L’Impazienza è “Distruttiva”
“Quelli sulla roccia sono coloro i quali, quando ascoltano la parola, la ricevono con gioia; ma costoro non hanno radice, credono per un certo tempo ma, quando viene la prova, si tirano indietro” (Luca 8:13).
Questi uditori diventano i più bei convertiti che abbiate mai visto. Sono felici, pieni di gioia, di fervore e testimoniano del lavoro che Cristo ha fatto nella loro vita. La loro è una vera conversione. Convinti dalla Parola e pienamente pentiti, desiderano solo continuare il loro cammino con Dio, e vivere nella gioia del Signore. Tuttavia, ad ogni convertito, chiedo di leggere subito questo versetto e di prestargli molta attenzione. Se mai vi capitasse di allontanarvi dal Signore sarà perché appartenete a questa categoria; siete, cioè, un “uditore senza radici”. Siete stati salvati, siete pieni della pace di Dio e lodate il Signore. Cantate, lodate Dio, siete pieni di gioia, ma rimane un problema: combattete ancora contro una potente tentazione. E’ come se foste avvolti dalle spire di un serpente sibilante, pronto a iniettarvi il suo veleno. Voi odiate questo peccato che da tempo controlla la vostra vita. Allora vi mettete in ginocchio e piangete dicendo: “Oh Gesù, liberami! Non voglio essere tormentato da questa vecchia concupiscenza. Voglio essere libero e puro. Aiutami, perché sta ancora nel mio cuore!”
Gesù dice che gli uditori senza radici “… quando viene la prova, si tirano indietro” (Luca 8:13). Questo non significa che la tentazione sia così schiacciante da spazzarli via. Non significa che cadono a causa di un opprimente desiderio di droga, e di un bisogno sessuale, o per la sete di alcol! No, il vero problema è che non hanno pazienza nei confronti di Dio e non gli danno il tempo di compiere la sua opera in loro. Se guardate indietro, al tempo in cui cadevate o venivate meno nei confronti di Dio, che cosa accadeva? Accadeva che eravate molto arrabbiati con lui perché non rispondeva alle vostre preghiere! Non credevate che potesse onorare la Sua Parola, tenere fede alle promesse e liberarvi. E, quando arrivava la tentazione, vi allontanavate perché non avevate la pazienza di aspettare che Dio compisse la sua opera in voi.
Una donna della nostra chiesa ha una sorella che, dopo aver conosciuto il Signore, è ricaduta nella droga. Eppure questa donna si comporta come farebbe un evangelista. Dice ai convertiti che faticano nel combattere l’impazienza: “Sta in chiesa, stai con il Signore! Guarda a me che cosa è successo. E’ così difficile tornare indietro!” Sono sicuro che se vi sedete accanto a lei, potrebbe dirvi: “Ho pregato, ma ero oppressa. Il predicatore mi ha detto che Gesù era il mio Salvatore, che mi avrebbe liberato dal potere del peccato. Ho pianto, ho pregato, ma non è successo niente!” Il suo peccato era l’impazienza. Oh, quali angosciose grida innalza l’uditore senza radici quando giunge la tentazione: “Signore, liberami! Togli via i miei desideri, liberami dai vecchi peccati. Quand’è che mi liberi in modo che non abbia più paura?” Eppure quando l’uditore senza radici passa attraverso una tentazione, cade perché non ha abbastanza pazienza da aspettare di mettere radici! Vedete, non è sufficiente pentirsi dicendo semplicemente “sì” a Dio. Bisogna mettere le radici nel Signore ed è questo che produce in noi la pazienza. Non potete semplicemente far cadere un seme nel terreno, stargli davanti e comandargli: “Crescete radici!” No, è un processo naturale che richiede tempo. E’ il lavoro supremo che spetta a Dio. Quando eri un giovane credente, rimanevi sorpreso quando cadevi nel peccato. Ti condannavi immediatamente finché, dopo ripetuti fallimenti, ti decidevi che era inutile resistere. Allora, giunto a quel punto, il diavolo ti sussurrava: “Non sei un buon cristiano! Sei troppo malvagio. Non puoi farcela. Dovresti darti per vinto!” Avevi dimenticato che Dio giudica sempre con grande compassione! Lui sapeva che non avevi avuto tempo per mettere radici. Ed è solo per questa ragione che sei caduto: non hai dato tempo alle radici di crescere! Può suonare come una scusa, ma non lo è. E’ una valida spiegazione di ciò che succede nel nostro cammino con il Signore. La risposta a questo problema è: torna indietro! Prega, resisti. Chiedi al Signore di farti mettere radici. Chiedigli di concederti la pazienza fino a quando non siano cresciute. A questo punto, probabilmente, mi chiederete: Che cosa ne pensi dei cristiani maturi, che una volta avevano radici, gente che è cresciuta in Cristo e che, tuttavia, cade ancora nel peccato?” Sicuramente di cristiani salvati da anni, che sembrano avere delle profonde radici e che, malgrado tutto, sono caduti nel peccato, ce ne sono. La Bibbia dice “… la sua radice è secca; essi non faranno più frutto…” (Osea 9:16). Tali credenti non stavano realmente vicino a Gesù. Una volta avevano delle radici, ma si sono allontanati dal Signore, e quelle radici si sono seccate, ormai non hanno presa, ed è per questo che i vènti delle false dottrine se li portano via.
