ma abbiamo timore e vergogna di stare tra i figli di Dio disprezzati dal mondo, è un segno certo che non abbiamo ancora conosciuto praticamente Gesù, o che non l’abbiamo ricevuto nei nostri cuori. Miei cari amici, non ingannatevi; se siamo amici dello Sposo, saremo amici dei figli degli Sposo. Saulo, non appena fu ripieno di Spirito Santo, “rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco”.
Ma chi può dire la gioia di questi discepoli quando Saulo venne in mezzo a loro! Suppongo che il pio Anania lo introdusse. Mi sembra di vedere l’ex persecutore che, vedendo i fratelli accorsi a salutarlo con un santo bacio, si getta al collo di ciascuno di loro, piangendo calde lacrime, e dicendo, “Fratelli miei, sorelle mie, potete perdonarmi? Potete porgere a un miserabile come me la man destra della fratellanza, io che volevo trascinarvi dietro di me legati a Gerusalemme!” In questo modo, dico, possiamo supporre che Saulo si rivolse ai suoi nuovi amici discepoli; e non dubito affatto che essi furono pronti a perdonarlo e a dimenticare come aveva fatto Anania, e lo salutarono con l’amorevole titolo di “fratello Saulo”. Gioioso fu quest’incontro; così felice che Saulo rimase alcuni giorni con loro, per comunicare le sue esperienze, e imparare di più su quella Via di Dio; per pregare per ricevere la benedizione sul suo futuro ministerio, e per lodare Cristo Gesù per quello che Egli aveva fatto per le loro anime. Saulo, forse, era stato diversi anni ai piedi di Gamaliele, ma certamente imparò molto di più in quei giorni con i discepoli, che in tutta la sua vita passata. Mi rallegra pensare come questo grande studioso è stato trasformato mediante il rinnovamento della sua mente.
Che potente cambiamento abbiamo qui! Saulo era un uomo così grande, sia per l’influenza che per le proprie conoscenze, e un nemico così feroce per i Cristiani; eppure lui, dico, andò a stare per diversi giorni con i seguaci di quella che aveva ritenuto una folle Via, e a sedere in silenzio tra di loro, ricevendo insegnamento da uomini illetterati (poiché certamente molti di quei discepoli lo erano). Quale prova della realtà della sua conversione!
E che fretta e confusione possiamo supporre si fosse avuta tra i capi sacerdoti! Immagino che giunsero al punto di gridare: “Cosa! Anche lui è stato ingannato? Per la gente comune, che non conosce la legge, ed è maledetta, non c’è da meravigliarsi che siano trascinati via dall’errore; ma per Saulo, un uomo istruito ai piedi di Gamaliele, uno studioso del suo calibro, un così gran nemico di questa nuova Via, è del tutto impossibile che un uomo tale si lasci convincere da un gruppo di uomini e donne sciocchi e illusi”. Ma Saulo presto li convinse della realtà della sua conversione, dell’essere “diventato un pazzo” per amore di Cristo: infatti, anziché consegnare le lettere ai sacerdoti come stabilito al fine di far arrestare i discepoli, “si mise subito a predicare nelle sinagoghe che Gesù è il Figlio di Dio” (verso 20). Questa è un’altra prova della sua conversione. Non solo conversava con i Cristiani in privato, ma predicava Cristo pubblicamente nelle sinagoghe; in particolare, insisteva sulla divinità del nostro Signore, provando, nonostante il suo stato d’umiliazione, che Gesù è davvero il Figlio di Dio.
Perché Saulo predicava Cristo in questo modo? Perché aveva sentito la potenza di Cristo sulla sua anima. E qui vediamo il motivo per cui Cristo è così raramente predicato, e per cui si insiste così poco sulla sua divinità nelle nostre moderne sinagoghe: perché gran parte di coloro che pretendono di stare predicando Cristo, non hanno mai sperimentato l’opera salvifica della conversione sulle loro anime. Allora come possono predicare, se essi stessi non conoscono per primi, e poi sono mandati da Dio? Saulo non predicava Cristo prima di conoscerLo; non più di chiunque altro. Un ministro non convertito, sebbene possa parlare le lingue degli uomini e degli angeli, sarà solo un rame risonante o uno squillante cembalo per coloro i quali hanno i sensi esercitati a discernere le cose spirituali. I ministri che non sono convertiti possono parlare e declamare di Cristo, e provare dai libri che Egli è il Figlio di Dio; ma essi non possono predicare con la dimostrazione dello Spirito e con potenza, a meno che non predichino per esperienza, e abbiano prova della sua divinità, mediante l’opera della grazia sulle loro proprie anime. Dio perdoni quelli che impongono le mani a uomini inconvertiti, sapendo che sono tali: non lo farei per migliaia di mondi, Signore Gesù, preserva i tuoi servi fedeli puri, e non permettergli di partecipare ai peccati di altri uomini!
