Kenya: non solo Garissa
Il Kenya sale nella nostra WWList a causa di una forte islamizzazione di certe aree del paese e di conseguenti tensioni derivanti da frange radicali. L’attentato di Garissa di aprile è solo il più eclatante, ma si susseguono da tempo aggressioni, minacce e discriminazioni a danno dei cristiani locali.
Il pastore Abramo ci accoglie sorridente: “Siamo felici di ricevervi. Grazie per essere venuti da molto lontano per incoraggiarci“. La sua comunità è una delle tante che la nostra missione aiuta in Kenya, paese profondamente cristiano, ma che in alcune regioni sta vivendo fortissime tensioni per un’islamizzazione crescente e l’arrivo di frange estremiste che seminano il terrore. In Italia si parlò molto della strage dell’università di Garissa, dove ad aprile di quest’anno i terroristi islamici di Al-Shabaab fecero irruzione separando gli studenti cristiani dai musulmani e assassinando brutalmente 143 di loro (più alcune guardie e decine di feriti). Quell’università deve ancora riaprire, il trauma di quell’evento ha avuto profonde ripercussioni nelle famiglie delle vittime, nei sopravvissuti, nello staff dell’università e nell’intera comunità cristiana di Garissa. Confidano e lavorano affinché a breve possa riaprire.
Il pastore Abramo guida una chiesa di almeno 100 membri in un’area fortemente islamizzata e dove la tensione è palpabile: “Non molto tempo fa, ci stavamo riposando dopo una riunione di preghiera tenutasi nel nostro locale quando fecero irruzione 2 uomini armati, gridando Allah è grande. Era notte e ci sorpresero, mi alzai di scatto, sentii le esplosioni e una forte spinta e fitta al petto: caddi tra le sedie rovinosamente e capii che mi avevano sparato“, racconta il pastore. In quell’attentato avvenuto ben prima di quello dell’università di Garissa, persero la vita due membri di chiesa presenti, mentre la pallottola che colpì al petto il pastore passò a un paio di centimetri dal cuore per uscire da dietro la spalla. “Quando riaprii gli occhi, non c’erano più. Pensavo di essere morto, ma il dolore mi ricordò immediatamente che ero vivo. Mi guardai attorno e vidi la confusione e i corpi dei miei fratelli a terra. Poi arrivarono gli aiuti“.
Garissa non è un caso isolato, è solo uno dei più eclatanti di queste zone del Kenya. Si registra infatti un aumento di aggressioni, minacce, discriminazioni a danno delle comunità cristiane in particolare in aree come quelle al confine con la Somalia. Di fatto il pastore Abramo e i leader delle altre chiese della zona, da temponon possono tenere incontri serali (di preghiera, di studio o altro) per ordine delle autorità. Iniziano a sperimentarsi ostacoli nell’apertura di nuove chiese in alcune specifiche aree fortemente islamizzate, per via del fatto che le autorità preferiscono “non alimentare tensioni”: ebbene una chiesa in queste aree evidentemente è considerata fonte di tensioni. E’ per questa ragione che il Kenya sta guadagnando posizioni nella nostra WWList.
Lascia un commento