RIFIUTARE LA VERA PUREZZA E LA SANTITÀ

La purezza è contemplare Dio continuamente; così facendo, il nostro cuore diventerà puro e sereno. Nel momento in cui otterremo questo stato, Dio diventerà sicuramente manifesto in noi in modo percepibile.
La purezza si ottiene con l’ascolto di Dio con la conoscenza di Dio, con l’atteggiamento di riverenza, con l’adorazione, con l’abbandono di sé stessi a Lui.
Il termine purezza è legato all’essere messi alla prova, raffinati con il fuoco. Tendiamo a pensare alla purezza come a qualcosa di fresco, intatto. Il termine, invece, parla di qualcosa di attempato e provato, raffinato, d’esperienza e purgato dalle scorie mediante il fuoco.
Non possiamo essere risparmiati dalla prova con il fuoco del conflitto e delle avversità. È il mezzo che Dio usa per raffinare l’uomo.
Il cuore è puro quando in esso splende chiara la luce della giustizia, della sapienza, della saggezza.
Noi oggi non vogliamo tanto Cristo, ma quello che Lui può fare per noi. Ci interessa poco che Cristo sia formato in noi. Vogliamo una via d’uscita alle nostre pene e sofferenze. Vogliamo che i nostri guai spariscano. E siamo così impegnati nella nostra fuga dal dolore, che perdiamo il vero significato della Croce. Rifiutiamo croci e perdite – nessun Getsemani per noi. Nessuna notte d’agonia. Noi vogliamo il potere di guarigione. Vogliamo le Sue promesse di prosperità. Vogliamo la Sua protezione. Vogliamo di più di questi beni terreni. Ma noi non vogliamo veramente Lui da solo. Non ci importa di vederLo camminare sulle onde, ma vedere cosa si intravede alle Sue spalle, cioè la terra in vista, il successo, la mèta. Non ci importa dell’ammaestramento di Dio in questo istante, ma cosa viene dopo; a noi interessa di più cosa c’è nel futuro e non il presente. Ci preoccupiamo delle conseguenze della nostra ubbidienza, verificando se è a nostro vantaggio o a nostro svantaggio.
Quanti di noi continuerebbero a camminare alla Sua presenza, a seguirLo se Egli non offrisse nient’altro che Sè stesso? Nessuna guarigione. Niente prosperità. Nessuna benedizione. Nessun segno o prodigio o miracolo. Che cosa sarebbe se invece di una vita limpida senza problemi, affrontassimo il naufragio, paure dentro e battaglie fuori? Che cosa sarebbe se invece di una vita facile e senza dolori, soffrissimo lo scherno crudele, lapidazioni, spargimento di sangue – fossimo fatti a pezzi? Che cosa sarebbe se invece delle nostre belle case e macchine, dovessimo vagare nel deserto coperti di pelli di capra e nasconderti nelle spelonche o nelle caverne? Che cosa sarebbe – se anziché della prosperità avessimo povertà?
Una fede vera non dovrebbe forse rimanere in piedi anche senza alcuna “siepe”? Non dovrebbe essere in tal senso una fede per nulla?
E la risposta è che sì, è possibile la fede per nulla; che anzi solo quando essa è per nulla si tratta di fede vera. La vera fede è quella che rimane ferma anche quando all’uomo è tolto tutto, patrimonio, affetti, e soprattutto salute. Il libro di Giobbe intende rispondere alla domanda: è possibile la fede anche a fronte della sofferenza? E più radicalmente, è possibile la fede? Soltanto una fede che resti ferma a fronte della sofferenza infatti appare come una fede vera. Questo è dunque il sorprendente potere della sofferenza: far apparire incerto ciò che invece sembrava certo e affidabile. Il dolore parla, addirittura insegna. Per alcuni sarebbe troppo dire che Dio fa soffrire l’uomo per educarlo; e tuttavia anche attraverso la sofferenza l’uomo apprende. Infatti, una proprietà particolare del dolore è il suo potere di promuovere l’apprendimento.
Chi è l’uomo o la donna di Dio che ha potenza? È quello che può guarire gli ammalati e risuscitare i morti? È quello che sa meglio parlare in lingue e profetare? È quello che attira la maggior parte della gente e costruisce le chiese più grandi? No. Quello che ha potenza è quello che ha purezza.
Se rifiutate il fuoco purificatore, se disprezzate la correzione, vi svierete dal cammino della santità.
Il fuoco necessariamente dovrà sciogliere pezzi di ogni falsità su cui facciamo affidamento. I nostri piani si frantumeranno.
Ma questo discorso è odiato da molti perché abbracciano il messaggio della prosperità e rigettano la correzione e la chiamata al pentimento ed alla santità. È per il loro stile di vita. La predicazione della prosperità si adatta bene alle loro esistenze piene di successo. Corrono da quegli insegnanti perché voglio sentirsi bene, nel loro mondo di materialismo. A nulla vogliono rinunziare, non vogliono sacrificarsi, non vogliono sentir parlare di croci e rinunce. Sono presi dal comprare, acquisire, godere, arrampicarsi.
Sì, con la bocca fanno mostra di molto amore, ma il loro cuore va dietro alla cupidigia.
Continuano a seguire i desideri del loro cuore. In questo modo rifiutano di permettere a Dio di toccare il loro uomo interiore per la corruzione che si infiltra nelle loro vite.
A certe condizioni rigettano completamente la chiamata al pentimento.
“Poiché così aveva detto il Signore, Dio, il Santo d’Israele: Nel tornare a me e nello stare sereni sarà la vostra salvezza; nella calma e nella fiducia sarà la vostra forza; ma voi non avete voluto! Avete detto: No!” (Isaia 30:15-16).
Ditelo ai ministeri televisivi multimiliardari. Ditelo ai pastori sempre affaccendati e di successo. Ditelo alle folle che vanno pazze per il denaro. Dite che la vera vita sta nel pentimento e nella santità. Non esiste salvezza se non c’è santità. Neppure hanno il tempo di prendere in considerazione la domanda, figuriamoci se possono dare una risposta. Rigetteranno il messaggio del pentimento; rigetteranno l’idea della semplice e quieta fiducia; sono troppo occupati a cavalcare veloci cavalli, a correre a caccia dei loro sogni.
Ma arriverà un improvviso crollo, che colpirà quegli individui che rifiutano il messaggio del pentimento. “Perciò così dice il Santo d’Israele: Poiché voi disprezzate questa parola e confidate nell’oppressione e nelle vie oblique, e ne fate il vostro appoggio, questa iniquità sarà per voi come una breccia che minaccia rovina, che sporge in un alto muro, il cui crollo avviene a un tratto, in un istante, e che si spezza come si spezza un vaso del vasaio che uno frantuma senza pietà, e tra i rottami del quale non si trova frammento che serva a prendere fuoco dal focolare o ad attingere acqua dalla cisterna” (Isaia 30:12-14).
Costruiscono, comprano, vendono; coltivano i loro sogni, come se tutto questo non dovesse finire mai. Ma arriverà il giorno in cui sta per giungere un crollo clamoroso, violento, distruttivo, improvviso.
Il regno dell’egocentrismo, dell’orgoglio e dell’ambizione sta per crollare. I loro sogni e le loro illusioni saranno spazzati via.
Questo è parte dell’opera di Dio.

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