Talmente grande fu come esempio la conversione di Saulo, che certamente dovette produrre un gran trambusto; leggiamo infatti senza meraviglia, al verso 21, che “Tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: ‘Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua con lo scopo di condurli incatenati ai capi dei sacerdoti?'”.
Così sarà di tutti quelli che si espongono pubblicamente per Gesù Cristo; è impossibile per un vero Cristiano vivere nascosto, così come lo è per una città sopra un monte (cfr. Matteo 5:14). Fratelli, se siete fedeli a Cristo sarete disprezzati e additati, specialmente se siete stati particolarmente empi prima della vostra conversione. I vostri amici diranno: “non è questo quella persona che fino a poco tempo fa viveva di eccessi e vanità più di tutti quanti noi? Ha forse cambiato idea?” O, se siete stati credenti formalisti, falsi, ipocriti, come lo era Saulo, essi vi diranno che vi ingannate se pensate che non eravate già salvati prima. Senza dubbio, molti furono sorpresi di sentire Saulo, che seguiva la legge in modo irreprensibile, affermare che la sua condizione precedente era stata miserabile (come probabilmente fece).
Fratelli, dovete aspettarvi di fronteggiare molte difficoltà simili a queste. Il flagello della lingua degli uomini è in genere la prima croce che siamo chiamati a portare per amore di Cristo. Non lasciate, dunque, che ciò vi smuova: ciò non smosse Saulo, no, anzi lo incoraggiò; dice il testo: “Ma Saulo si fortificava sempre di più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo” (verso 22). L’opposizione non abbatterà mai, né ha mai abbattuto, i sinceri convertiti: niente come l’opposizione rende perfetto l’uomo di Dio. Solo i mercenari, che non si curano delle pecore, fuggono all’avvicinarsi o all’ululare dei lupi. I ministri di Cristo sono audaci come leoni: essi non fuggono.
E perciò (ci volgiamo alla conclusione) ministri e discepoli di Cristo, imparate da Saulo a non temere gli uomini e i loro insulti; ma, come lui, fortificatevi, quanto più gli uomini malvagi si sforzano di indebolire le vostre mani. Non possiamo essere Cristiani senza subire opposizione (cfr. Giovanni 15:20, n.d.t.). No; parlando in generale, i discepoli sono chiamati a soffrire; i ministri in particolare a subire grandi cose. Ma non lasciamo che ciò smuova alcuno di noi dall’essere saldi nel vangelo: Colui che vegliò su Saulo e lo fortificò, veglierà anche su noi e ci fortificherà. Egli è un Dio potente da salvare tutti quelli che ripongono la loro fede in Lui. Se guardiamo indietro con gli occhi della fede al primo martire, Stefano, possiamo vedere Gesù seduto alla destra di Dio Padre, pronto ad assisterci e a proteggerci. Sebbene il trono dell’Eterno sia nei cieli, Egli bada a noi suoi santi in maniera particolare, quando siamo chiamati alle sofferenze qui in terra; allora lo Spirito di Cristo e della sua gloria riposa sulle nostre anime. E, se posso parlare per esperienza personale, non ho mai goduto di una comunione più ricca con Dio di quando sono stato disprezzato e rigettato dagli uomini per amore di Gesù Cristo.
Per quanto insignificante mi possano ritenere, i miei nemici sono i miei più grandi amici. Quello che temo di più, è uno stato di calma; ma nel cuore dell’uomo naturale vi è un’inimicizia contro Cristo che non permette loro di stare a lungo in silenzio; no, così come io spero che l’opera di Dio cresca, così le molestie degli uomini e dei demoni aumenteranno. Rivestiamoci, dunque, dell’intera armatura di Dio (cfr. Efesini 6:11-18, n.d.t.); “E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto Colui che può far perire l’anima e il corpo nella geenna” (Matteo 10:28). Vi dico, temete soltanto Iddio. Vedete quanto presto Dio sa fermare la furia dei suoi nemici.