Dio sa che la nostra impazienza non produce che danni. Considerate l’impazienza di Israele: Mosè era salito sul monte e lì, Dio, lo aveva trattenuto per un certo tempo. Che cosa è accaduto durante quel periodo ai piedi della montagna? E’ accaduto che la gente ha perso la pazienza! Dopo 40 giorni di attesa si misero a suonare, ballare e gozzovigliare in un’orgia di ubriachi. Alla fine fusero tutti i loro gioielli e si costruirono un vitello d’oro per adorarlo. Me li immagino mentre dicono: “Dov’è Mosè? Dov’è il nostro Dio, il nostro aiuto? Che razza di liberazione è mai questa? Dio ci ha abbandonati! Ci ha salvati solo per farci morire in questo orribile deserto. Ora faremo di testa nostra!” Ma propio in quel momento Mosè stava scendendo dalla montagna con la Parola di Dio tra le mani. Infatti, Dio è sempre puntuale, sempre al momento giusto! Consideriamo ora il caso di Saul! Samuele aveva detto a Saul di aspettarlo a Ghilgal prima di combattere contro i Filistei. Lo aveva avvisato di non andare in battaglia prima del suo ritorno e prima che avesse offerto dei sacrifici al Signore. Samuele gli aveva detto: “Mi ci vorranno 5, 6, 7, forse 8 giorni, ma sarò lì!” Così Saul radunò Israele a Ghilgal. Ma dopo 5 giorni, gli israeliti cominciarono a dare segni di impazienza. L’esercito dei Filistei, a man man che le truppe si radunavano, diventava sempre più numeroso e gli uomini di Saul, sgomenti, presero a fuggire a destra e a sinistra. In breve tempo il re rimase con solo una manciata di soldati. Alla fine, arrivato al settimo giorno, giunto al colmo dell’impazienza, esclamò: “Dov’è il profeta? Dv’è l’offerta da bruciare?” E fu così che offrì da sé l’olocausto! Saul non sapeva che Dio aveva fatto in modo che Samuele arrivasse in ritardo perché voleva vedere cosa c’era nel suo cuore. Dio voleva sapere se Saul si sarebbe aggrappato alla fede nel momento in cui tutto sarebbe sembrato andare male, e se avrebbe detto: “Se devo morire, morirò fidando in Dio e rimarrò saldo nella parola che ha pronunciato a mio riguardo!” Invece Saul decise di prendere in mano la situazione e ordinò: “Portatemi l’agnello”. Preso l’animale, lo distese sull’altare offrendolo in sacrificio anche se un simile atto era contro la legge di Israele. Poi, la Scrittura ci dice: “Aveva appena finito di offrire l’olocausto, che arrivò Samuele…” (1 Samuele 13:10). In questo brano sono riportate le risposte e le giustificazioni di Saul alle proteste di Samuele. Ma alla fine quel che importa è che Saul agì sotto la spinta dell’impazienza. Non basò il suo futuro sulla Parola di Dio… aveva la soluzione a portata di mano, ma perse tutto.
Forse anche a voi è accaduta la stessa cosa. La vostra liberazione era vicina, a portata di mano, ma avete perso tutto perché non avete saputo aspettare un po’ di più. Siete stati presi dalla paura, e avete mollato tutto troppo in fretta. Davide è un altro uomo che, in un determinato momento, si era stancato di aspettare e, nell’impazienza, compativa sé stesso: “Io, nel mio smarrimento, dicevo: Sono respinto dalla tua presenza; ma tu hai udito la voce delle mie suppliche, quand’ho gridato a te” (Salmo 31:22). Davide in questo brano pensa alla sua vita passata, e sta dicendo: “Nella mia impazienza ho accusato il Signore di non aver risposto al mio grido. L’ho accusato di avermi abbandonato al momento della prova e della tentazione. Invece, mi ha sempre ascoltato e soccorso. Se oggi sono qui è perché Dio mi ha protetto”.
David Wilkerson
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