Colombia: una corona funebre come avvertimento
Nelle zone della Colombia controllate dalla guerriglia e dai narcotrafficanti la vita dei pastori, delle loro famiglie e della comunità di cui si prendono cura è spesso messa a repentaglio. In queste circostanze il ministero di presenza di Porte Aperte risulta particolarmente importante per incoraggiare i cristiani perseguitati.
Il Pastore Javier (nome modificato per ragioni di sicurezza) viveva e lavorava in una città nel nord della Colombia, quando una banda criminale ha cominciato ad esercitare pressioni sulla comunità locale per coinvolgerla nel narcotraffico. Javier ha visto l’effetto e l’influenza che queste persone hanno avuto, in particolare sui bambini: promesse di denaro, vestiti nuovi e gadget vari sono mezzi molto efficaci per convincerli a contrabbandare la droga.
La predicazione dell’Evangelo da parte di Javier e di sua moglie nel quartiere in cui abitavano, ha suscitato le ire della banda criminale. I narcotrafficanti sanno bene che quando qualcuno si converte a Gesù Cristo smette di collaborare alle loro attività illegali. Javier ha ricevuto molte minacce di morte, ma quando i criminali hanno cominciato a seguire sua figlia, ha deciso di trasferirsi in un’altra città. “Siamo stati in grado di gestire le minacce contro me e mia moglie, ma quando hanno preso di mira i nostri bambini siamo crollati“, ci ha detto.
La famiglia sperava di vivere in pace in un’altra località, ma Javier ha scoperto che i loro nomi figuravano ancora nella lista nera della banda criminale. Di nuovo in fuga la famiglia è rimasta nascosta per 150 giorni. Una corona funebre, lasciata sulla soglia della nuova casa, ha dimostrato a Javier che non erano ancora al sicuro.
Un nostro collaboratore ha conosciuto il loro caso dopo quest’ultima minaccia e ha deciso di portare la famiglia nell’ufficio locale di Porte Aperte per un periodo di riposo. L’accoglienza calorosa e l’ambiente sicuro hanno permesso loro di riposare. Sono rimasti con noi per una settimana e hanno potuto condividere i loro pesi. La famiglia ha scoperto che molti cristiani di tutto il mondo prega per loro e ha realizzato di non essere sola.
Il pastore Javier e la sua famiglia sono solo alcuni dei cristiani perseguitati che ricevono conforto, consolazione e riposo attraverso il ministero di presenza di Porte Aperte. Visitiamo i cristiani nei momenti più difficili, li ascoltiamo, e facciamo loro sapere che non sono stati dimenticati. Ascoltarli e pregare per loro aiuta questi credenti a rielaborare tutto quello che hanno vissuto e li incoraggia a rimanere fermi nella fede.
Nelle zone della Colombia controllate dalla guerriglia e dai narcotrafficanti la vita dei pastori, delle loro famiglie e della comunità di cui si prendono cura è spesso messa a repentaglio. In queste circostanze il ministero di presenza di Porte Aperte risulta particolarmente importante per incoraggiare i cristiani perseguitati.
Il Pastore Javier (nome modificato per ragioni di sicurezza) viveva e lavorava in una città nel nord della Colombia, quando una banda criminale ha cominciato ad esercitare pressioni sulla comunità locale per coinvolgerla nel narcotraffico. Javier ha visto l’effetto e l’influenza che queste persone hanno avuto, in particolare sui bambini: promesse di denaro, vestiti nuovi e gadget vari sono mezzi molto efficaci per convincerli a contrabbandare la droga.
La predicazione dell’Evangelo da parte di Javier e di sua moglie nel quartiere in cui abitavano, ha suscitato le ire della banda criminale. I narcotrafficanti sanno bene che quando qualcuno si converte a Gesù Cristo smette di collaborare alle loro attività illegali. Javier ha ricevuto molte minacce di morte, ma quando i criminali hanno cominciato a seguire sua figlia, ha deciso di trasferirsi in un’altra città. “Siamo stati in grado di gestire le minacce contro me e mia moglie, ma quando hanno preso di mira i nostri bambini siamo crollati“, ci ha detto.
La famiglia sperava di vivere in pace in un’altra località, ma Javier ha scoperto che i loro nomi figuravano ancora nella lista nera della banda criminale. Di nuovo in fuga la famiglia è rimasta nascosta per 150 giorni. Una corona funebre, lasciata sulla soglia della nuova casa, ha dimostrato a Javier che non erano ancora al sicuro.
Un nostro collaboratore ha conosciuto il loro caso dopo quest’ultima minaccia e ha deciso di portare la famiglia nell’ufficio locale di Porte Aperte per un periodo di riposo. L’accoglienza calorosa e l’ambiente sicuro hanno permesso loro di riposare. Sono rimasti con noi per una settimana e hanno potuto condividere i loro pesi. La famiglia ha scoperto che molti cristiani di tutto il mondo prega per loro e ha realizzato di non essere sola.
Il pastore Javier e la sua famiglia sono solo alcuni dei cristiani perseguitati che ricevono conforto, consolazione e riposo attraverso il ministero di presenza di Porte Aperte. Visitiamo i cristiani nei momenti più difficili, li ascoltiamo, e facciamo loro sapere che non sono stati dimenticati. Ascoltarli e pregare per loro aiuta questi credenti a rielaborare tutto quello che hanno vissuto e li incoraggia a rimanere fermi nella fede.
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