LE FALSE E MENZOGNERE SUPPOSIZIONI
Le supposizioni sono il volto della menzogna e della falsità.
Le supposizioni subdole ed i pensieri maligni sono di chi non ha l’intelligenza di parlare ma di chi sa solo sparlare.
Fare supposizioni significa dare per vero qualcosa senza aver davvero cercato delle prove che dimostrino ciò che noi immaginiamo soltanto. Significa trovare da soli una spiegazione e rafforzarla a base di pensieri e commenti. Significa elaborare delle ipotesi basate su indizi che ci aiutano a giungere ad una conclusione che diamo per certa, anche quando esistono buone probabilità che non lo sia. Il problema principale delle ipotesi è che si danno per scontate, non si mettono in discussione, si assumono come verità assolute, quando in realtà sono solo una possibilità in una vasta gamma di opzioni.
Chi fa supposizioni spesso finisce per autoconvincersi di qualcosa che lui stesso ha creato. Capita di frequente che una semplice supposizione generata dalla “innocua abitudine di parlare degli altri” finisca per trasformarsi in una diceria falsa e, in fin dei conti, in una bugia. Fare supposizioni su qualcuno può rovinare la sua reputazione, perché nonostante diciate che quella è soltanto la vostra opinione e non un fatto, oppure parlare di un fatto vero con il proprio punto di vista, una volta che la pronunciate la voce si sparge in fretta, ed è molto probabile che nel riportarla si ometta il fatto che, quando lo avete detto, non eravate del tutto sicuri. E la cosa sorprendente è che, anche se tenete le vostre supposizioni per voi senza dirle a nessuno, potete comunque crearvi un’immagine distorta di quella persona nella vostra mente. E il tutto per una semplice e innocente supposizione.
Sia che quel dialogo venga fatto con un’altra persona o solo con voi stessi, potete star alimentando una bugia, o al di fuori o dentro di voi. Anche se la bugia non è data per certa, genera comunque emozioni, e le emozioni sono difficilissime da cancellare. E anche quando si cancellano, le tracce del sospetto restano, e con loro una predisposizione negativa verso quella persona. Pensate ai sentimenti che possono generare le seguenti supposizioni:
“Di sicuro lei ….”
“Ho il sospetto che lui …”
“Non ti sembra che le sue parole non siano sincere? Secondo me non ci ha detto la verità”.
Un’altro esempio classico è la donna che aspettava il marito mentre questo era in ritardo. La donna comincia ad unire i puntini (seguendo una logica che esiste solo nella sua mente), e conclude che non è rientrato perché la tradisce con un altra. Infatti, se la persona è insicura e gelosa, ha la tendenza ad interpretare ogni situazione come un segno di infedeltà e raggiunge quindi la conclusione, ma che lei considera sicura al 100%. In questo modo, si costruisce un dramma partendo da un equivoco. Noi facciamo ipotesi su come gli altri pensano, sentono e agiscono. E il peggio è che reagiamo sempre emotivamente a queste ipotesi perché pensiamo che siano la verità. Sappiamo che il nostro cervello non discrimina molto tra la realtà oggettiva e ciò che si pensa essere vero. Vale a dire, tornando all’esempio precedente, il cervello di questa donna non si preoccupa di stabilire se il marito la tradisce davvero o no, è convinta che sia così e reagisce con rabbia e tristezza.
L’essere umano ha la tendenza a dare più importanza alle notizie cattive, ed è sempre predisposto a pensare sempre il peggio degli altri.
In generale, tentiamo a supporre che molte delle cose che accadono abbiano a che fare con noi in prima persona (anche se la verità è che la maggior parte delle volte nulla non c’entriamo), che gli altri sappiano ciò che vogliamo o desideriamo, oppure che tutti reagiranno come noi. Nessuna di queste supposizioni è produttiva, e agire basandoci su di esse può arrivare ad essere devastante per tutte le persone coinvolte, inclusi noi stessi.
Il tuo peggior nemico non può fare più danni dei tuoi pensieri. Le ipotesi diventano un compagno fedele durante il cammino della nostra vita. Il nostro cervello odia l’incertezza e il caos, e come se si trattasse di una segretaria efficiente, ama programmare, organizzare, classificare, trarre delle conclusioni. Insomma, intenta dare sempre un senso al mondo che ci circonda e alle cose che ci accadono.
Il problema nasce quando le cose non hanno senso, quando ci sentiamo insicuri e diffidenti. In questi casi cerchiamo di individuare dei segnali ambientali che ci aiutino a elaborare una spiegazione. Tuttavia, non siamo in grado di valutare obiettivamente tutti questi segnali, ma abbiamo scelto quei pezzi della realtà che ci aiutano a dare un senso all’una o all’altra ipotesi. Appena giunti ad una conclusione che ci soddisfa (e sottolineo soddisfa perché questa ipotesi dovrebbe adattarsi perfettamente al sistema di credenze che abbiamo costruito così che nel nostro cervello che ama l’organizzazione non si produca del caos) la assumiamo come valida.
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