Avete appena sentito parlare di un prode e influente persecutore fermato nel pieno della sua carriera, abbattuto al suolo da una luce del cielo, convertito con gloriosa potenza alla grazia salvifica, e che ora cominciava a promuovere, anzi, era risoluto a soffrire per promuovere, per fede, ciò che un tempo cercava di distruggere mediante minacce e stragi. Che ciò ci insegni ad avere misericordia e a pregare per i più inveterati nemici del nostro Signore. Chi può sapere se il Signore non gli conceda il ravvedimento per avere la vita? Molti pensano che Cristo onorò la preghiera di Stefano convertendo Saulo. Forse per questo motivo Dio sopporta i suoi avversari, affinché la sua misericordia e potenza possano risplendere di più gran luce alla loro conversione.
Ma i persecutori di Cristo non siano in questo incoraggiati nelle loro opposizioni. Ricordate, che sebbene Saulo fu convertito, il sommo sacerdote e i compagni di Saulo furono lasciati alla morte delle loro trasgressioni e dei loro peccati. E, se questo è il vostro caso, sarete tra tutti gli uomini i più miserabili: poiché ai persecutori è riservato il posto più infimo dell’inferno. E se Saulo fu colpito in terra da una luce dal cielo, come potrete voi resistere davanti a Gesù Cristo, quando verrà nella sua terribile maestà per fare vendetta di tutti quelli che hanno perseguitato il suo vangelo? Allora la domanda, “Perché Mi perseguiti?” vi trafiggerà da parte a parte. L’inimicizia segreta dei vostri cuori sarà rivelata davanti agli uomini e agli angeli, e sarete condannati a giacere nell’ombra di tenebra per l’eternità. Implorate il Figlio, dunque, affinché non siate condannati: poiché anche voi potete trovare misericordia, se credete al Figlio di Dio: sebbene voi Lo perseguitate, Egli sarà il vostro Gesù, cioè il vostro Salvatore. Non dispero di alcuno di voi, quando vedo un Saulo tra i discepoli a Damasco. Se anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, il sangue di Cristo li imbiancherà come la neve. Avendo molto da essere perdonati, non disperate; solo credete, e come Saulo, di cui ho parlato, amate molto. Egli infatti dichiarò di essere il primo di tutti i peccatori, e lavorò più abbondantemente di tutti.
Chi tra voi teme il Signore? A chi è stato aperto il cuore dal Signore per udire la voce del suo povero indegno servitore? Certamente, il Signore non mi ha fatto predicare invano. Chi è quell’anima felice che in questo giorno vuole essere lavata col sangue dell’Agnello di Dio? Quale povero peccatore vuole essere incoraggiato dall’esempio di Saulo a venire a Gesù Cristo? Vi affollate qui intorno, ma chi di voi vuole toccare il Signore Gesù? Che gioia sarà per Saulo, e per le vostre anime, quando lo incontrerete nei cieli, e gli direte che la sua conversione è stato un mezzo di cui Dio si è servito per salvare voi! Senza dubbio essa è stata scritta per incoraggiare tutti i poveri peccatori che vogliono tornare a Dio; Saulo stesso lo dice: “Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in Lui per avere vita eterna” (1 Timoteo 1:16). Se Saulo fosse qui in persona, ve lo direbbe egli stesso; ma ora la testimonianza della sua conversione parla. O che Dio possa mediante essa parlare ai vostri cuori! O che le frecce di Dio possano in questo giorno colpire rapide le vostre anime, e farvi gridare: “Chi sei, Signore?” Ci sono di tali persone tra di voi? Mi pare di sentire qualcosa di quello che Saulo sentì, quando disse: “[per voi] sono di nuovo in doglie, finché Cristo sia formato in voi” (Galati 4:19). O venite, venite a Gesù, in cui Saulo credette; e allora non m’importerà se dei sommi sacerdoti manderanno lettere o ingiuriosamente mi trascineranno in prigione. Il pensiero di essere strumento della vostra salvezza mi farà cantare lodi anche nel cuore della notte. E so che sarete la mia allegrezza e la mia corona, quando sarò liberato da questa prigione terrena, e vi incontrerò nel regno di Dio in avvenire.
Ora a Dio il Padre, al Figlio, e allo Spirito Santo, siano tutto l’onore, la lode, e la potenza, da ora e per sempre. Amen.
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