L’AUTOAFFERMAZIONE
La pretesa di autonomia assoluta è una dolorosa illusione che sta alla radice dei malesseri e delle frustrazioni della vita. “Quelli che vivono secondo la carne pensano alle cose della carne” L’uomo che crede di bastare a sé stesso diventa schiavo dei propri impulsi. La libertà che si pensa padrona di sé si rende presto schiava dell’egoismo sfrenato.
La libertà autonoma inevitabilmente crea divisioni e discriminazioni.
Tutti i nostri voti e le nostre decisioni nei riguardi di Cristo sfoceranno inevitabilmente in un rinnegamento, perché non abbiamo la forza di tradurli in pratica. Solo quando dentro di noi tutto è crollato – non nella nostra immaginazione, ma nella realtà – solo allora siamo in grado di ricevere la Sua potenza. Il concetto è quella di una inondazione, di qualche cosa che penetra dappertutto. Ora vi è un solo principio guida nella nostra vita, Gesù Cristo.
In che cosa è riposta la mia fiducia? In me stesso? O sono andato oltre alla mia fiducia in me, in uomini e donne di Dio, in libri, in preghiere e visioni, ed ora, finalmente confido in Dio invece che nelle Sue benedizioni? Il cristiano pone il fondamento della sua vita su Dio. La tendenza al peccato è la tendenza all’autoaffermazione – io sono il dio di me stesso. Essa è la pretesa di essere io l’unico ad avere dei diritti su me stesso.
Il cristiano spezza con le sue stesse mani la propria indipendenza e si arrende riconoscendo la supremazia incondizionata di Gesù. È un atto che nessuno può fare per me, devo farlo io, da solo. Gesù può pormi dinanzi a questa strettoia trecentosessantacinque volte all’anno. È un passo che comporta la distruzione della mia indipendenza, e cioè la rottura dell’involucro che mi tiene staccato da Dio come individuo; allora la mia personalità può liberarsi e unirsi a Lui.
Questo passo tratta l’abbandono di ogni diritto su me stesso, sulla mia naturale indipendenza ed autoaffermazione, che è il campo in cui devo combattere la mia battaglia. Le cose nobili e giuste e buone dal punto di vista umano sono proprio quelle che ci allontanano da ciò che è il meglio per Dio. Il combattimento che dobbiamo sostenere è contro ciò che giudichiamo buono. È il buono che odia il meglio, e più ci si eleva sul piano delle virtù naturali più forte è la loro opposizione a Gesù.
Io posso essere così ricco di consapevolezza di essere povero, così ricco di coscienza di essere nessuno, da non poter diventare un discepolo di Gesù Cristo; come posso essere così ricco di consapevolezza di essere qualcuno, da non poter nemmeno in questo caso diventare un discepolo. Sono pronto a privarmi anche della consapevolezza di essere privo di tutto? È a questo punto che lo scoraggiamento ci crolla addosso.
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